Reciprocità

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La comunicazione d’oggi vive una grave forma di schizofrenia: c’è la comunicazione interpersonale da una parte e quella mediatica dall’altra. Tra le due una cesura. Gli studiosi di Scienze della comunicazione, i semiologi, i massmediologi, troppo spesso ritengono che si debba trattare la comunicazione mediatica indipendentemente da quella che si stabilisce tra le persone. Ebbene, Chiara con la sua vita e con il suo pensiero ha voluto dire alla società globalizzata che, al contrario, la comunicazione mediatica deve costantemente guardare alla comunicazione interpersonale per mantenere il suo vero scopo, che è quello di contribuire alla coesione sociale, a fare del mondo un luogo vivibile, più unito, più fraterno. Un esempio? Negli anni Novanta inventò quello che in seguito venne definito Collegamento Ch (Ch sta per Svizzera, dove cominciò questa avventura mediatica, ma, ovviamente, anche per Chiara). Si trattava dapprima di telefonate con alcuni suoi stretti collaboratori che si trovavano in Italia. Poi l’iniziativa si espanse in tutto il mondo, diventando una sorta di radiogiornale in diretta per le comunità del movimento. Infine, il Collegamento Ch è diventato negli ultimi anni televisivo. Dura circa mezz’ora, e propone notizie e spunti spirituali, comunione, insomma, comunicazione vera. Riunisce ogni volta decine di migliaia di persone, forse anche centinaia. Quest’iniziativa – per anni curata da Annapaula Meier, una delle sue più fedeli collaboratrici, che è stata accanto a Chiara anche e soprattutto negli ultimi anni di malattia – è un piccolo esempio della forza profetica delle intuizioni di Chiara in campo comunicativo. C’è in effetti in questo strumento l’immediatezza del collegamento, la contemporaneità dell’avvenimento vissuto insieme; c’è la reciprocità della comunicazione, il va e vieni del messaggio, c’è una reciprocità basata sull’ascolto e sulla condivisione, sul dono; c’è la mondializzazione, che Chiara ha coltivato da sempre, molto prima che diventasse un leit-motiv della sociologia e della massmediologia; c’è anche l’uso delle tecnologie più avanzate, i satelliti e il digitale. C’è il binomio silenzio/parola che è uno dei capisaldi della comunicazione, di qualsiasi comunicazione. Un binomio che per Chiara trova i suoi modelli nientemeno che in Gesù abbandonato – la pupilla dell’occhio di Dio, attraverso il quale si può guardare con amore al mondo – e Maria ai piedi della croce, Maria tutta rivestita di Parola. Con questi modelli, anche migliaia di giornalisti e di comunicatori si sono avviati sulla via di una comunicazione mediatica fraterna e reciproca.

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