Plotino ai Remainders
Anche un attore intelligente e colto come Roberto Benigni c’è cascato: volendo fare a tutti i costi una battuta su Plotino, mentre giocava sul ping-pong onomastico Platone-Plotino, ha detto che, con quel nome, non poteva essere che un minore. Al liceo gliel’hanno evidentemente propinato come tale. E invece la possente, e commovente, ascesa al Padre (proprio così chiama l’Uno) del filosofo morto a Roma, dopo avervi tenuto scuola per 26 anni, nel 270 d.C., è l’ultima grandiosa costruzione della filosofia greca antica, dopo quelle di Platone e di Aristotele, da parte di uno dei suoi massimi geni. Ma la realtà fa battute ancora più ingiuste e amare. Se andate ai Remainders, che io frequento abbastanza spesso, vi trovate in uno scaffale una buona parte della filosofia, antica soprattutto, a prezzi stracciati. Eccolo Plotino, in ottima edizione-traduzione (testo greco a fronte), in formato da volume di enciclopedia, 1600 pagine in ottima carta e stampa, prezzo originale (era già quasi un regalo) 34 euro, con sconto del 50 per cento, 17. Con 17 euro potete andare solo in pizzeria, o in un modesto teatro, più no che sì in curva allo stadio. A questo, siamo. Qualsiasi sciocchezza griffata costa più di Plotino – che diceva: Spogliati di tutto -, un pranzo al ristorante surclassa il rifondatore della metafisica in senso spirituale e mistico, ogni chiasso massmediatico irride al silenzio ineffabile della pienezza suprema a cui egli, invitato, ci invita. Il fatto è che quella pienezza è libertà, e invece la nostra società promette vuoto appagamento (per il più anche falso o adulterato) solo agli schiavi del suo sistema. Anche alla filosofia, se non vuole stare al guinzaglio de la scienza – la presuntuosa monopolista – del pensare, come se non esistessero storia, filosofia, teologia, letteratura – non restano che i Remainders. Chi, oggi, credente o non credente, sente il bisogno di un pensare non conformista e/o di una fede pensata, può trarre da queste note alcune riflessioni utili sul presentefuturo della cultura, messa in pericolo non dai Remainders, che sono solo campanelli d’allarme e ottime occasioni purtroppo determinate della svendita culturale, ma dalle scuole che funzionano poco, dalle università sprofondate nel tecnicismo, dal bla-bla pseudoculturale di tutti i salotti e le passerelle, politici ovviamente, che surrogano e caricaturano l’autentico lavoro del pensare; che è esigente, faticoso, solo intimamente gratificante. E così, gloriose bandiere false della cultura vengono sventolate dall’ignoranza, anche quella scientifica, contenta di sé, accompagnata, come ho già scritto, da mediocrità, banalità e volgarità, il quadrato magico in cui tutto il negativo si tiene; e credendo di pensare si esclama, ci si atteggia, si assevera, si ripete, si scimmiotta il sapere e anche la bellezza, mentre Plotino, parlando ben al di là delle apparenze, indica: la bellezza, ecco la vera realtà. Poiché tutto, dice, aspira a una contemplazione e mira a questo fine, viventi dotati o no di ragione, e la natura che è nelle piante e la terra che le genera. Ma per contemplare ci dev’essere l’intimo silenzio, sia quando si agisce sia quando si è in quiete. È la contemplazione stessa – dice Plotino da genio grandissimo – che crea, in senso discendente la natura visibile, in senso ascendente il nostro ricongiungimento invisibile all’Uno, desiderio di tutti e di tutto. Al di fuori della rivelazione cristiana, e successivi sviluppi, cosa di più grande si poteva pensare e dire – per poter poi finire nei rimasugli (remainders) dell’addormentata coscienza culturale di noi poveri furbi?