Il contributo dei Focolari al dialogo interreligioso

La presidente del Movimento, Maria Voce, ha partecipato, in Giordania, ad un incontro con un qualificato gruppo di rappresentanti istituzionali per offrire il contributo che i Focolari portano nel dialogo interreligioso e, in particolare, nei rapporti con l'Islam
Emmaus in Giordania dialogo interreligioso

Il Royal Institute for Inter-Faith Studies (RIIFS), fondato ad Amman nel 1994 sotto l’alto patronato di sua altezza, il principe El Hassan bin Talal, offre a livello accademico, con conferenze e pubblicazioni, un contributo per eliminare le tensioni fra le religioni e le culture, promuovendo la pace. Il RIIFS, infatti, mira a promuovere valori etici ed umani comuni, nello sforzo di eliminare stereotipi fuorvianti riguardo all’‘altro’. Per l’humus culturale e geopolitico nel quale nasce e per l’attuale criticità del problema, il focus principale del RIIFS è stato e rimane lo studio dei rapporti fra Islam e Cristianesimo, soprattutto nel contesto arabo.

Negli ultimi due anni l’Istituto si è, inoltre, impegnato in quello che è stato definito il progetto di ‘Promozione del Messaggio di Amman’. Si tratta di un discorso, pronunciato dallo Sheikh Izz-Eddine Al-Khatib Al-Tamimi, consigliere di sua maestà il re Abdullah II per gli arabi islamici, presidente della Corte suprema del regno hashemita di Giordania, alla presenza di sua maestà il re Abdullah presso la moschea degli hashemiti, in occasione delle celebrazioni di Laylet Al Qader (La notte del destino), il 9 novembre 2004, che ha voluto essere una dichiarazione di impegno al dialogo da parte del mondo musulmano giordano ed un incoraggiamento a lavorare per esso sulle basi dialogiche del Corano.

È in questo contesto che il prof. Amer Al Hafi, direttore associato e responsabile del Comitato di ricerca del RIIFS, ha invitato la presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, in questi giorni in Giordania, a rivolgersi ad un qualificato gruppo di rappresentanti istituzionali per offrire il contributo che il Movimento dei Focolari porta nell’ambito del dialogo interreligioso, con una particolare attenzione ai rapporti con l’Islam.

L’incontro si è tenuto presso la Arabdi Thought Forum (Foro del Pensiero Arabo) alla presenza di una settantina di invitati, fra cui due ex-ministri e personalità di rilievo nell’ambito culturale. Il dr. Kamel Abu Jamer, già Ministro degli Esteri del regno di Giordania, ha aperto la serata presentando Maria Voce come un’amica «del nostro Paese, l’unica nazione della regione dove tutte le religioni sono libere di essere praticate, in osservanza del vero spirito dell’Islam che è uno spirito di pace. Ogni religione deve riconosce l’altro».

L’intervento di Maria Voce si è incentrato sull’esperienza di dialogo nata grazie alla figura carismatica di Chiara Lubich, sottolineando, tuttavia, come il mondo attuale di fronte alle sfide che si trova ad affrontare abbia già in sé dei tentativi di dialogo di grande rilievo e fra questi, ha riconosciuto la presidente, la Giordania offre un esempio significativo. È un «Paese dove musulmani e cristiani vivono da centinaia di anni fianco a fianco, offrendo una grande testimonianza di buona coesistenza. Esprimo quindi la mia stima per la famiglia Hashemita che ha saputo sostenerla e svilupparla con saggezza e lungimiranza lungo gli anni». Maria Voce ha manifestato anche grande apprezzamento per «le innumerevoli iniziative promosse da sua altezza il re Abdullah II Ibn Al-Hussein per rinforzare la coesistenza, tra cui il messaggio di Amman del 2004, la “Kalimat Sawa” (parola comune tra noi) del 2007 e la sua importante iniziativa internazionale del 2010, accolta dall'Onu, di indire ogni anno una settimana dedicata alla concordia tra le persone di differenti fedi».

Tracciando, poi, lo sviluppo del contributo dei Focolari al dialogo, dopo aver sottolineato l’amore come sua tipica metodologia che si realizza attraverso quella che Chiara Lubich aveva definito l’arte di amare, ha toccato le esperienze più significative di dialogo islamo-cristiano, di cui i Focolari sono stati testimoni in questi decenni. Si è fatto riferimento al rapporto nato in Europa con molti musulmani arrivati in questo continente per via di flussi migratori, l’esperienza di Tlemcen in Algeria, quella negli Usa con i seguaci dell’imam W.D. Mohammad ed altre nel contesto del Vicino Oriente.

Proprio in questi Paesi il dialogo assume un valore particolare. Infatti, «anche se cristiani e musulmani vivono insieme da molti secoli, spesso il dialogo interreligioso richiede il vincere incomprensioni del passato per riscoprirsi fratelli. Per questo siamo impegnati anche noi con iniziative diverse per riacquistare con forza questa mentalità. … il lavorare insieme sulla base dell'amore e della misericordia porta numerosi frutti. Si sperimenta spesso in questa famiglia che il cristiano diventa un cristiano migliore, che il musulmano diventa un musulmano migliore, e che la società, frutto di questa collaborazione, diventa anche essa migliore».

Sono seguiti alcuni commenti autorevoli di personalità presenti. «Ringrazio per questo discorso da cuore a cuore– ha commentato il dr As Sadeq AlFapiq, segretario generale del Forum del pensiero arabo ed ex consigliere del presidente del Sudan.- Noi abbiamo perso il coraggio, ma questo movimento è nato in un momento di scoraggiamento come la guerra. Nei momenti tragici nasce sempre una nuova speranza. Il dialogo è uno stato dell’uomo … deve arrivare alle radici, che ci fanno scoprire insieme che abbiamo molto in comune».

Il già ministro degli Affari religiosi, dr. Abd Alsalam Alabbadi, ha affermato: «Abbiamo gioito di questo discorso. Il punto è come possiamo mettere in pratica quanto Maria Voce ha detto, soprattutto in certe situazioni. Il Corano insiste sulla giustizia. A parte l’amore è necessario anche fare programmi per la giustizia e per assicurare i diritti umani. Qui noi sentiamo che l’occidente non si è sempre comportato con giustizia con noi».

«Il sacrificio è un metodo di amare che può unire la gente – è stata la riflessione del prof. Amer Al Hafi, vice direttore associato del RIIFS –  e la vostra presenza qui ci fa sentire che Cristo è ancora vivo e che manda segni di persone che amano».

«Quello che abbiamo ascoltato stasera è un fatto vissuto e concreto – ha aggiunto il dr. Azmy Shaheen, che dirige uno dei progetti iniziati sotto l’egida del principe Hassan. Il cambiamento comincia da se stessi. Entriamo nelle chiese e nelle moschee e sentiamo molte cose sull’amore, ma fuori dalle chiese e dalle moschee tutto evapora. Il punto è come trasformare questo in modelli concreti di pace ed essere missionari di vita e non solo di parole».

Nel corso della discussione, sono state comunicate anche alcune esperienze di dialogo e collaborazione già vissute e l'appello del Movimento politico per l'unità a favore della pace in Siria e nel Medio Oriente. Non sono mancati commenti anche sul momento che l’Islam sta attraversando con tutte le sue criticità a volte drammatiche e sul ruolo dell’occidente, percepito qui in modo tutt’altro che positivo. Proprio a questi si è rivolta Maria Voce alla conclusione della serata, ringraziando per la sincerità delle analisi fatte che hanno messo sul tappeto anche problemi e sofferenze. «Sono occidentale – ha detto – e vengo dall’Occidente e potessi fare qualcosa per riparare a quanto di ingiusto è stato fatto da quella parte di mondo verso i vostri Paesi lo farei davvero con tutto il cuore».

Il dr. Kamel Abu Jamerha proposto alla presidente dei Focolari di essere amica della Giordania e tornare nel Paese. «Non so se sarà possibile. Ma lascio qui i miei fratelli e sorelle dei Focolari”, ha risposto Maria Voce.

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