Gli assassini di Saronno e l’omertà di chi sapeva

Leonardo, medico anestesista, e Laura, infermiera, secondo gli investigatori avrebbero ucciso malati e parenti sgraditi per esprimere il proprio senso di onnipotenza ed eliminare chi voleva ostacolare il loro amore malato. Nel reparto c'era chi conosceva il "Protocollo Cazzaniga" e, purtroppo, ha taciuto, ma c'è anche chi ha denunciato, consentendo alle forze dell'ordine di scoprire gli omicidi commessi
Un medico con la siringa

Apprendo la notizia del medico anestesista e dell'infermiera di Saronno che si divertivano ad uccidere pazienti e parenti sgraditi da un quotidiano: sono in ospedale nel reparto di oncologia dove Anna, un’amica, sta lottando per venir fuori da una brutta malattia. Ce la sta mettendo tutta e con lei ci sono medici e infermieri a tifare, perché prevalga la vita. Prima ero stato da Marco, quindici anni, emorragia cerebrale: stava andando a prendere lo scuolabus quando, improvvisamente, è caduto a terra in coma.

 

L’amore dei medici l’ha strappato al peggio. Ora già muove gli arti inferiori e superiori della parte destra, ha ripreso a parlare e manifesta una scatenata voglia di vivere. Ma chi non ha voglia di vivere alla sua età? E chi non desidera vedere attorno la vita di tutte le età, di tutte le razze? La bellezza di un uomo, il sorriso, la gioia che sprigiona per vivere da protagonista questa pagina di storia. Ma la notizia su quel quotidiano è ripugnante: «Io ogni tanto ho questa voglia di… uccidere qualcuno», dice intercettata Laura, l’infermiera, e Leonardo, l’anestesista era pronto ad esaudire ogni sua richiesta.

 

Raccapricciante, diabolica la trama che i media hanno stilato per descrivere quanto accadeva nell’Ospedale di Saronno. E Leonardo ha esaudito il desiderio di Laura. Così è toccato ad Angelo, 69 anni, malato di tumore, mandato in  cielo con una dose di farmaco cinque volte superiore al normale, a Giuseppe, 71 anni, con il morbo di Parkinson, a cui è stata somministrata una dose di morfina dieci volte oltre il consentito. A Luigia, 77 anni, malata di tumore, e ad Antonino, 93 anni, ricoverato al pronto soccorso con un femore rotto e uscito cadavere.

 

Laura era sposata, ma aveva perso la testa per Leonardo, ovvio quindi far fuori  il marito, ma anche la madre di Leonardo. Leggo e rileggo il racconto delle intercettazioni, come non provare un forte senso di ripugnanza. Come posso raccontare che ogni vita è dono, gratuità? Resto senza pensieri, e poi mi prende un forte senso di ribellione, di disgusto. Pazzi, sono pazzi entrambi quando leggo che l’anestesista  si faceva chiamare «dio» o «l’angelo della morte», che lo ripeteva spesso, anche davanti agli ammalati: «Con questo paziente dispiego le mie ali di angelo della morte».

 

E poi l’operatrice socio-sanitaria che racconta ai carabinieri di Saronno di averlo sentito più volte pronunciare la frase «io sono dio» e che ai pazienti più gravi, spesso malati terminali, applicava il «protocollo Cazzaniga: un cocktail di farmaci per indurre la morte». Ma non finisce qui: ci sono almeno altri dieci casi di morte sospetta per i quali sono indagati. Si sapeva, scrivono le cronache, che quei decessi non erano normali, tanto che era arrivata una segnalazione alle forze dell’ordine.

 

Le indagini dei militari riguardano almeno quattro casi di morti sospette in corsia. L’anestesista, arrestato, è accusato dell’omicidio di 4 anziani pazienti fra il 2012 e il 2013 all’ospedale di Saronno dove lavorava e, successivamente, di aver ammazzato con un’infermiera dello stesso reparto, pure arrestata, il marito di lei, morto non in ospedale. Per entrambi l’accusa è di omicidio volontario. Certificati di morte e promesse di omicidio, diagnosi taroccate, cremazioni ad hoc, vendette e rancori, ma anche persone non gradite ai due. Quello descritto è forse l’inizio di un racconto allucinante al quale si spera venga fatta chiarezza il più presto possibile.

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