Versi per una madre

Articolo
Chiara Lubich è stata fondatrice, guida, amica, sorella. Per molti è stata, più di tutto, madre. Per una madre si scrivono versi, s’inventano favole. È sempre stato così. Lo abbiamo fatto anche noi. È un modo di ri-cor-dare, secondo l’etimologia latina del verbo, che Chiara stessa amava spesso spiegare: ridare al cuore. È il gesto di tratteggiare una parabola di vita. Quando un arco di luce si dispiega, riverbera parole. De claritate.

 

 

Nuvola

 

Quando il Padre pronunciò

la tua parola nella Parola

sorrise

ed una luce chiarissima

riverberò sulla terra

Fulgide gocce si rincorsero

danzando all’orizzonte

lembi d’aurora

che poi si condensò

in nuvola leggera

Mossa da un soffio invisibile

la nuvola iniziò a correre

sorvolò terre e mari

deserti e fiumi

tingendosi ogni volta

di nuovi colori

imparando degli uomini

gli idiomi più vari

Girò la terra

in lungo e largo

per fermarsi infine

sulla città di Trento

Sembrava una nuvola

di neve e di sole

emanava nel cielo

un latteo chiarore

Sul davanzale della tua casa

un angelo accarezzava

accordi impossibili

su una chitarra d’avorio

D’un tratto sentì

una rugiada celeste

sfiorargli i capelli

Alzò gli occhi

vide il candore

di una nuvola

fluorescente

E capì

Poi intonò lieto

una canzone

che dice così:

 

Silvia sta per nascere

e il mondo non lo sa

che sarà Chiara

e lo rischiarerà

 

Silvia sta per nascere

e nessuno lo sa

che una scia bianca

lassù la seguirà

 

Era il 22 gennaio del 1920

Quel giorno piovve luce.

 

Varsavia, 22 gennaio 2004

Stefano Redaelli

 

 

Sposa di fuoco

 

Una notte, come questa,

sessanta anni fa,

nessuno sapeva che in un punto della terra

una donna stava correndo al luogo del “sì”.

Chi era lo sposo?

Unica testimone, la Chiesa.

L’abito nuziale aveva il colore della pioggia e del vento.

Lo sposo non aveva un cognome da donare alla sposa:

le prometteva un regno nascosto

dove il dolore diventa gioia,

la tenebra si muta in luce e

dove ogni odio sbiadisce al calore dell’amore.

Nessun invitato,

nessuna firma oltre ad una lacrima,

nessun pranzo nuziale.

Un diadema, sì, quello c’era:

tre gemme rosse, come garofani accesi,

stemma della famiglia.

Oggi,

milioni di testimoni e invitati

festeggiano lo sposalizio segreto.

Lo sposo porta alla sposa la lacrima diventata diamante.

E lei cosa gli porta?

Ha in mano tre gemme accese la cui fragranza,

che va e che viene,

inebria i popoli.

Poi apre i suoi occhi

e lo sposo vi vede un’acies di fuoco.

Nell’universo c’è un fremito:

dove la sposa guarda, le ombre si diradano,

fuggono, svaniscono

e i pezzi sparsi

compongono una casa grande come il mondo.

 

Bratislava, 7 dicembre 2003

 

 

Fonte sigillata

 

Linea d’orizzonte

spezzata

diventi scala

mi meraviglio di salire

su pioli di fulmini

e bufere

mi guardi

senza parole

le lacrime accendono

la linfa che ora ci fa vivi

insieme

 

Rocca di Papa, 14 marzo 2008

Tanino Minuta

 

 

Mistero pasquale al santuario n° 1008

 

Madre crocifissa dalle cannule della sopravvivenza

Madre annichilita dai battiti delle macchine

Madre sorretta dagli angeli del Patto

 

Stai

In compagnia d’uno Sposo che è silenzio e parola

Pane sanguinante, vittima quaresimale

 

Vivi

Ierioggidomani

Nel pulviscolo dell’universo che io sono

Nell’Anima che noi siamo, pericoretica

 

Risorgi

Nelle piazze fabbriche chiese

Negli uffici tribunali parlamenti

Nelle tivù aule case

 

Innumerevoli volte amore

Soteriologia d’una madre

 

Roma, Policlinico Gemelli, 25 febbraio 2008

Michele Zanzucchi

 

 

Chiara

 

Sfiorò con lo spirito il mio

e l’impregnò del suo,

da sedurmi, che non volli

più infrangere l’amore

e, pur distinto,

fa con essa uno,

tanto trinitaria è la vita

che da esso scorre.

 

E lì, nell’oltre della piaga,

il grido che posa nel mondo

il segreto dell’amore:

farsi nulla,

per far nuove le cose di prima,

così che chiara

risplenda l’essenza in esse.

 

S’irraggia dovunque

il fuoco divino

che ideale diviene

nel mondo intero.

 

Ella va,

ora, senza più confini,

spargendo fragranze divine.

E noi, di fiore in fiore,

a fecondare pistilli d’amore.

 

Luigi Razzano

 

 

Sei tu

 

Un attimo

per cambiare stanza

 

Ma non è l’ultimo verdetto

né la notizia urlata

a dirmi che è vero

 

Non è nemmeno

l’immagine tua capovolta

o l’accorrere da ogni parte

per salutarti.

 

È invece

quel primo inciampo

 

Quel preciso stridore

di intenti

a cui ho detto sì

 

E per la prima volta c’eri tu

dall’altra parte

«e rido…»

Sei tu

 

16 marzo 2008

Chiara Granata

 

Se fossi luce

 

Se fossi luce

rischiarerei la notte

Se fossi acqua

disseterei l’arsura

Se fossi vita

feconderei la terra

Se fossi fuoco

la riscalderei

Se fossi vento

sarei un bacio

dello Spirito Santo

Se fossi astro

sarei fulgore

di perenne natale

Se fossi parola

sarei Vangelo vivo

Ut omnes unum sint

Se fossi casa

sarei dimora spalancata

Trinità dispiegata

Se fossi vergine

sposerei l’Abbandonato

genererei famiglia

fratelli e sorelle

simili al Padre

simili alla Madre

Se fossi Chiara

come sono e fui

e se nascessi ancora

ridonerei la vita a Dio

all’infinito lo griderei

negli infiniti toni

del suo Amore

e saranno musiche

danze, cori

d’angeli, di santi

saranno cieli

terra, luce

acqua, vita

fuoco, vento

astro, parola

casa, sposa

sarà Maria

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