Unamuno: sognando si crea

Mancando gli ideali, la vita si riduce al solo necessario. L’immaginario al solo prevedibile. Provocatoriamente il filosofo spagnolo Miguel de Unamuno ci ripropone l’eroe fallito di Don Chisciotte.
Miguel_de_Unamuno (wikipedia- Agence de presse Meurisse - Bibliothèque nationale de France)

Il movimento dei Focolari si pone un obiettivo elevatissimo. Propone la fraternità tra tutti: persone, gruppi, popoli. Nel farlo, si ispira alle parole del Vangelo, in particolare a quelle di Gesù che troviamo in Giovanni: “Padre, che tutti siano una cosa sola” (Gv. 17,21).

Ma si può, partendo da qui, sognare una società unita, nella quale ogni persona conta e in cui la solidarietà crea comunità. Non siamo qui davanti ad un utopia, un illusione?

Il filosofo spagnolo Miguel de Unamuno (1864-1936) ritiene che gli ideali non siano mai abbastanza azzardati. Nei suoi scritti provocatori, invoca il personaggio del romanzo di Cervantes, il cavaliere che combattendo i mulini a vento lotta per un ideale perso: la cavalleria.

Un illuso? Uno sciocco idealista, che non distingue la finzione dalla realtà? Ma per Unamuno era proprio questa la forza del Don Chisciotte. Il cavaliere non capitola di fronte al buon senso dell’uomo prudente e calcolatore. Egli, perseguendo un ideale folle, non si rassegna alla verità razionale che non lascia spazio all’immaginario, ai sogni.

Non meno della ragione, l’immaginazione è una capacità umano interiore immensamente importante. La ragione porta l’uomo ad una visione razionale del mondo, finalizzata solo a sopravvivere il più a lungo e più comodamente possibile. La realtà razionale si limita a ciò di cui l’uomo ha bisogno per non morire e per vivere in pace. Ma con ciò, il mondo diventa piccolo! Ciò che è possibile si ferma al necessario! Ciò che è immaginabile si ferma al prevedibile. In un mondo solo razionale noi umani stiamo troppo stretti, perché, consciamente o no, abbiamo sete d’infinito.

Gli ideali, le profezie, i sogni – in una parole l’immaginazione – fanno vedere che la realtà è più grande di quello che pensiamo, perché esiste una forma di conoscenza il cui contenuto si illumina solo quando sogniamo e ci crediamo.

La ragione non può avere l’ultima parola. Lasciamo che la passione contribuisca a determinare ciò che è reale e possibile!

Ideale e tragedia

Qui entra in gioco però l’ineluttabilità della tragedia. Miguel de Unamuno prende le distanze dell’uomo di massa che si accontenta della commedia della vita, mentre trova nell’idealista uno che osa vedere in faccia la tragedia. L’idealista non cerca una riconciliazione razionale di tutte le contraddizioni di cui è ricca la vita. Nel mare burrascoso delle contraddizioni, egli non si sottrae al dramma di non poterle conciliare, ma continua a lottare. E proprio per questo… è capace di creare. Nell’idea diffusa che “l’uomo non deve soffrire”, Unamuno non vede altro che un soporifero che blocca e uccide ogni creatività.

Don Chisciotte si rese ridicolo, immortalmente ridicolo. A questo punto il filosofo spagnolo trova l’analogia con Cristo, il cavaliere che ha combattuto per l’unità di tutti gli uomini, non evitando gli scherni, la desolazione e la morte.

Un sogno che crea

Se guardiamo con questi occhi l’idealistico movimento dei Focolari e il suo sogno di unità, vediamo una grande comunità che – ammettiamolo – si basa sull’immaginario, ma che trova l’appoggio di un Uomo-Dio, che ha abbracciato la tragedia, sopportando l’abbandono di tutti, persino del suo Padre amato sopra ogni cosa. Troviamo una comunità che non vuole tirarsi indietro davanti alle inevitabili prove e contraddizioni, ma che desidera lavorare creativamente nelle lotte della vita, continuando a credere a quell’ideale che Cristo aveva implorato al Padre: “Che tutti siano uno”.

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