Sud Sudan: il più grande serbatoio di migranti nel mondo

La visita di papa Francesco in Africa: continente della speranza dei popoli, ha riacceso le opportunità di riprendere il cammino di pace e riconciliazione tra le etnie Denka e Nuer. La visita del Papa in Sud Sudan, ha messo in evidenza una delle maggiori sfide contemporanee: le migrazioni.
Papa Francesco in arrivo al Mausoleo di John Garang a Juba, Sud Sudan, domenica 5 febbraio 2023. Foto: AP/Gregorio Borgia

Perché papa Francesco ha voluto visitare il Sud Sudan? Il Sud Sudan è al quarto posto nella lista di crisi degli sfollati più trascurati al mondo e rappresenta anche la più grande crisi di migranti e rifugiati in Africa. Negli ultimi sette anni i conflitti hanno causato 400mila vittime e oltre 2 milioni di sfollati interni. A questo si aggiungono le calamità e i cambiamenti climatici che hanno portato le persone a fuggire dalle proprie case in cerca di sicurezza.

Il lungo conflitto tra il nord e il sud del Sudan, conclusosi con l’indipendenza del Sud Sudan nel 2011, poi la nuova guerra civile nel 2013, hanno spinto milioni di sud-sudanesi a migrare. Tra i Paesi che ospitano il maggior numero di migranti sud-sudanesi ci sono l’Uganda e il Sudan; sono seguiti da altri stati limitrofi: Etiopia, Kenya e Repubblica Democratica del Congo. In Sudan, i sud-sudanesi vivono in campi profughi gestiti dal governo di Khartoum, in collaborazione con l’agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR), nelle regioni di White Nile, Kordofan e in modo particolare a El Obeid. Il permanere di una situazione con diffusi scontri violenti costringe periodicamente parte della popolazione a spostarsi all’interno del Paese, e ha attualmente portato il numero di sfollati a quasi 2 milioni. Questi sfollati interni sono rimasti nel loro Paese, senza casa, senza aiuti, senza nulla.

Il Sud Sudan è uno dei più grandi produttori di migranti e rifugiati del mondo ed è uno dei più grandi serbatoi del mondo di migranti che, prima o poi, prenderanno la strada verso la Libia e l’Europa. Degli oltre 3 milioni di rifugiati, il 60% sono bambini. Sin dalla sua nascita, il Sud Sudan è rimasto collocato tra i Paesi con il più basso indice di sviluppo umano: nel 2018 è stato classificato al 187° posto su 189 Paesi nella graduatoria di UNDP (Programma delle Nazione Unite per lo sviluppo).

La posizione geografica tra Africa e Medio Oriente fa del Sud Sudan uno strategico snodo commerciale. Si tratta di un’area cruciale per lo sviluppo di movimenti migratori interni ed internazionali in larga maggioranza costituiti da giovani e alimentati da conflitti, instabilità politica e dalle difficili condizioni. L’economia nazionale si fonda quasi interamente sul petrolio e l’assenza di diversificazione espone il Sud Sudan al forte impatto di dinamiche esterne.

I membri di un coro sventolano bandiere nazionali e cantano mentre Papa Francesco arriva per incontrare gli sfollati interni alla Freedom Hall di Juba, Sud Sudan, sabato 4 febbraio 2023. Foto AP/Ben Curtis

Le parole di papa Francesco agli sfollati, profughi e rifugiati

A gennaio 2022 erano circa 33mila le persone nei campi per sfollati interni nella capitale del Sud Sudan. «Qui perdura la più grande crisi di rifugiati del Continente», ha detto papa Francesco sottolineando la gravità della situazione che rende il Sud Sudan anche una delle peggiori emergenze alimentari a livello globale, con l’insicurezza alimentare e la malnutrizione che colpiscono i due terzi della popolazione e con le previsioni che parlano di una tragedia umanitaria che può peggiorare ulteriormente nel corso dell’anno. A complicare il quadro si è poi aggiunta la pandemia del Covid-19 che ha ostacolato la consegna degli aiuti umanitari internazionali da cui dipende metà della popolazione sud-sudanese, oltre alle nuove devastanti alluvioni nella regione del Grande Nilo Superiore nel 2020, che hanno aggravato l’insicurezza alimentare di almeno un milione di persone.

Movimenti di popoli, rifugiati, sfollati e vittime della guerra e dei cambiamenti climatici

«Il futuro non può essere nei campi per sfollati», ha affermato Francesco. E dopo aver ascoltato le loro storie ha espresso così la sua vicinanza: «Sono qui, insieme ai fratelli con cui condivido questo pellegrinaggio di pace per dirvi tutta la mia vicinanza. Sono con voi, soffro per voi e con voi». «Vorrei dirvi: siete voi il seme di un nuovo Sud Sudan. Siete voi, di tutte le diverse etnie, voi che avete patito e state soffrendo, ma che non volete rispondere al male con altro male». E ha ringraziato quanti «aiutano spesso in condizioni non solo difficili, ma emergenziali. Un Paese non può sopravvivere di sostegni esterni, per lo più avendo un territorio tanto ricco di risorse!»

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