A volte ritornano

Continuano gli interrogatori dell'ex maggiordomo papale, di cui i media riferiscono con fare scandalistico. Qualche cenno storico sui "corvi" nella Santa Sede

Settimana vaticana interessante, anche questa. Se il Venerdì di Repubblica ha analizzato la crisi del papato sotto le trame borgiane e quella della fede in Italia dopo i voli dei “corvi”, l’Osservatore Romano ha dedicato pagine all’amicizia tra il papa e Napolitano, sotto l’ombra idilliaca di Castel Gandolfo, dove il mediatico (e non poco astuto) direttore Daniel Baremboim ha offerto un concerto per l’onomastico ratzingeriano e il cardinal Ravasi, con il suo gusto per le citazioni, ha auspicato che «Dio non ci punisca togliendoci la musica». Speriamo davvero.
 
Altra è invece la musica che viene dagli interrogatori che continuano dell’ex maggiordomo papale, di cui i media riferiscono con fare scandalizzato – o meglio scandalistico – cosa mai sia successo e stia succedendo fra le sacre mura.
Ignorano che è cosa vecchia.
 
Nel secolo dei Lumi, il fausto Settecento, papa Benedetto XIV, da Bologna – già celebre per il suo umorismo come cardinale Lambertini – scriveva molto, troppo secondo alcuni che commentavano: magnus in folio, parvus in solio, cioè grande nella scrittura e piccolo nel governo. Chissà. Il papa aveva un grande amico, il cardinale francese De Tencin, con cui si confidava, si sfogava anche su una curia attempata, pigra e divisa. Naturalmente, tutto era vincolato dalla promessa del segreto. Solo che il porporato – francese prima che cristiano e cardinale – era un suddito leale. Perciò trascriveva copia delle lettere confidenziali del papa al suo re. Con risultati che si possono immaginare… Insomma, era un corvo color porpora!
 
Qualche secolo prima, in età borgiana, lo stesso segretario di Alessando VI, il vescovo di Cosenza Bartolomeo Flores, nel 1497 viene arrestato e tradotto in prigione a Castel sant’Angelo a Roma. Motivo? Il segretario, con alcuni complici, aveva inviato missive di dispense di ogni genere – tremila! – a personalità, ovviamente all’insaputa del papa. Che lo condanna alla degradazione e alla prigione perpetua. Con i Borgia non si scherzava.
 
Per tornare a tempi più recenti, durante l’ultima guerra il rettore del collegio di santa Maria dell’Anima a Roma, mons. Hudal, apertamente filonazista, fa il doppio gioco con il Vaticano. Non gli andrà bene, perché Pio XII lo emarginerà. E lui si vendicherà, fornendo materiali che serviranno all’autore del famigerato dramma antipacelliano Il Vicario
 
Come si vede, nulla di nuovo sotto il sole.
Per chiudere. Napoleone porta prigioniero a Fontainebleau Pio VII e dice soddisfatto  al prigioniero cardinale Consalvi, ex Segretario di Stato: «Vede, Eminenza, sono riuscito a distruggere la Chiesa cattolica!». E l’altro, con tranquilla ironia: «Si figuri, Maestà! Non ci siamo riusciti noi preti in duemila anni…!». Questo è tutto.

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