Stamina, si riapre il sipario

Ricostruiamo la vicenda delle cure ideate da Davide Vannoni e bocciate dalla comunità scientifica internazionale, mentre a colpi di sentenze si prova a scrivere un protocollo di cura per malati che vengono sballottati tra contrapposizioni ideologiche e spettacolarizzazione mediatica
Metodo Stamina - Audizione del prof. Davide Vannoni presso il comitato scientifico dell' ISS

La sentenza del TAR del Lazio del 4 dicembre 2013 accoglie il ricorso presentato il 27 settembre scorso dal professor Davide Vannoni, laureato in Lettere e Filosofia e fondatore della Stamina Foundation.

E' il nuovo capitolo della nota vicenda che vede contrapporsi la comunità scientifica, con le istituzioni sanitarie, ad un movimento di opinione di cittadini a favore dell'utilizzo della metodica targata Vanoni anche in assenza di un'evidenza scientifica della sua efficacia e sicurezza.

Le cure ai malati erano iniziate nel 2010 presso le strutture della Fondazione Stamina e, a partire dal 28 settembre 2011, venivano erogate presso gli Ospedali civili di Brescia. Ad aprile 2012 un'ispezione dell'Agenzia italiana del farmaco e dei NAS (il nucleo antisofisticazioni dei carabinieri) aveva individuato gravi pericoli di contaminazione nei preparati da iniettare ai pazienti, con il rischio di provocare infezioni e reazioni di rigetto.  Ecco perchè l'Agenzia del farmaco dispone la chiusura del laboratorio.

Le cure con il metodo Stamina proseguono comunque, per effetto delle sentenze di alcuni tribunali nazionali che accolgono le richieste dei malati.

Nel marzo 2013 un discusso decreto dell'allora Ministro della salute Balduzzi ha previsto la prosecuzione delle cure per i pazienti già in trattamento e lo stanziamento di fondi (3 milioni di euro) per la sperimentazione della metodica, scatenando una decisa reazione della comunità scientifica con una forte risonanza internazionale.

Ma a fine agosto, un Comitato Scientifico che doveva valutare la sicurezza dei protocolli ed individuare le modalità di esecuzione della sperimentazione ufficiale boccia all’unanimità il protocollo tardivamente inviato da Vannoni, dichiarandolo insicuro e privo di ogni fondamento scientifico.

La sentenza del TAR di mercoledì annulla questo parere, che ha comportato la sospensione della sperimentazione in ottobre, mettendo in discussione “l'obiettività' e l'imparzialità del giudizio” della commissione, composta anche da professionisti che  avevano espresso “forti perplessità” sulla metodica già prima dei lavori. Criticato anche il breve periodo di tempo in cui è stato raggiunto il parere unanime e la mancata presa visione delle cartelle dei pazienti curati presso gli Ospedali Civili di Brescia.

Il Ministro della Salute ha già annunciato la convocazione di una nuova commissione di esperti, anche internazionali, che superi il problema dell’imparzialità di giudizio alla luce dalle osservazioni effettuate dal TAR.

Oltre alle forti perplessità in merito allo svolgimento dell’intera vicenda, rimane l'amarezza di osservare il dramma dei pazienti e familiari, sballottati fra illusioni e speranze in una storia che sembra assumere sempre  più i contorni della contrapposizione ideologica e dello spettacolo mediatico.

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