Trasparenza, cioè Maria

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Qualcuno, specie tra gli esperti di comunicazione, potrebbe dubitare che si possa continuare a parlare per tre giorni interi, mattina e pomeriggio, di Maria e del rosario senza stancare l’uditorio. Tanto più quando di un simile convegno se ne fa una trasmissione televisiva, in diretta e in mondovisione. Cosa ha mai da dire Maria all’uomo d’oggi? E ancor più una preghiera ripetitiva come il rosario che, con la sua pretesa di immobilizzare il tempo, pare situarsi agli antipodi del ritmo odierno, scandito dalla frenesia del lavoro e della tecnologia? Una email giunta da un giovane di Bruxelles diceva: “Mi sembrava esagerato un congresso mariano di tre giorni. C’è così tanto da dire – mi chiedevo – su una persona di cui si parla così poco nel vangelo?”. Gli infiniti colori dell’azzurro La sapiente mano dell’architetto ha trasformato la grande sala d’incontro del Centro Mariapoli di Castelgandolfo in una accogliente arca senza dubbio tendente all’azzurro, colore mariano per tradizione. Ma in realtà l’effetto ottenuto è risultato piuttosto quello della trasparenza, il vero colore di Maria, quello che lascia trasparire l’intera gamma cromatica. Se ha dato la vita alla Parola, al Figlio di Dio, il Verbo, ella ha dato anche luce agli infiniti colori dell’umanità. Ed è forse per questo motivo che il convegno non è sembrato ai partecipanti un monotono susseguirsi di relazioni e dibattiti, ma piuttosto “una continua invenzione”, come diceva un domenicano italiano, o una “scoperta progressiva”, come commentava un giovane brasiliano. O ancora, “un passare di cielo in cielo”, come invece suggeriva un teologo tedesco. Il giovane di Bruxelles continuava: “Ho capito che la discrezione di Maria è la sua grandezza”. Tre lettere di Giovanni Paolo II sono state all’origine e al compimento di questo convegno. La prima è la nota lettera apostolica sul rosario, resa pubblica il 16 ottobre 2002, in piazza San Pietro. In quell’occasione, alla cerimonia era presente una folta rappresentanza dei Focolari, guidata dalla fondatrice, Chiara Lubich. Ebbene, il papa in quello stesso giorno volle consegnarle, come presidente del movimento, una seconda lettera, in cui le affidava la diffusione e una nuova promozione della preghiera mariana per eccellenza. Proprio in seguito a quei momenti nacque l’idea di questo convegno, che si è materializzato qualche mese più tardi. E ad esso Giovanni Paolo II ha voluto inviare una lettera autografa, per significare la sua benedizione, assicurando la sua preghiera, rallegrandosi “per la lodevole iniziativa che certamente contribuirà alla diffusio- ne del santo rosario”. Intendiamoci, non si era sulla luna: la nostra Terra, il mondo sofferente non è stato lontano dal convegno: “La guerra è qui vicina”, ha ammonito Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. C’era tra l’altro gente che veniva dall’Iraq e una buona fetta dei partecipanti previsti dall’Asia non aveva potuto intervenire per via della polmonite atipica. E c’erano ruandesi, congolesi, indonesiani, filippini, kosovari” Tutti attirati dalla Théotokos, la Madre di Dio, che capisce come nessun altro, dietro al Figlio suo, la sofferenza. Lei che ha condiviso il massimo dolore mai albergato sulla Terra. Non una statua All’ingresso del Centro Mariapoli campeggiava sì una statua di Maria, ma era l’unica presente. E i discorsi non si sono imposti al pubblico come composizioni statiche e immutabili. Erano piuttosto pensieri avvalorati dalla prova dell’esistenza, propria e altrui. La testimonianza, in effetti, è risultata una costante, accanto alla riflessione, in un’ellissi retorica affascinante. Proprio per imitazione dell’esistenza di Maria che, assieme alla Parola, ha dato la sua vita, la sua totale fedeltà alla Parola. È quanto è emerso dal “grande affresco mariano” – parola di Matteo Calisi, presidente del Movimento carismatico internazionale -, che Chiara Lubich ha cesellato, basandosi su una intera esistenza spesa nel solco dell’opera di Maria (Gesù Cristo) e grazie all’Opera di Maria (il Movimento dei focolari): “Ella è stata un pozzo di ispirazioni nella nostra vita – ha detto nel suo di- scorso, in parte pubblicato alle pp. 8 e 9 -. Come quando, intuendo il significato del nome che le si attribuisce, Madre del bell’Amore, si è capito che era nei suoi desideri partecipare pure a noi qualcosa della sua maternità di amore”. E, per concentrarsi sul rosario, la Lubich ha esclamato: “I grani di un rosario vivo! Parole vive! Altre piccole Maria! Ecco la luce che attendevo. Questo era, ed è, il rapporto fondamentale fra la nostra opera ed il rosario”. Dialogando Una delle caratteristiche più insolite attribuite a Maria, è quella di modello per il dialogo del cristiano. “Un dialogo sostanziato di Cristo, centrato sul suo amore infinito per ogni creatura”, come spiegava Tom Norris, noto teologo irlandese. Così è del dialogo tra movimenti: alcuni rappresentanti di diverse realtà ecclesiali contemporanee – da Schönstatt a Sant’Egidio, dai Carismatici ai Cursillos -, che hanno voluto portare la loro testimonianza di un rapporto a Maria che muta a seconda delle sensibilità. “Ormai questo dialogo tra movimenti è vera comunione “, commentava padre Eronti, di Schönstatt. Ma c’era anche il dialogo tra cristiani: non sono mancati i contributi offerti da alcuni pastori e teologi di diverse tradizioni: riformata, siro-ortodossa, anglicana, luterana. Un apporto originale, testimonianza dei primi frutti portati dalla lettera apostolica del papa sul rosario, che dichiaratamente voleva avere un carattere ecumenico. Si sa come Maria – o per meglio dire il posto di Maria nella Rivelazione – sia stata e sia al centro di discussioni e divisioni. Ma quanto è emerso – Maria “tutta vestita di Parola”, come ha spiegato Chiara Lubich -, ha aperto piste di dialogo vero, basato sulla Scrittura e sull’ascolto. Non è mancata neppure un’ardita apertura verso i mondi della fede che non si riconosce nel Cristo, Figlio di Dio. La teologa musulmana Shahrzad Housmand, iraniana, ha infatti proposto una lettura di Maria-Miriam a partire dal Corano, che su questo argomento è in forte consonanza coi vangeli. Principio mariano della chiesa “Ha guardato all’umiltà della sua serva”, è scritto nel Magnificat. O, secondo altre traduzioni, alla sua “piccolezza”. Una coscienza ben presente a Castelgandolfo. Diceva una giovane argentina: “Di Maria ho capito una cosa: che Dio in lei ha fatto grandi cose, perché ha guardato alla sua piccolezza che si è fatta nulla. Per me è la strada da percorrere”. Le faceva eco mons. Armando Bortolaso, già vicario dei latini di Siria: “Anch’io, nel mio ministero, debbo trovare ogni giorno questa piccolezza, che sola mi può permettere di dare il Cristo a tutti, indistintamente”. Un conciliare “popolo di Dio” era quello presente: diversi ruoli, ma in comunione. Anche in questo Maria, Madre della chiesa – è emerso dai lavori -, è maestra. Tanto che sulla bocca di oratori e spettatori più volte è affiorata l’espressione “principio mariano (o carismatico) della chie- sa”, che i teologi, papa in testa, definiscono “coessenziale” a quello petrino, cioè alla funzione gerarchica nella chiesa. Spiegava il teologo Michel Vandeleene: “Questo concetto mi sembra esprimere bene la capacità della chiesa di dialogare con chiunque, di mettere in luce i carismi, di aprire i laici alla grande sfida del mondo d’oggi”. Vero, buono e bello Nella diretta televisiva di Telepace, una vera e propria maratona mediatica, padre Fabio Ciardi ha così sintetizzato il convegno, mentre le telecamere lo inquadravano assieme alla conduttrice negli incantevoli giardini del centro di Castelgandolfo: “Questo convegno ha dimostrato come nel cristianesimo non ci siano solo il vero e il buono, ma anche il bello. E Maria è colei che sintetizza nella sua vita proprio quest’ultimo aspetto: la bellezza”. GRAZIE, SANTO PADRE Oltre a gioire per la lettera autografa del papa giunta in occasione della tre giorni di Castelgandolfo, la partecipazione di Giovanni Paolo II è arrivata anche attraverso la presenza, nell’ultimo giorno, del cardinale Angelo Sodano, segretario di stato vaticano, che ha pure presieduto la celebrazione eucaristica. Gli abbiamo rivolto qualche domanda. Nel messaggio a Chiara Lubich, il Santo Padre si “rallegra” per questo congresso. Secondo lei, che lo conosce da vicino, cosa è passato nel cuore del papa al pensiero di un convegno che vuole essere una lode planetaria a Maria? “Il papa è convinto della validità di tutti i nuovi movimenti che sono sorti nella chiesa in questi ultimi tempi. Nel contesto ecclesiale, nel corso dei secoli sono nate famiglie religiose, ordini, congregazioni, iniziative culturali; sono tipiche dei tempi moderni queste forme nuove, i movimenti ecclesiali che rivelano la freschezza e la ricchezza della chiesa ed anche la sua vitalità. Fra questi vi è l’Opera di Maria, a cui il papa si sente particolarmente vicino, motivo per cui le ha affidato la diffusione del rosario. So che il papa stesso ha seguito parte del vostro programma attraverso Telepace in questi giorni e gode spiritualmente nel vedere la vivacità della chiesa nell’ora presente”. Ha potuto sperimentare di persona il clima del congresso. Qual è la sua impressione? “Ho conosciuto la spiritualità dell’unità già molto tempo fa in Italia e soprattutto in Argentina, partecipando ad alcune Mariapoli e avvicinando alcuni ragazzi e ragazze dell’Opera di Maria. Questa mattina ho di nuovo rivissuto quell’intensa “allegria” che è tipica dello spirito dei Focolari. Nel tempo pasquale ogni cristiano dovrebbe vivere la letizia dell’alleluia.Tanto più chi ama Maria “causa della nostra letizia”. Così fanno i focolarini”. Nell’ottobre 2002, Giovanni Paolo II ha affidato idealmente ai Focolari la diffusione del rosario. “È una consegna nuova, quella che il Santo Padre ha dato al movimento. Il papa è convinto della validità di questa devozione popolare del rosario, una delle tante che fioriscono nella chiesa, e quindi ha colto l’occasione dell’assemblea di questo grande movimento per affidargli la consegna di fare entrare nelle famiglie cristiane e fra la gioventù il gusto della preghiera. Io sono lieto che esso abbia raccolto quest’invito, abbia accettato questa sfida. E so che la porterà avanti con impegno”. “MAI ABBASTANZA DI TE SI DIRÀ” Riflessioni sulla lettera apostolica Rosarium virginis Mariae, approfondimenti sui misteri della luce, testimonianze di vita. Momenti di contemplazione che, comunque, lasciano poi all’artista, più che al pensatore, di parlare di Maria, come ci dice il prof. Giuseppe Zanghì a proposito della novità di questo congresso. “La novità penso che si trovi nel tentativo che si è fatto non tanto di parlare di Maria ma di renderla presente. In questo senso un contributo di rilievo l’hanno dato i momenti artistici, perché, appunto, se di Maria si deve dire qualcosa, questo bisogna affidarlo più all’artista che al pensatore. Della “tutta bella” solo la bellezza, espressa in arte, può parlare”. Maria nella chiesa, una realtà che non si finisce mai di penetrare. “Io penso che da un po’ di tempo stia emergendo quello che da von Balthasar in poi viene chiamato il “principio mariano”, cioè la presenza di un disegno di Dio che è costitutivo della realtà della chiesa, in profonda interazione col principio petrino. Non dobbiamo mai dimenticare che Maria ha avuto con Gesù un rapporto spirituale e carnale che nessun altro dopo di lei ha avuto. Quindi credo che la sua presenza oggi nella chiesa ci sottolinei ed evidenzi la necessità del principio mariano in due direttrici fondamentali: l’emergenza sempre più forte del laicato (non dimentichiamo che Maria era laica), non come quella parte della chiesa che non è fatta da chierici, ma come il grande depositario di carismi che devono portare Cristo- Dio nel mondo. E poi l’emergere della donna col suo posto insostituibile, perché essa è icona di Maria in un modo tutto particolare, anche se non esaurisce in sé il principio mariano stesso”. Chiara Lubich ha definito il Movimento dei focolari un rosario vivo. Può spiegarlo ulteriormente? “Noi sappiamo che quando Dio parla, le sue parole non sono de flatus vocis, cioè dei suoni, ma terminano in realtà concrete: l’universo della creazione, le persone” Allora cosa vuol dire essere grani di un rosario vivo? Che ciascuno si disponga nei confronti dell’altro essendo Maria viva, in maniera tale che il loro stare insieme costituisca un rosario che dia gloria a Dio”. “DI TE NON SI PARLA, SI CANTA” L’arte in tutte le sue forme per cantare Maria.Valerio Ciprì del Gen Rosso e Therese Henderson del Gen Verde ci introducono nel mosaico di artisti che hanno animato il convegno. Tra di essi anche Miriam Meghnagi, cantante ebrea. “La musica ha avuto un posto molto importante in questo convegno – ci dice Therese Henderson -, anche perché, è stato detto, Maria è l’unico “la” dell’eterno canto del Paradiso. Non per niente in tutti i secoli numerosi artisti hanno voluto darle voce. Per questo congresso ci siamo trovati con musicisti e cantanti provenienti da varie parti del mondo, dalla Corea alla Germania. Solo una forte collaborazione ci ha permesso di parlare quell’unico linguaggio che può dar gloria a Maria”. “Oltre alla musica, a rendere omaggio a Maria c’è anche l’apporto di tutti i grandi artisti delle arti figurative – aggiunge Valerio Ciprì -. E poi anche l’arte letteraria: il Cantico alla Vergine di Dante e il brano teatrale di Sartre, scritto durante la prigionia – È Dio e mi assomiglia – dedicato al rapporto fra Maria e il bambino. Da parte nostra il Gen Rosso e il Gen Verde, i nostri due gruppi, hanno voluto comporre un omaggio a Maria mettendo in musica una poesia di Chiara Lubich, Maria trasparenza di Dio”. “Partendo dall’idea che Maria, Miriam e Meriem sono tre donne, di tre religioni diverse, che appartengono al Mediterraneo, hanno radici comuni e un passato di convivenza, – afferma Miriam Meghnagi – non ho avuto assolutamente esitazione a partecipare a questo congresso, anche perché Maria è un nome che mi appartiene fin dall’infanzia. Mi piace immaginare che kaddish, questa antica preghiera in aramaico che canto, continui a risuonare da una riva all’altra del Mediterraneo a ricordare la liberazione dalla schiavitù del popolo ebraico. Ritengo poi che Maria, donna ebrea, appartenga a tutti, per il suo valore universale”.

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