Brevi solidarietà

La cittadinanza per i neonati stranieri Fanno il tifo per Totti o Vieri. A scuola studiano Cavour e Garibaldi. Mangiano pizza e pasta. Sono nati a Roma, Napoli o Firenze, eppure non sono cittadini italiani: sono i bambini, venuti alla luce nel nostro paese da genitori immigrati regolarmente residenti, ma che restano stranieri per la legge italiana. Ecco perché una proposta di legge presentata dall’Udc su indicazione della Comunità di Sant’Egidio, chiede la modifica della legge sulla cittadinanza (la n. 91 del 1992), in modo da prevedere quella italiana per chi nasce nel nostro paese (mentre adesso possono ottenerla soltanto a 18 anni). L’inizio di un impegno parlamentare in quel senso è stato annunciato in conferenza stampa a Montecitorio (presenti il capo gruppo dell’Udc alla Camera Luca Volontè e Mario Marazziti della Comunità di Sant’Egidio). Impegno a cui hanno già dato la propria adesione Udeur e Margherita. E intanto all’esterno, durante una chiassosa manifestazione, un centinaio di piccoli (dietro un grande striscione Bambini d’Italia) cantavano l’Inno nazionale e ricordavano ai deputati che siamo tutti italiani, qui siamo nati. Non chiedono la luna – ha sottolineato Marazziti -, tenuto conto che la legge italiana in materia le più restrittive in Europa: fra l’altro, questi sono bambini che nei paesi di origine dei loro genitori sarebbero trattati da stranieri. Quindi chiediamo che dal diritto di sangue si arrivi al diritto di suolo, proprio come avviene in Usa, in Australia e in Canada. Carità come accoglienza È uscito a cura della Caritas Italiana Immigrazione: segno dei tempi, un tascabile di 130 pagine che divulga in forma piana il Dossier statistico immigrazione 2003. L’elegante fascicolo è quarto della collana curata dalla Caritas Italiana ed è edito dalla Edb. Con semplicità di linguaggio vengono offerte al vasto pubblico le tematiche del Dossier statistico, felicemente distribuite in 26 parole-chiave, quali sottosviluppo, seconde generazioni, scuola, regolarizzazioni, pregiudizi, ecc. L’ultima parola-chiave carità come accoglienza, rinvia a un sottotitolo della parte introduttiva: L’accoglienza degli immigrati , quale prima forma dell’evangelizzazione e della testimonianza cristiana . Basta questo spunto per rendersi conto che l’opuscolo porta anche oltre il Dossier, arricchendolo di contenuti e di significati, soprattutto con una lettura dell’immigrazione quale vero segno dei tempi.

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