Toc toc, c’è qualcuno?

Col signor Carlo e la signora Giuseppina ci incontriamo spesso sull’ascensore. Vicini di pianerottolo della redazione, sono due simpatici anziani, marito e moglie, che non rinunciano ad una regolare passeggiata quotidiana o ad un giretto nei dintorni per qualche spesuccia. Un saluto cordiale, qualche parolina, scambi di cortesia come tenere aperta la porta dell’ascensore mentre l’uno entra e l’altro esce… Piccoli gesti che giorno dopo giorno creano una certa amicizia. Così non è strano che quando il signor Carlo viene colpito da un malore la moglie venga a bussare alla nostra porta per chiamare l’ambulanza. E che festa poi, incontrarli alcuni giorni dopo mentre si avviano alla consueta passeggiatina. Margherita e Francesco, invece, abitano sullo stesso pianerottolo di casa. Sei figli dai 5 ai 19 anni, può succedere che qualche scorta si esaurisca prima di riuscire a reintegrarla. Così ogni tanto Stefania, Alessandro o Michele vengono a chiederci se per caso non ci avanza un po’ di zucchero o di latte o di pane… E bussa anche Roberta che agli esami di maturità si trova un po’ in difficoltà col francese o Elisa che ha da preparare un tema. Chiara poi, che è la più piccola, siamo andati a liberarla richiamati dalle urla una volta che, assenti i genitori, i fratelli più grandi l’avevano chiusa in bagno. Non è sempre e dappertutto così. Nello stesso stabile si possono intavolare rapporti o alimentare tensioni. Secondo recenti dati Istat infatti, liti e controversie condominiali sarebbero tra i principali responsabili del rallentamento del lavoro della giustizia nei nostri tribunali. Contribuirebbero a rendere difficile la vita di migliaia di persone. Avrebbero costi elevatissimi. Uno spreco di soldi e di tempo e una perdita di serenità per tanti. Al primo posto tra le cause di discussione troviamo i rumori molesti o la fuoriuscita di fumi. Seguono gli animali domestici, il riscaldamento, le infiltrazioni d’acqua, il posto auto, i figli in cortile. Tutte controversie la cui soluzione arriva dopo 56 mesi ma a volte, a seconda della complessità, anche dopo 2 anni. A Campobasso il record positivo per l’anno 2003: solo tre contenziosi. Napoli invece ne ha contati oltre 650, Roma 125, Milano 102. Differisce anche la tipologia dei li tigi. Mentre a Roma la causa è per lo più dovuta al riscaldamento, ma anche all’istallazione della parabola o della tenda parasole sul balcone, a Milano incide soprattutto la presenza di cani, ma anche di bambini che giocano in cortile. Nei condomini napoletani si litiga principalmente per la sosta delle automobili e per le spese comuni ed anche a Torino si discute se la bicicletta viene parcheggiata fuori dallo spazio riservato. Grandi città, grandi palazzi, grandi problemi. Tolleranza vicina allo zero. Quotidiana indifferenza. Che genera solitudine. Così, come ha affermato il sindaco di Roma Walter Veltroni succede che sappiamo tutto di ciò che avviene nella casa del Grande fratello e niente di quello che avviene nella casa sopra la nostra. Per questo, anche, il Campidoglio ha in cantiere un progetto: la promozione della festa del condominio. Dovrebbe svolgersi l’anno prossimo in una data da stabilire e stimolare ad organizzare un momento di socializzazione nel proprio palazzo, nel cortile, in strada, ai giardinetti comuni, perché nessuno più si senta solo. In un mondo dove c’è una grande difficoltà di relazioni spiega il primo cittadino romano vogliamo stabilire un sistema di rapporti umani, avere case più aperte e meno blindate, una città serena che mette in rete l’amicizia. Dove se un inquilino sta male, un’altra persona nello stesso palazzo se ne occupa. In fondo il primo killer degli anziani l’anno scorso non è stata la solitudine? È il calore umano, senza dubbio, la migliore soluzione. Anche in estate ma non solo. D’altra parte, nell’e poca dei grandi agglomerati urbani, del disfacimento del welfare, dell’anonimato dei rapporti, della corsa contro il tempo, sono tante le difficoltà che possono essere alleviate dal reciproco venirsi incontro. Ci sono esperienze organizzate come quella delle famiglie solidali, un progetto sperimentale della Caritas e della Cei basato sull’autoaiuto e la solidarietà della porta accanto. Sentinelle individuate nei caseggiati per favorire magari piccoli favori che però possono rivelarsi di grande importanza. Come lo scambio fra la coppia di pensionati che bada ai bambini dei vicini i quali a loro volta provvedono alla spesa per i più anziani. Ma tutti potremmo cominciare a pensare al noi, piuttosto che all’io o ad una famiglia più allargata anziché solo ai propri parenti stretti. Cogliendo le piccole, innumerevoli, quotidiane occasioni. Nel mio condominio mi racconta un’amica , come in tanti altri, le persone si salutano appena per educazione, e perché a volte non ne possono fare a meno. Uno di questi giorni è accaduto un fatto. Sento delle grida disperate di aiuto; accorro con una altra persona, sempre del palazzo, per vedere cosa fosse successo. La porta di questo appartamento era aperta, ed entriamo. Troviamo una donna in preda alla dispe razione, quasi immobilizzata dallo spavento e dallo sgomento: era morto improvvisamente il padre . Oltre alla realtà della morte, che ci si era presentata, abbiamo trovato una situazione di abbandono totale nell’appartamento. Cosa fare? Innanzi tutto mi viene spontaneo mettermi ad amare questa persona, che era un prossimo, e un prossimo nel dolore. È bastato questo attimo di riflessione perché scattasse una intesa profonda con Carla, un’amica che era entrata nella casa con me. Oltre a condividere il dolore per la morte improvvisa di quell’uomo, c’era da rimboccarsi le maniche; un amore molto concreto, per ordinare la casa e dare un aspetto dignitoso prima che arrivasse il sacerdote e quelle persone che in questi casi accorrono e si fanno presenti. Da quel giorno con Carla, con la quale ho condiviso quei momenti, si è instaurato un rapporto aperto e di stima. Ora ogni occasione è buona per dialogare; io cerco di ascoltarla e lei comincia a confidarmi i suoi problemi. Anna e Pino Flora abitano al Nuovo Salario, un quartiere periferico di Roma. Per favorire la conoscenza fra condomini e non solo hanno fissato un appuntamento ai giardinetti pubblici. Un pomeriggio si sono ritrovati in 64: diverse famiglie, una suora, un sacerdote, una signora irachena, una spagnola, un passante… Le persone arrivavano, ognuna con una vivanda che andava a completare i due tavoli preparati per la festa di quartiere. Era l’occasione per invitare quel vicino di casa, o quell’amico, o quella famiglia che abita sopra di noi, ecc. raccontano . Un giovane papà, venuto con la sua famiglia, ci ha raccontato la sua esperienza come militare in Kosovo, la signora irachena, in Italia da 4 mesi, era molto contenta della familiarità che trovava tra di noi. Una passante una signora che accompagnava i suoi due cani ci ha chiesto chi eravamo. Un gruppo di persone che cercano di uscire dalle proprie case per stare insieme, le abbiamo risposto. E lei: Che bello, ma posso proprio partecipare? Sono meravigliata e stupefatta in un mondo in cui tutti litigano non mi sembra vero. Si sono formati tanti gruppetti di persone che dialogavano. Oggi tanti si sentono soli e c’è il desiderio di uscire, di parlare, di essere ascoltati, di ritrovare le cose belle, e in questo clima si crea la reciprocità. Poi verso l’imbrunire qualcuno ha iniziato a far ritorno, qualcun altro ha preferito fermarsi ancora a casa nostra…. M. Chiara e Francesco Vitale invece, volendo trovare una scusa per mettere in rapporto gli abitanti del loro condominio, si sono inventati la festa dei 10 anni, tanti quanti erano quelli della loro permanenza nel palazzo. Grande la partecipazione e il coinvolgimento di tutti i coinquilini che hanno poi creato altre occasioni di socializzazione. E di episodi ce ne sarebbero tanti. Perché, anche in una grande città l’anonimato può essere superato. E il capitale sociale ricostruito e fatto fruttare.

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