Il “Noi” che vive nelle periferie della Capitale

Al Rome Summer Campus l’impegno dei giovani dei Focolari tra attività, formazione e progetti accanto a chi si spende ogni giorno ai margini della città

«I destini del mondo maturano in periferia»: era la convinzione di don Primo Mazzolari ripresa da papa Francesco in occasione del suo pellegrinaggio a Bozzolo, alla tomba del “parroco d’Italia” lo scorso 20 giugno. Una convinzione divenuta scelta e impegno per i 60 “Giovani per un mondo unito” dei Focolari provenienti da Italia, Siria, Giordania e Costa Rica, che dal 25 luglio al 3 agosto 2017 sono partiti dal quartiere Corviale a Roma per testimoniare che “L’impegno continua nelle periferie”, come recita il titolo del loro Summer Campus 2017, per poi passare idealmente il testimone ai giovani di Siracusa, dove le attività si sono svolte dal 30 luglio al 7 agosto.

Vivere le piaghe di una città, la Capitale, che riversa in uno stato di instabilità politica e fragilità sociale: all’ombra del “Serpentone” di questo quartiere nel Municipio Roma XI – il Corviale, un chilometro di cemento armato che accoglie circa 8.500 persone tra abusivi e residenti –, un gruppo di giovani ha lavorato senza sosta a un progetto di riqualificazione di aree minacciate dalla criminalità imperante sul territorio, abbandonate a se stesse dalle istituzioni e dai media che accendono i riflettori solo in casi di cronaca.

Sede operativa di questo campus dal respiro internazionale è stato il Campo dei Miracoli del Calciosociale, che attraverso il gioco del calcio promuove i valori dell’accoglienza, del rispetto della diversità e della crescita della persona.

«Avete dato una carezza al Campo dei Miracoli con il vostro stile semplice, concreto e radicale!», ha ringraziato i giovani Massimo Vallati, presidente di Calciosociale. «Voi non aiutate lo Stato. Voi siete un pezzo di Stato, state mettendo in gioco la vostra vita per innescare il cambiamento nelle periferie del nostro Paese». Le parole del procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino, risuonano forti tra le mura della palestra della sede del Calciosociale durante un pomeriggio di approfondimento e riflessione su “La Legalità del Noi”, dal titolo del libro di Città Nuova scritto da Gianni Bianco e Giuseppe Gatti.

Il campus è anche un’occasione di crescita personale. Chiara di Rovigo ha avuto l’opportunità di conoscere alcuni detenuti del reparto G9 del carcere di Rebibbia, con cui, da qualche anno, i giovani dei Focolari hanno intrapreso un percorso di formazione e partecipazione sulla legalità. «Inizialmente – spiega – l’impatto con il carcere mi ha impressionata. Stare seduta insieme ai detenuti e dialogare alla pari con loro, invece, ha annullato completamente le barriere, spingendomi ad abbattere il muro del pregiudizio», spinta soprattutto dalla voglia di riscatto che ha letto nei loro occhi e nelle loro testimonianze.

Accoglienza e inclusione sociale sono le nuove chiavi d’accesso alla Città eterna. Futuro e speranza sono ciò che cercano centinaia di minori non accompagnati che arrivano sulle nostre coste e vengono poi accolti da diversi centri. Città dei Ragazzi è una delle realtà presenti a Roma che si prende cura di Sina, Mohammed, Djallo, Ibra, Amin e tanti altri. «È stato bellissimo avervi qui a Città dei Ragazzi. Speriamo di poter continuare quest’esperienza con voi, ci dà speranza!», ha confessato col sorriso e con un accento del Sud Italia Kebah del Gambia.

Ma le piaghe non sono relegate solo  ai quartieri abbandonati delle grandi città. E non sono circoscritte all’Italia. C’è chi il dolore lo porta con sé anche a chilometri di distanza dal proprio Paese, ferito dalla guerra. George dalla Siria confessa che si è sentito  “in famiglia” pur non conoscendo nessuno dei Giovani per un mondo unito presenti al Campus: «È stato molto bello prendersi cura delle persone del quartiere di Corviale.

Sono stato contento di aver portato un sorriso a molte persone, nonostante il dolore dentro di me! Il popolo italiano racconta – è molto simile a quello siriano, che è cambiato a causa della guerra. Ma quando inizi a pensare anche al resto dell’Italia, vuol dire che ami il tuo Paese, con uno sguardo di misericordia, “umano”, proprio come sa fare anche il popolo siriano. Anche se non lo avverti, stai facendo qualcosa di grande per il tuo Paese!».

L’impegno di ciascuno continua nella scelta di essere parte di quella società che dal basso si mobilita e resiste, arrivando dritta al cuore della politica del nostro Paese con richieste ben precise. Da un lato, il movimento Slotmob che avanza e moltiplica il numero di città italiane aderenti a una consapevole scelta di responsabilità nei confronti dei cittadini e del bene comune, dicendo no al gioco d’azzardo. Dall’altro l’appello del gruppo di riflessione e azione “Economia disarmata” alle istituzioni italiane per una scelta di “non violenza attiva”, per fermare le bombe nei Paesi in guerra e costruire la pace nel campo della finanza e dell’industria, nel rispetto della nostra Carta costituzionale.

Approfondimenti, anche sul Campus di Siracusa, su www.cittanuova.it

 

 

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