Speranze e timori dalla riforma Fornero

Entra in vigore il nuovo testo sul mercato del lavoro. L’attesa per la decisione dei grandi investitori e delle aziende nel pieno della crisi
Fornero - Riforma del lavoro

È stato lo studio Chiomenti a Londra il più veloce di tutti ad organizzare un seminario sulla riforma del mercato del lavoro che il Parlamento italiano ha varato in tempi record. L’agenda, infatti, è stata sollecitata dal governo Monti in vista dello strategico Consiglio europeo di fine giugno.
Come riporta la cronaca finanziaria del Corriere della Sera, l’iniziativa del noto studio legale nasce per attirare nuovi investimenti dall’estero grazie alla reputation conquistata dall’Italia con la disciplina che prevede una maggiore flessibilità in entrata (assunzioni) e in uscita (licenziamenti). La sessione di studio, organizzata nel cuore finanziario della City, ha visto, in prima fila, la presenza di «banche d’affari, fondi di private equity e fondi sovrani: nomi prestigiosi come Merryl Linch, Morgan Stanley, Goldman Sachs o BlackRock». Nomi abbastanza conosciuti anche dal grande pubblico perché più volte citati come attori finanziari nelle vicende della grande crisi economica emersa dal 2007.
Il testo della legge Fornero è arrivato al voto finale della Camera grazie al lavoro di revisione effettuato, al Senato, da due relatori bipartisan d’eccezione, Tiziano Treu (Pd) e Maurizio Castro (Pdl). Il primo, giuslavorista di fama, autore nel 1997 del pacchetto di misure che hanno introdotto in Italia la flessibilità nel lavoro; il secondo, per lunghi anni direttore centrale delle relazioni industriali della multinazionale Electrolux-Zanussi.
 
Un certo scompiglio ha creato il nuovo presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che ha giudicato la riforma, senza mezzi termini, «una boiata» che non si poteva non approvare per via delle scadenze internazionali imminenti. Le parti sociali e quelle politiche hanno rilasciato, così, dichiarazioni sulle correzioni da apportare in tempi brevi. Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno concordato e steso un elenco di proposte che dovrebbe essere accolto. Ma un esperto della materia come Pietro Ichino, che apprezza il testo del governo Monti, fa notare come sono possibili, ormai, solo «degli aggiustamenti tecnici, che non alterano sostanzialmente l’impianto della riforma». Lo stesso Ichino registra il fenomeno («piccolo giallo») del rallentamento del numero dei licenziamenti negli ultimi tre mesi che precedono l’entrata in vigore della riforma Fornero, prevista per mercoledì 18 luglio 2012. Da questa data inizierà, dunque, il periodo di osservazione sugli effetti reali del complesso della nuova normativa.
 
Il periodo estivo non è affatto un periodo morto per le aziende. Anzi. È il momento di elaborazione e messa a punto delle strategie di medio periodo. Secondo l’Osservatorio sulla cassa integrazione della Cgil, a fine giugno 2012, «il totale di ore di cassa integrazione è stato pari a 523.761.036, con un incremento sui primi sei mesi del 2011 pari a 3,16 per cento». Secondo la fonte del sindacato si tratta del «segnale inequivocabile di come il sistema produttivo non si attenda, a breve, una ripresa produttiva». Come a dire che la riforma potrebbe trovare applicazione immediata degli aspetti meno incoraggianti.   
 
Un plauso deciso alla nuova normativa del lavoro italiana è arrivato dall'Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico tra i Paesi più sviluppati, che nel momento in cui annuncia il dato drammatico dell’esistenza di 47,7 milioni di disoccupati nell’area dell’euro, pronostica un’inversione di tendenza, in Italia, grazie alla nuova disciplina promossa dal ministro del lavoro Fornero: «Se sarà immediatamente e completamente applicata, le misure contenute nella riforma possono ridurre significativamente la segmentazione del mercato del lavoro». Già a marzo 2012, il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, aveva previsto l’esito incoraggiante della riforma del lavoro che «completerà altre iniziative, come la riforma delle pensioni e le liberalizzazioni, e dovrebbe consentire all'Italia di accelerare la creazione di posti di lavoro, far scendere la disoccupazione e rafforzare la crescita di lungo periodo». 
   

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