Quando un editore si “converte”

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Di testimonianze su queste colonne siamo esperti, sin da quel lontano 1956 in cui uscì il primo numero di Città nuova: correva un’epoca in cui la pratica di “raccontare la propria vita” era vista con grande diffidenza, sia negli ambienti ecclesiali che laici. Oggi la pratica è invece patrimonio comune della società e della chiesa, fortunatamente. Ancor oggi, poi, una sezione del nostro magazine è dedicata proprio al racconto delle esperienze di vita di uomini e donne del nostro tempo. Ed è quindi con una certa curiosità che mi sono accostato a questo volumetto dalla discutibile copertina vagamente new age, ma dal titolo inequivocabile: Conversione. Una storia personale (Mondadori, Milano 2002, pp. 170, 10 euro). Leonardo Mondadori – mi si perdoni questo ricordo personale, visto che siamo in tema di testimonianze – mi aveva preannunciato con una certa emozione l’uscita del libro in quel di Assisi, nell’attesa dell’inizio dell’incontro tra rappresentanti di religioni diverse promosso dal papa nel gennaio scorso. Lo avevo scorto in un angolo di piazza San Francesco, con un biglietto ordinario. Mi aveva colpito il fatto che non avesse fatto valere il proprio nome per superare le transenne del parterre delle autorità: “L’importante è essere qui col papa per la causa nobile della pace”, aveva commentato. C’era nel suo sguardo una mitezza – non una rassegnazione – che da sola diceva una vita interiore ricca, l’assenza del bisogno di apparire, la fiducia nella provvidenza, l’ingenuità (conquistata) del bambino evangelico. Le stesse che ho riscoperto nelle pagine del libro scritto da Messori, dopo una convivenza di tre giorni nella villa pugliese del presidente della casa editrice più nota e importante d’Italia. Mondadori racconta la sua conversione, che partì una decina d’anni fa da una vita “ricca e sregolata”, grazie all’incontro con un “ingegnere” dell’Opus Dei, una persona squisita e sempre allegra, il cui nome, nel corso della presentazione del libro a Roma, a Palazzo Altemps, è stato svelato: Giuseppe Corigliano, responsabile delle relazioni esterne dell’Opera. E poi il confronto con una vita senza regole e senza freni, la ricerca di una serenità interiore, la lotta per la purezza (sì, proprio così, il grande Leonardo Mondadori non ha timore di svelarsi nelle sue difficoltà più intime), i rapporti riconquistati con i figli, l’approdo ad una fede assolutamente ortodossa, quella del catechismo per intenderci, senza sconti né aggiustamenti, il tumore e le domande sul senso della vita. Un “mettersi in piazza” che non può comunque lasciare indifferenti, al di là del giudizio che ogni lettore potrà esprimere sulla vicenda. Vittorio Messori racconta certo la conversione dell’amico editore, ma anche la sua propria conversione, in un va e vieni che può lasciare perplessi, ma che conferisce al libro un’andatura insolita e stimolante. Certo, qua e là verrebbe voglia di trovarsi di fronte al puro racconto della conversione di Leonardo Mondadori, anche se magari espresso con un minor talento letterario… Fa piacere comunque che Messori citi C.S. Lewis, ed uno dei racconti più belli mai scritti di una conversione: Sorpreso dalla gioia. Anche Mondadori è ora un uomo gioioso; perché, come scriveva Ilario di Poitiers, si è “messo in cerca del senso della vita”.

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