Scopri il nuovo numero di Ekklesia: La sfida della generatività

Si parla spesso di “fine della Christianitas” in Europa, a significare il tramonto di una secolare configurazione del cristianesimo che, venendo meno, sembra portare via con sé anche i contenuti del cristianesimo stesso. Invece no, in tempi di crisi si risvegliano energie assopite e la Chiesa si rigenera dalla vita della Parola.
Una delle qualità costitutive della vita ecclesiale che stiamo riscoprendo è quella della generatività, concetto che si va facendo strada nelle scienze umane ma che si può applicare anche all’ambito ecclesiale. La parola già esprime molto: che genera vita, che produce frutti…. Ma come arrivarci?
Il presente numero di Ekklesía parte, appunto, dalle scienze umane per scoprire cosa c’è sotto questo nuovo approccio socio-antropologico della realtà; attraverso riflessioni ed esperimenti concreti, arriva poi a enunciare alcune caratteristiche di una pastorale generativa.
- Silvia Cataldi, professoressa associata di sociologia all’Università La Sapienza (Roma), evidenzia come la generatività stia diventando una parola chiave in tutte le sfere dell’agire umano, e ne illustra alcune sue applicazioni in ambito sociale.
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Carlos Gomes Esteves, argentino, psicoterapeuta e docente di psicologia, parla dello “stadio” dello sviluppo psicosociale che si può considerare “generativo” e che in genere corrisponde soprattutto all’età adulta, mettendo in evidenza le condizioni che aiutano a viverlo in pienezza.
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Nella vita ecclesiale, secondo Jesús Morán, filosofo e copresidente del Movimento dei Focolari, la generatività comporta il passaggio da una mentalità “quantitativa” a un approccio di vicinanza e di rapporti che portano a una trasformazione; mentre Christian Hennecke, ormai conosciuto dai nostri lettori per i suoi contributi innovativi, ci parla della “pastorale d’engendrement” (pastorale della gestazione), nata in Francia una ventina di anni fa e ora già applicata in diverse diocesi.
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Seguono alcune testimonianze: l’esperienza di Chiara Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti, nata dalla ricerca del riscatto del “popolo della notte”; le testimonianze di don Andrea Celli, parroco a Roma, e di don Martin Piller, parroco a Zurigo; la prassi della scuola dell’infanzia Raggio di Sole in Slovenia. Differenti non solo i contesti, ma anche gli approcci, eppure tutti basati sulla vita del Vangelo e sulla prossimità, con risvolti incoraggianti per la vita delle comunità.
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Non mancano ulteriori esempi di buone pratiche: dal programma internazionale Living Peace, a dieci anni dalla sua nascita, raccontatoci dall’iniziatore, Carlos Palma; al percorso di Luca Bondi, fondatore di una associazione messasi al servizio della comunità; ad un’esperienza di vita in comune di tre sacerdoti a Milano.
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Tra i tanti testimoni che potrebbero essere presentati, questa volta abbiamo scelto Desdmond Totu, vescovo anglicano del Sud Africa e premio Nobel per la pace nel 1984; Charles de Foucauld, che ha visto condiviso il suo carisma solo “post mortem”, appena canonizzato da papa Francesco, e sr. Antonia Moioli, delle Suore del Bambino Gesù, che ha saputo vivere in profondità il carisma del suo fondatore con la passione per l’unità.
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