Viaggio apostolico a Malta, cuore del Mediterraneo

Concluso il viaggio di Francesco nell'isola mediterranea di Malta. Sono stati toccati diversi punti, dalla questione migratoria alla crisi in Ucraina. «Malta continui a far pulsare il battito della speranza, la cura per la vita e l’accoglienza dell’altro», ha detto il pontefice.
Foto Vatican Media/LaPresse03-04-2

L’accoglienza come concretezza del Vangelo, la scelta della strada della fraternità e dell’amicizia sociale, il messaggio della pace affidato ai giovani. In queste grandi tematiche è racchiuso il viaggio di papa Francesco a Malta, iniziato con l’incontro con le autorità civili e conclusosi con quello con le persone migranti.

Fonte: LaPresse

Malta è «il cuore del Mediterraneo». La storia millenaria dell’isola, crocevia di popoli e culture, di spiritualità e bellezza, che «ha saputo accogliere e armonizzare influssi provenienti da molte parti» – dice il papa – evoca l’immagine della rosa dei venti. Francesco prende a prestito proprio questa metafora per «delineare quattro influssi essenziali per la vita sociale e politica di questo Paese».

«È prevalentemente da nord-ovest che i venti soffiano sulle isole maltesi. Il nord richiama l’Europa, in particolare la casa dell’Unione Europea, edificata perché vi abiti una grande famiglia unita nel custodire la pace», ricorda il papa. Unità e pace si costruiscono attraverso una «buona convivenza sociale» e il rafforzamento della legalità, del diritto, della giustizia, che sono le fondamenta del vivere comune, i pilastri su cui deve poggiare ogni società civile. Il papa si sofferma anche sull’impegno a favore dell’ambiente, sottolineando come «a Malta, dove la luminosità del paesaggio allevia le difficoltà, il creato appare come il dono che, fra le prove della storia e della vita, ricorda la bellezza di abitare la terra». Esso va, dunque, tutelato dalla speculazione edilizia che compromette il paesaggio e il futuro.

Fonte: LaPresse

Proseguendo con il paragone della rosa dei venti, papa Francesco parla del sud, da dove arrivano «tanti fratelli e sorelle in cerca di speranza». Secondo l’etimologia fenicia, Malta significa «porto sicuro», luogo di accoglienza e di ospitalità, caratteristiche peculiari della popolazione maltese. «Comportarsi con umanità», guardare alle persone non come numeri, ma come volti, storie, fratelli e sorelle è l’unico antidoto al «naufragio della civiltà» che minaccia tutti; è l’unica strada per costruire il «futuro della famiglia umana in un mondo globalizzato», ribadisce papa Francesco nel corso dell’incontro con le persone migranti al Centro per Migranti «Giovanni XXIII Peace Lab» ad Hal Far. Poi esprime l’auspicio che siano proprio loro, donne e uomini salvati dal naufragio e accolti, a diventare «testimoni e animatori di accoglienza e di fraternità», portatori «dei valori umani essenziali per una vita dignitosa e fraterna».

Nei due giorni a Malta, il conflitto russo-ucraino è sempre sullo sfondo e il dolore per questa «guerra sacrilega» emerge in tutti i discorsi del papa. È una guerra «preparata» dal commercio delle armi, dal desiderio del potere, dall’aver derubricato dalle agende politiche la lotta alla fame e alle diseguaglianze. Da est, «spesso soffia all’aurora», ricorda Francesco, «Ma proprio dall’est Europa, dall’Oriente dove sorge prima la luce, sono giunte le tenebre della guerra. (…) Il vento gelido della guerra, che porta solo morte, distruzione e odio, si è abbattuto con prepotenza sulla vita di tanti e sulle giornate di tutti. E mentre ancora una volta qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti, la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che, o sarà insieme, o non sarà. Ora, nella notte della guerra che è calata sull’umanità, per favore, non facciamo svanire il sogno della pace», chiede Francesco.

Fonte: LaPresse

È il sogno affidato ai giovani, costruttori della società del futuro, che il papa esorta a non «buttare via il bene immenso che sono, inseguendo miraggi che lasciano dentro tanto vuoto»: il «consumismo esasperato, la chiusura alle necessità degli altri e la piaga della droga, che soffoca la libertà creando dipendenza». Li invita a non lasciarsi trascinare dal vento che spira da ovest. Dall’occidente, spiega il papa, «derivano grandi beni – penso per esempio ai valori della libertà e della democrazia –, ma anche rischi su cui occorre vigilare, perché la brama del progresso non porti a staccarsi dalle radici». Da qui il richiamo a un dialogo intergenerazionale che custodisca la memoria e protegga i giovani da «colonizzazioni ideologiche che vanno contro il diritto alla vita dal momento del concepimento». A questo proposito Francesco ricorda «l’impegno dei maltesi nell’abbracciare e proteggere la vita», incoraggiandoli «a continuare a difendere la vita dall’inizio fino al suo termine naturale, ma anche a custodirla in ogni momento dallo scarto e dalla trascuratezza».

In più occasioni papa Francesco ha espresso l’invito a ripartire dalle persone, a mettere al centro la loro dignità, a rafforzare una cultura dell’incontro: «Malta, cuore del Mediterraneo, continui a far pulsare il battito della speranza, la cura per la vita, l’accoglienza dell’altro, l’anelito di pace, con l’aiuto di Dio, il cui nome è pace».

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