I giovani aprono un cantiere di legalità

Al degrado politico della Lombardia i giovani dei Focolari rispondono con l'impegno. «Formarci sui meccanismi dell'illegalità attraverso testimoni, progetti e storie per agire sul nostro territorio»
Giovani

Non mancano segnali di speranza dalla Lombardia politicamente segnata dai tanti, troppi scandali che hanno coinvolto uomini del governo della Regione. Il desiderio di riscatto, di lasciare alle spalle un’esperienza che da troppi anni segna questo territorio appassiona i giovani. Un buon gruppo, con ragazzi provenienti dai quattro angoli della Lombardia, si è dato appuntamento per domandarsi cosa fare, come reagire contro questo vergognoso degrado che sta coinvolgendo le persone a cui avevano dato fiducia ed eletto per rappresentarli nel governo della cosa pubblica.

Sotto un titolo intrigante, “Cantiere legalità”, hanno iniziato a lavorare sabato pomeriggio dando vita a una serie di ricchi confronti incrociati. A Giovanni, uno dei partecipanti, abbiamo fatto qualche domanda.

Cantiere legalità, finalmente. Ma cosa significa secondo voi "legalità"?
«La legalità è aver presente costantemente la persona, tutte le persone, e cercare di farle stare bene (del resto, chi sbaglia è uno come noi), oltre che di perseguire il loro bene (altrimenti, che senso ha parlarne?). La legge però come si relaziona con ciò che è giusto? Guardiamo anche l’aspetto filosofico-giuridico del tema, soprattutto guardando quei momenti in cui il dilemma emerge concretamente. Insomma, parliamo di regole o del bene?».

Cercate quindi momenti di confronto dove scambiarvi dubbi e opinioni su cosa sia giusto o meno. Ma rispetto a cosa?
«Intorno a noi, è l’attualità a mettere in gioco tanti fenomeni, tra loro diversi, che coinvolgono la dimensione della legalità. Spesso però questi fenomeni non li conosciamo, non sappiamo cosa succeda veramente, quindi sentiamo il bisogno di esperienze che permettano di conoscere le realtà intorno a noi, con i loro problemi e le alternative di chi prova a non arrendersi. Vorremmo anche cercare di creare e crearci, un’opinione rispetto a ciò che si fa ogni giorno, raccogliendo le scelte che facciamo quotidianamente e confrontarle rispetto a ciò che è giusto».

Insomma, volete ragionare di legalità, sperando di cambiare qualcosa?
«Il disinteresse dilagante rispetto al tema è un elemento che peggiora la situazione; ma come fare a parlare di legalità, quando è lo stesso Stato ad essere corrotto, mafioso? Eppure, l’alternativa può esserci. Possiamo pensare e costruire insieme un’alternativa ai comportamenti dominanti, collaborando con quei soggetti che già se ne occupano a realizzare insieme uno “spazio legale”; ma anche cercare un aspetto, concreto, rispetto al quale capire cosa possiamo fare noi da vicino. Formarci dunque può voler dire sapere quali siano, intorno a noi, i meccanismi contrari alla legalità; confrontarci sulle nostre scelte concrete di ogni giorni; ascoltare le esperienze di chi si batte per la legalità, portando avanti progetti diversi già avviati da qualche tempo».

Quale è la vostra proposta?
«La proposta è quindi di cercare momenti grazie ai quali poter conoscere e interrogarci, anche grazie alla guida di chi, più esperto, già si muove all’interno dell’uno o dell’altro ambito; in particolare, ci interessa l’ambito all’intersezione tra mafia, politica, corruzione, democrazia e la realtà degli stranieri, guardata con le lenti della legalità. Gli spunti possono essere diversi: professori, associazioni, film. Se ci fosse l’occasione, sarebbe bello intrecciare questo cammino con occasioni pratiche di intervento, ancora tutte da pensare almeno, in relazione alla legalità».

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