Succede anche questo

La sorpresa di un incontro Quel ragazzo aveva lasciato la scuola. Invece … Una domenica, tardo pomeriggio. Cammino verso la casa di un’amica. Una bicicletta sopraggiunge dall’altro lato della strada. È un giovane, piumino addosso e cappello a falde flosce. Lo riconosco: un ex allievo. Ciao, e gli sorrido. Mi guarda stupito e vira verso di me. Mi ha riconosciuto! Certo, rispondo. Che piacere rivederla!. Scende dalla bicicletta, la appoggia al muretto di una casa, si toglie il cappello e mi allunga una mano. Mi ha riconosciuto!… . Non poteva essere diversamente. Avevo seguito con trepidazione la sua giovane vita sofferta. Aveva sì e no conosciuto i genitori, era stato cresciuto dai nonni che si erano poi anche separati e da una zia. Ragazzino intelligente, aveva avuto un primo approccio positivo con gli studi. Poi l’inquietudine, qualche voto negativo e l’autostima era diminuita. L’aspetto variava con l’animo: raster, jeans sfilacciati e tagliuzzati, borsa di pezza e, col cal- do, ciabatte ai piedi. Più tardi, capelli rasi a zero e nella borsa di pezza giornali e altri libri. Credevo in lui e glielo dicevo, ma lui rifiutava. Con i colleghi si cercava di aiutarlo, ma lui si irrigidiva. A fine del primo triennio della scuola superiore doveva sostenere un esame.Mi ero prefissata di prepararlo in classe, dandogli appositi esercizi. Lui mi guardava stupito, come se io non volessi capire che aveva chiuso con la scuola. Il giorno dell’esame mi cercò. Voleva scusarsi di non aver risposto ai miei tentativi di farlo recuperare: non aveva proprio voluto, ma mi ringraziava e prometteva che avrebbe ripetuto l’anno scolastico. Dopo essere andata in pensione, avevo saputo che aveva tentato, ma ancora senza successo. Ora me lo trovo lì, occhi sorridenti perché l’ho riconosciuto, che mi racconta i suoi ultimi tre anni di vita: aveva lavorato come muratore e studiato la sera, sostenendo come privatista l’esame per assistenti di comunità. Semplice diploma , dice. Ma un traguardo raggiunto, e adesso si è iscritto all’università. Lo tenta l’idea di poter insegnare. Sono contenta.Mi piace la possibilità che altri giovani possano attingere alla sua sorgente vitale, che ora scorre più quieta. Laura Adami, insegnante di lingue alle superiori – Verona Quanto sarebbe durata? Era capitato proprio accanto a lui quel ragazzo che tutti evitavano…. Dopo aver fatto conoscenza con i nuovi compagni di scuola, capii subito che quel Biondo che non guardava mai dritto negli occhi aveva modi così scostanti che nessuno lo avrebbe sopportato per molto. Riccardo aveva una strana maniera di esprimersi: preferiva alzare le mani al posto di parlare. Così venne presto isolato dalla maggior parte dei compagni. Io decisi di fare altrettanto, per evitare di litigare, e mi sedetti dall’altra parte dell’aula. Un giorno la prof di lettere decise di dare una nuova sistemazione di posto a tutti. E indovinate con chi andai a capitare? Proprio con lui. In un primo momento mi chiesi perché un simile flagello fosse successo proprio a me. Poi pensai alle cose che cerchiamo di vivere noi Ragazzi per l’unità.Mi ricordai del mio proposito di portare attenzione a tutti, proprio a tutti. Quindi anche a Riccardo, pensai. Da allora considerai in modo diverso il fatto di avere per vicino di banco un ragazzo tanto scomodo, che metteva continuamente alla prova ciò a cui più tenevo. Sapevo che le parole non sarebbero servite a niente con lui perché era un duro; se avessi provato a proporgli di cambiare atteggiamento verso me e i compagni, mi avrebbe preso per una specie di prete e non mi avrebbe dato ascolto. Anzi, forse, avrei ottenuto l’effetto contrario. Le prime volte fu un po’ dura mantenermi coerente alle mie convinzioni accanto a lui che mi incitava alla violenza, a prendermi le cose che mi piacevano, a far vedere a tutti chi era il più forte. Se io non reagivo come lui pensava, potevo sembrargli un vigliacco. Poi, piano piano – furono giorni, forse mesi – mi accorsi che i suoi occhi erano diversi. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, e guardando quelli di Riccardo mi accorgevo che stava cambiando, si stava calmando e continuava ad imparare… Ora che la scuola sta per finire, quasi mi dispiace che non saremo più insieme l’anno prossimo. Riccardo nel frattempo non sarà diventato Mister Simpatia, però non alza più le mani e non prende più in giro i compagni. Anche gli insegnanti non convocano più tanto spesso i genitori, come facevano all’inizio dell’anno scolastico. Spero proprio che anche lui possa conoscere altri amici che la pensano come me. Chissà! Ne sarei tanto contento. Andrea – Lentini (Sicilia) Durante l’ora di matematica Non che fossero ribelli, ma era difficile prendere in mano le redini di quella classe così esuberante…. Secondo il parere degli insegnanti, la mia classe era la più vivace del corso. Ma chi si trovava più in difficoltà era la prof di matematica, alle prime armi. Alcune volte, non riuscendo a mantenere la disciplina, era scoppiata in lacrime. Questo voleva dire per noi non fare lezione! Quando questo accadeva, vedevo i miei compagni contenti, e all’inizio lo ero anch’io. Però mi sentivo a disagio: le cose non potevano andare avanti in quel modo. Alla resa dei conti saremmo stati noi a rimetterci, ma anche la prof forse avrebbe perso il suo lavoro. Perché era brava, conosceva a fondo la sua materia, ma nessuno le aveva insegnato a tenere una classe di quindicenni scatenati. Così stava imparando a sue spese e, forse, anche alle nostre. Mi chiesi cosa fare in quella situazione. Non lo sapevo. Per fortuna, nella mia stessa classe ci sono altri due ragazzi con i quali condivido l’ideale del mondo unito, e quindi pensai di parlarne con loro. Insieme decidemmo di renderci attivi durante le lezioni di matematica. Ciò significava essere attenti, fare domande, ascoltare, rispondere ai quesiti della prof. In altre parole, partecipare alla lezione, e non soltanto subirla, magari facendo confusione. Questo nostro atteggiamento causò all’inizio un po’ di scompiglio: era un fuori programma che non si aspettavano. Con nostra sorpresa, invece, altri compagni presero a comportarsi come noi, così il nostro gruppetto cresceva… di ora in ora di matematica. E ciò che era ancora più stupefacente, la prof, sentendosi ascoltata, cambiò il suo metodo di insegnamento. Diventava sempre più leggero seguire le sue lezioni, e così anche quelli che disturbavano erano sempre meno. Marco – Torino

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