I volti di Sant’Anastasia

Voci e volti di chi prega nell’antica chiesa romana
S. Anastasia

È interessante notare i volti ed è bello ascoltare le voci di Sant’Anastasia. Non c’è mai niente di scontato in loro e, paradossalmente, non c’è nessuno che emani profumo di sagrestia.

 

In questa chiesa “si sta”, semplicemente, in colloquio perenne con un Amico. Entra l’uomo in giacca e cravatta con la ventiquattr’ore al seguito. Poi il giovane tutto alla moda e sicuro di sé, o il tipico nerd che cerca il rapporto con Qualcuno. E poi suore, madri di famiglia,donne in carriera, operai in tuta da lavoro e sportivi in scarpe da ginnastica. Il popolo che viene a pregare in questa chiesa è variegato e creativo.

 

C’è Giulia che racconta:«Più mi accorgo che Gesù fa parte della mia vita, e più sento che posso recuperare un rapporto con Lui che ogni giorno diventa più forte. Questo mi fa felice perché poi, appena esco da qui, riesco ad avere uno sguardo sugli altri più vero, attento alle necessità. È una pienezza di vita che si trasmette anche in famiglia, con gli amici, ma soprattutto con i più bisognosi».

 

Alberto è giovane, timido e deciso: «È una chiamata, a volte irresistibile, a volte un po’ meno perché le tentazioni non mancano. Eppure ogni volta che sono venuto ne sono uscito contento, e magari con qualche idea in più. Non mi sono mai pentito».

 

Conclude suor Maria Immacolata: «Qui viviamo la traduzione concreta delle beatitudini. Stare insieme a pregare ha un senso diverso rispetto alla solitudine. Stare qui con il “popolo” illumina la mente su quelli che devono essere i nostri comportamenti di tutti i giorni. In più dà una grande gioia vedere che, a differenza di chi quanto si dice in giro, c’è una sensibilità religiosa diffusa, che accomuna le persone più diverse. Non è vero che la religione non attrae, va solo testimoniata per ciò che realmente è».

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