Quali riflessi nel vivere comune?

Nelle relazioni personali si vive l'incontro col Dio vero.
Volontariato

La modernità ha già respinto i tanti volti di Dio, magari perché caricature e non espressioni vere di lui. Ha bisogno dunque di incontrare il Dio vero che Gesù rivela quale Amore. Però la modernità, proprio perché delusa e diffidente, proprio perché affievolita dalla dimensione della gratuità, dell’accoglienza e della bontà, sottopone l’amore alla verifica dell’autenticità. È difficile oggi barare.

La testimonianza di coloro che credono all’Amore o è intrisa di amore o non è. Il Concilio richiama con forza i cristiani ad una testimonianza credibile. Ed ecco la novità: «A rivelare la presenza di Dio contribuisce, infine, moltissimo, la carità fraterna dei fedeli, che unanimi nello spirito lavorano insieme per la fede del Vangelo e si mostrano quale segno di unità» (GS 21).

Dio si manifesta nel mondo per quello che è, ossia bontà, misericordia, amore, attraverso uomini e donne che vogliono essere di lui presenza. Gli uomini sofferenti e oppressi, disincantati e smarriti hanno bisogno e bramano di sentirsi toccati, riscaldati, illuminati da un raggio di questo Amore. L’illuminazione degli inizi della esperienza di Chiara Lubich e del movimento si rafforza nel tempo, anche dinanzi alle mutate situazioni: «Dio Amore, credere all’amore, rispondere al suo amore amando, sono i grandi imperativi di oggi. Sono l’essenziale che l’attuale generazione attende. Senza di esso il mondo minaccia di correre per poi sbandare, come un treno fuori binario. Scoprire o, meglio, riscoprire che Dio è Amore è la più grande avventura moderna».

Diceva spesso Igino Giordani: «La crisi del nostro tempo si deve a tanti motivi, che si riassumono in uno: penuria d’amore. Cioè penuria di divino. E se tocca a noi darlo, ché Dio lo effonde per il tramite nostro, noi lo diamo come Chiesa…».

Nelle relazioni personali, nell’incontro con l’altro, l’amore deve essere disinteressato, gratuito. E qui non è necessario richiamare quanto l’arte di amare, abc che abbiamo imparato dalla “maternità” di Chiara, ci renda equipaggiati alla testimonianza.

Nella vita comunitaria possediamo un bagaglio di attrezzi non indifferente: una spiritualità dell’unità che è in grado di coniugare la comunità e il singolo, che esprime l’unità e la distinzione, che esige una relazionalità trinitaria; una pedagogia umano-divina per ottenere questo obiettivo attraverso gli “strumenti” nati dallo Spirito e dall’esperienza di Chiara.

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