Cacciabombardieri? No, grazie

Il Comune di Milano si unisce agli altri 55 enti locali che chiedono al governo di non spendere 13 miliardi per comprare 90 F35. Meglio, dice il sindaco Pisapia, costruire dieci centri di eccellenza per disabili
Cacciabombardieri Jsf 35

Con i soldi necessari per un solo cacciabombardiere potremmo costruire dieci centri di eccellenza per disabili. È questa in sintesi la presa di posizione del Comune di Milano riguardo all’acquisto degli F35 che tanto stanno facendo discutere l’opinione pubblica, un acquisto che, a quanto pare, tanto piace alla Difesa Italiana.
 
La decisione di spendere 140 milioni di euro per ogni F35, e l’Italia ne vuole acquistare 90, sembra assurda, di qui la scelta del Comune di Milano di unirsi ad altri 55 enti locali nel sostenere la campagna “Taglia le ali alle armi!”.
 
Quello che non va giù all’amministrazione Pisapia, come del resto a tutti i cittadini di buon senso, è che in tempo di crisi, il Governo Monti abbia confermato l’acquisto degli aerei da guerra americani. Il costo complessivo dell’operazione, decisa dal Governo Berlusconi nel 2007, sarà di 13 miliardi di euro, 732 milioni di euro all’anno: 4 volte l’ammontare per il 2011 del Fondo nazionale per le politiche sociali destinato alle Regioni.
 
E ai costi di produzione, andranno poi sommati quelli di mantenimento: si stimano 23.557 dollari per ora di volo. Così il sindaco di Milano Giuliano Pisapia non ha esitato: prese carta e penna ha indirizzato al ministro della Difesa Di Paola, una lettera in cui scrive: «In un periodo di crisi è uno spreco spendere una somma del genere per acquistare i nuovi super-caccia F35, peraltro inutili e in contrasto con l'articolo 11 della Costituzione, secondo il quale l'Italia ripudia la guerra». Una spesa, quella per gli aerei da guerra, che è stata giudicata da Pisapia «assolutamente sbagliata, fuorviante e addirittura disdicevole».
 
L'appello era già stato oggetto di una mozione in consiglio comunale, approvata lo scorso 16 aprile, che avanzava al sindaco la richiesta di impegnarsi sul tema, affinché si ripartissero le risorse tra gli enti locali per la realizzazione di opere come, nel caso del capoluogo lombardo, l'acquisto di 30 treni per la metropolitana. Al coro di protesta, si unisce anche le Acli di Milano, secondo il presidente provinciale dell’associazione, invece di sprecare tanti milioni per gli F-35, bisognerebbe puntare su politiche di difesa integrate a livello europeo, evitando investimenti nei singoli eserciti nazionali. Infine, le Acli richiamano anche a una scelta “pacifista” in un momento in cui, nonostante la crisi, il giro di affari attorno alle armi continua a crescere. Secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute, infatti, nel 2011 l’Italia è il settimo esportatore mondiale di armamenti e il volume dell’export è in forte crescita, con un +76 per cento rispetto al 2010.

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