Son tornati i lupi

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Per avvistarlo non basta l’uscita notturna (1), frequenta gli stessi areali del capriolo, in genere la sua preda preferita, ma è di gran lunga più raro e ancor più schivo. Ciò nonostante nell’immaginario collettivo è molto più conosciuto dei cervi, dei daini e degli altri animali del bosco. È forse grazie alle favole di Cappuccetto rosso, dei Tre porcellini e di altri cartoni che la sua notorietà si è ulteriormente accresciuta. Ma la rappresentatività più caratteristica attribuitagli dall’uomo ha origini molto più antiche. Saranno state certamente le razzie di greggi dei primi pastori ad individuarlo fin dagli inizi, facendone il simbolo della ferocia. Questo affascinante inquilino delle foreste è presente nell’areale più esteso dell’emisfero settentrionale, dal Nord America fino all’Eurasia. Proprio la cattiva fama di cui era stato malauguratamente investito lo aveva drasticamente ridotto a pochi esemplari alla fine degli anni Settanta. Ciò soprattutto a causa della persecuzione attuata nei secoli con tutti i mezzi, dal fucile alle tagliole, ai bocconi avvelenati. Estinto in tutta l’Europa centrale e settentrionale, rimaneva in residue popolazioni sui Pirenei, nel nostro Appennino centro-meridionale e nelle foreste dell’est. Poi in silenzio e col fare furtivo e misterioso che da sempre lo caratterizza, un po’ sulle orme della ridiffusione sul territorio dei caprioli e di altre sueprede preferite, ma soprattutto grazie a un maggior rispetto riconosciuto agli animali in pericolo di estinzione, ha ricolonizzato la nostra penisola. E oggi è presente con continuità dall’Aspromonte alla Valle d’Aosta, stanziando in particolare lungo le dorsali dei territori montani. Qualcuno se n’è accorto? Qualche allevatore forse sì; l’indole di predatore insita nel suo dna non si è scalfita nel tempo. Il cibo a disposizione nel facile approdo degli ovili, senza dover rincorrere con affanno per molti chilometri gli animali selvatici, rimane sempre un invito molto allettante. Ma nonostante ciò il lupo si è reimpadronito del compito, pur sempre assegnatogli fin dal principio da madre natura: quello di controllo delle popolazioni di erbivori, che è tipico dei grandi predatori. Per la sua presenza discreta passa inosservato; la funzione che svolge, però, è preziosa. Rimane il fascino dell’aura di sinistro mistero che da sempre lo accompagna. Una componente che si rapporta col nostro immaginario, forse indispensabile, se non altro per abituarci a trattare le cose della vita con la dovuta prudenza. UN TEMUTO PREDATORE È specie di grande adattabilità. Frequenta quasi tutti gli habitat dell’emisfero nord ad eccezione dei deserti aridi, dei picchi montuosi più elevati e dei ghiacci perenni. In Italia preferisce le zone densamente forestate soprattutto in relazione alla scarsa presenza dell’uomo. Si nutre di mammiferi selvatici e domestici, ma anche di ciò che può essere comunque commestibile: da carcasse, a rifiuti, a frutta. Vive in piccoli gruppi familiari (2-7) a bassa densità (1-3 individui/100 kmq). I giovani che lasciano il branco sono capaci di spostarsi anche di centinaia di chilometri. Sono noti casi di esemplari delle Foreste casentinesi ritrovati sull’appennino emiliano, o dello stesso appennino rinvenuti sulle alpi francesi. La popolazione italiana è stimata sui 400-500 individui. Viene comunque ancora abbattuto illegalmente soprattutto a causa delle sue predazioni sugli animali domestici. Gli allevamenti in zone di presenza del lupo andrebbero supportati con efficaci misure di prevenzione e di risarcimento danni. È oggetto di attenti studi specie nei parchi e nelle riserve naturali. Tali ricerche si avvalgono di censimenti delle tracce o delle orme lasciate al suo passaggio o di risposta territoriale all’ululato riprodotto con fonodiffusori. Altre volte si avvalgono del controllo, anche satellitare, degli spostamenti di individui muniti di radiocollare.

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