XXVII Congresso Eucaristico, tornare alla logica del dono

L'Eucaristia come dono da riscoprire, da mettere al centro della vita, delle relazioni e motore di ogni progetto a favore della pace
Berthold Werner, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons

Con un programma fitto di incontri e momenti di preghiera inizia a Matera il XXVII Congresso eucaristico nazionale. «Il Congresso è parte integrante del cammino sinodale della Chiesa italiana, è il momento – potremmo dire – più contemplativo di questo percorso. Le Chiese che sono in Italia si radunano nella chiesa particolare di Matera-Irsina per ripartire dall’Eucaristia dopo i fatti pandemici, dopo le varie situazioni belliche che stiamo affrontando tutt’ora. È sembrato opportuno ripartire dal Congresso eucaristico, che peraltro era già previsto per il 2021 ma non è stato più possibile fare». A parlare è don Antonio Dileo, 36 anni, giovane parroco a Pisticci e segretario del comitato nazionale del Congresso.

Congresso eucaristico

«Il tema del Congresso Eucaristico è “Torniamo al gusto del pane”: questo senso di cammino, di ritornare al gusto del pane. Il pane è una delle peculiarità della città di Matera, uno dei prodotti più famosi, fatto secondo un’antica regola di preghiere fatte in nome della Trinità. Per questo è sembrato opportuno al comitato organizzatore mettere questo tema perchè il tema del pane ci richiama subito al tema dell’Eucaristia. Il Congresso si svolgerà dal 22 pomeriggio fino a domenica mattina e sarà concluso dal Santo Padre. Partecipano circa 900 delegati da tutta Italia più altri 1.500 pellegrini che vengono in maniera spontanea dalla diocesi e da fuori della diocesi».

Emozione e gioia nell’accogliere tutti i partecipanti, gratitudine e attesa della visita di papa Francesco: «Noi siamo pronti, abbiamo lavorato tanto, per il papa e per tutti coloro che dalle varie chiese vorranno venire a Matera. Abbiamo fatto del nostro meglio, speriamo che tutto vada bene», dice don Antonio.

Ma i giovani si lasciano coinvolgere? Riescono ancora a fermarsi in silenzio davanti all’Eucaristia? «Se glielo insegniamo, sì – risponde –, perché noi abbiamo paura di insegnare a fermarsi davanti all’Eucaristia, tendiamo a dare le cose più semplici, abbiamo paura dei momenti di silenzio, abbiamo paura di metterli davanti all’Eucaristia, pensiamo che magari soltanto i momenti ludici, ricreativi possano attirare i giovani, ci fidiamo poco del Signore. Penso che il modo per coinvolgere i giovani sia la testimonianza sincera, autentica degli adulti perché i giovani possano almeno farsi delle domande».  

Dall’Eucaristia scaturisce un forte richiamo a tornare ad andare incontro agli altri, ad abbandonare la logica «di guerre condotte con ogni tipo di armi, la peggiore delle quali è il ricatto all’umanità, soprattutto quella più povera e bisognosa, attraverso la privazione del grano e quindi del bene primario che è il pane. Oppure quella energetica che mette seriamente in crisi l’economia mondiale ma soprattutto le famiglie già duramente provate dalla pandemia», aveva affermato nei giorni scorsi l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Giuseppe Antonio Caiazzo ricordando: «Quanti riceviamo Gesù, diventiamo figli nel Figlio, quindi fratelli che si sanno accogliere, perdonare, gioire e piangere insieme, condividendo ogni cosa, facendo festa: è la logica del dono».

Attorno al pane spezzato c’è il mondo intero con le sue gioie e sofferenze. Ci sono anche i detenuti delle carceri di Opera (Milano) e di Castelfranco Emilia (Modena) che hanno preparato le 35 mila ostie che saranno distribuite durante le celebrazioni. «Il pane che sulla mensa diventerà il Corpo di Cristo vuole essere la voce della speranza rivolta a tutte le comunità ecclesiali e al mondo civile per non dimenticare che, anche nelle carceri, c’è una Chiesa bisognosa di ascolto, di accoglienza e di riscatto», ha spiegato don Raffaele Grimaldi, Ispettore generale dei cappellani delle carceri, presentando l’iniziativa. La produzione artigianale delle ostie, infatti, è stata una tappa molto importante nel cammino di riconciliazione e riparazione al male commesso compiuto dalle persone in carcere, accompagnate e sostenute quotidianamente da cappellani e volontari.

Sullo sfondo del Congresso, la presenza materna e discreta di Maria, alla quale mons. Caiazzo ha affidato le 4 giornate: «Affidiamo questo evento di grazia alla protezione della Madonna. La devozione dei lucani verso Maria si esprime respirando, se così possiamo dire, con due polmoni: attraverso la devozione verso la Madonna di Viggiano e quella verso la Madonna della Bruna. In cammino con Maria adoriamo in lei la presenza di Gesù Eucaristia, la Parola che si è fatta carne».

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