Il bisogno di un supplemento d’anima

Dieci anni dopo il crollo delle Torri Gemelle, l’umanità è più umana? Sono servite le guerre e i conflitti? Forse il mondo si è avvicinato alla fraternità universale
Torri gemelle

Ricordo come fosse ieri. Ancora scossi dalle immagini delle due torri che crollavano come castelli di carta in una immensa nuvola di polvere, in redazione giunsero le risposte di Chiara Lubich ad alcune domande che le avevamo posto col direttore Guglielmo Boselli, che di lì a poco ci avrebbe lasciato. Tali risposte ci sorpresero non poco: Chiara affermava infatti che la fraternità universale avrebbe fatto passi in avanti dopo il terribile attentato del World Trade Center: «Anche in questa tragedia – scriveva –, paradossalmente, vedo un mondo che va verso il bene, verso l’unità».

Certo, Chiara Lubich era stata scossa dall’avvenimento: «Quando ho visto incredibilmente quelle torri crollare – scriveva ancora –, di fronte a questa immane tragedia, allo shock di una superpotenza che si scopre di colpo vulnerabile (…), di fronte alla paura dello scoppio di una guerra dagli esiti imprevedibili, m’è parso di rivivere a Trento, sotto i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Tutto crollava e forte era la domanda se c’era qualcosa che nessuna bomba potesse distruggere. La risposta era stata: sì c’è. È Dio. Dio che scoprivamo amore (…). E mi sono chiesta: non sarà che proprio ora, all’inizio di questo XXI secolo, Dio voglia ripetere questa grande lezione e darci di rimettere lui al primo posto della nostra vita (…)? E questo mi dice speranza e futuro. Per cui quello che per tutti sembra un passo indietro, per me ha assunto un significato diverso».

 

E due settimane più tardi, incontrando gli amici e i collaboratori di Città Nuova, volle insistere su quest’argomento, indicando due orizzonti alla nostra équipe: la fraternità universale in campo civile e la spiritualità di comunione in campo religioso-spirituale.

 

Fu profetica Chiara Lubich? Ad uno sguardo superficiale della storia umana di questi ultimi dieci anni, sembrerebbe di dover rispondere negativamente. Basterebbe guardare alle guerre d’Iraq e d’Afghanistan, alla situazione in Israele e nei Territori palestinesi, agli attentati in Indonesia, a Londra e Madrid, a Bali… Non si può nemmeno condividere l’opinione espressa alla vigilia del decennale da Obama, che «ora gli Stati Uniti sono più forti». E guardando alla crisi economica mondiale, soprattutto occidentale, numerosi osservatori individuano proprio nella lotta al terrorismo una delle cause dell’insorgere di tante difficoltà finanziarie globali.

 

Ci sono però indiscutibili segni di speranza: guardiamo alle pur ambigue “rivoluzioni” nel mondo arabo e nordafricano, all’anelito di libertà presente in tanti giovani di quei Paesi; pensiamo alla condivisione planetaria di drammi e successi dovuti alla rivoluzione digitale; sottolineiamo il fatto come i grandi sommovimenti politici, economici e sociali ormai abbiano una valenza assolutamente mondializzata; guardiamo agli sforzi delle istituzioni internazionali, spesso goffi è vero, per risolvere i grandi temi dell’umanità; guardiamo alla grande ondata di fratellanza avviata dallo “spirito di Assisi”, promosso profeticamente da Giovanni Paolo II nel 1986 e rilanciato dalla riunione del gennaio 2002, in seguito proprio al crollo delle Torri Gemelle. E potremmo continuare…

 

E allora le parole di Chiara Lubich all’indomani dell’attentato terroristico più grande della storia moderna appariranno ancora ardite, evangelicamente provocatorie, certamente controcorrente rispetto alle opinioni più diffuse. Ma quelle parole appariranno anche lungimiranti, parranno pescare nel pozzo della Storia le loro ragioni, sembreranno assolutamente ispirate. La fraternità universale avanza, ne siamo convinti; perché siamo sempre più legati gli uni agli altri. La fraternità trova le sue vie nello stato di necessità: dobbiamo farla crescere, perché altrimenti l’implosione del globo arriverebbe. Siamo sempre più interdipendenti e perciò le convulse vicende della storia ci spingono a lavorare per dare un’anima alla storia, un supplemento d’anima, all’Europa, al rapporto con il mondo musulmano, ai rapporti tra Oriente ed Occidente, all’opera per la giustizia. Certi, come scriveva Chiara Lubich, che qualcuno è già all’opera.

 

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