L’attualità dell’utopia della pace al tempo dell’intelligenza artificiale

Durante l’incontro con Michele Zanzucchi con motivo del Festival della Pace tenutosi al Plesso di San Paolo di Parma, si è visto il ruolo fondamentale assunto dall’intelligenza artificiale nei conflitti più recenti.
Foto Pexels

Il Mossad, il più importante servizio segreto di Israele, attraverso la combinazione tra una rete di satelliti e l’intelligenza artificiale, riesce a colpire precisi obiettivi strategici. Visti i gravi fatti che stanno accadendo a livello internazionale – in Terra Santa, in Ucraina, nel Nagorno Karabakh – la pace potrebbe sembrare un’utopia.

E invece, come è accaduto in occasione di altri conflitti, ancora una volta la pace tornerà, anche se per strade inimmaginabili. Come non ricordare che Nelson Mandela, diventato paladino della pace, aveva inizialmente compiuto la scelta della violenza per liberarsi della segregazione razziale in Sudafrica? Poi, rinchiuso in prigione per tre anni aveva mutato atteggiamento e aveva diffuso “il virus della pace”, pur continuando a contrastare l’apartheid.

L’Europa ha affermato Michele Zanzucchi, giornalista e scrittore, ex direttore di Città Nuova, docente dell’Istituto universitario Sophia, nel corso di un convegno a Parma nell’ambito del Festival della pace che si concluderà il 7 dicembre, non è stata brava a ricordare i meccanismi della guerra.

Parlando dell’attualità dell’utopia della pace al tempo dell’intelligenza artificiale, Zanzucchi ha illustrato le potenzialità che essa ha nel favorire la pace. «Si tratta – ha detto – di una tecnologia con potenzialità straordinarie e può sostenere i nostri sforzi di pace sia in campo solidaristico, sia nel facilitare incontri tra le popolazioni, favorendo le comunicazioni, aiutando le Istituzioni pubbliche nell’avere un rapporto diretto con i cittadini e a gestire l’immigrazione». In Germania, ad esempio, appena gli immigrati arrivano, si controllano le loro competenze per utilizzarli in modo adeguato nel mondo del lavoro.

L’intelligenza artificiale (IA) può diventare un fattore di pace indiretta, aiutarci a perseguire la pace, ma – naturalmente – non si può delegare ad essa la pace. A tal fine, sottolinea Zanzucchi, sono fondamentali i rapporti umani e bisogna, per questo, rivalutare la creatività e le emozioni. Come è accaduto in una recente manifestazione per la pace che si è svolta ad Ivrea, frutto delle relazioni, del dialogo e della profonda ed evidente amicizia tra l’Imam e il Rabbino presenti.

Come detto all’ inizio, l’intelligenza artificiale viene anche utilizzata per la guerra, ad esempio per riconoscere gli obiettivi da colpire. In Terra Santa c’è una rete di satelliti che riesce a trovare gli insediamenti di Hamas e viene usata l’IA anche per il riconoscimento facciale delle persone.

Il convegno è stato aperto dall’assessora alla Cultura di Parma, Daria Jacopozzi, che ha sottolineato l’attualità dell’argomento trattato e l’adesione del Comune alle iniziative promosse dalla Casa della Pace, presieduta da Danilo Amadei, e dall’Associazione Sguardi di Fraternità, guidata da Roberto Marchioro.

Michele Zanzucchi, bravo reporter e viaggiatore, ha visitato più di 150 Paesi nel mondo con il desiderio di avvicinarsi ai popoli e alle loro culture senza preconcetti per svelarne la profondità, la bellezza e la loro unicità. I presenti sono stati guidati in una sorta di viaggio per conoscere azioni di guerra e di pace attraverso le sue foto e narrazioni. È stata una testimonianza di vita, di fraternità, di amicizia e di pace.

Al termine del convegno, l’assessora ha annunciato che il Comune di Parma sta preparando un bando – dedicato al giornalista australiano, Julian Assange, incarcerato non senza polemiche nel Regno Unito – rivolto alle scuole sulla libertà di stampa e sul diritto all’informazione riguardo alla pace.

La dimensione scientifica della Cultura della Pace attraverso l’IA, ha spiegato Daria Jacopozzi, ha bisogno di tecnici, matematici cioè di persone adeguatamente informate per promuovere la conoscenza degli strumenti tecnologici e digitali che oggi stiamo utilizzando.

Zanzucchi ha salutato i partecipanti ricordando che l’intelligenza artificiale, già molto presente nell’umanità, è uno strumento che può contribuire al bene o al male dell’uomo a seconda di come verrà utilizzato.

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