Per una nuova aurora

Sotto le volte ombrate del duomo, alto sulla scala, Bartimeo (l’attore Giovanni Scifoni) grida la sua fiducia: Egli libererà il povero che grida/ il misero che non trova aiuto…. È la conclusione di oltre due ore di pellegrinaggio metaforico – ma reale per l’anima – con cui i settemila hanno rivissuto il cammino dei Magi verso Betlemme. Sono arrivati dall’immensa diocesi, liberi nelle loro fogge giovanili, e sono fioccati fra le navate. Nevicata degli spiriti quasi impercettibile, respiro anche fisico, mentre fuori l’afa imperversa. Loro paiono non sentirne il peso. Nuovi magi del ventunesimo secolo, si preparano a Colonia con una veglia che mai, in tanti secoli, la cattedrale milanese ha visto così pregnante di un linguaggio artistico che si è fatto simbolo di preghiera unanime. Accorata, ordinata. Il silenzio pesa, il canto sale per le volte, lo spettacolo – perché di esso si tratta anche – alterna sul proscenio del presbiterio, in una scenografia essenziale, tra coni di luce, d’ombra e di colori forti, canti e recitazioni che dicono dolore, ricerca, spasimo, invocazione, fiducia. Anche così oggi pregano i giovani del Terzo Millennio, insieme ai loro preti e al loro vescovo. La sobrietà lombarda elimina ogni retorica. Don Andrea Ciucci introduce lega e chiude con naturalezza. Sulle note di Emmanuel, l’arcivescovo Tettamanzi apre la veglia chiedendo la luce per contemplare il Cristo. Ecco allora Bartimeo, giovane del nostro tempo inquieto, che sul salmo dell’esilio babilonese, piange: Dio mio perché mi hai abbandonato?. La catena è pesante, voci d’intorno non incitano alla speranza. Canta, Ciro del complesso Gen Rosso – animatore della serata – fino a quando fingerai di non sentire …, rivolto a un Dio che si sa capace di tenerezza. L’uomo è soffio, pellegrino sulla terra. Lo ricordano altre note, altri momenti recitativi con punte drammatiche – come un soffio, l’uomo cos’è?, canta angosciata Chiara Grillo – per giungere, parola dopo parola, tra invocazioni e risposte della folla giovanile, ad una certezza: l’uomo è poco meno degli angeli, nel deserto una strada verrà aperta! Parole antichissime, secoli che rimbombano ancora, perché l’uomo ha sempre bisogno di sapere chi sia, dove vada, di ancorarsi ad una speranza certa. Gli occhi intensi dei giovani, che non si muovono un attimo, attirano, si direbbe risucchiano questa risposta. Scenderà come la pioggia sull’erba arida, essa, la speranza, perché questo è un Dio di cui ha sete l’anima. C’è una sintonia che fa rabbrividire fra quel che vien detto, recitato, cantato presso il grande altare maggiore e i sentimenti più autentici della folla, che non è più tale, ma un gruppo saldo, tenace, che sa di stringersi intorno a Qualcuno che non delude. Nel vangelo, tutti noi – Bartimeo mendicante del secolo – avvertiamo di incontrarlo. Come il cieco, abbiamo la vista: vedere o rivedere è qualcosa che può cambiare la vita. Insisterà su quest’incontro il commento del cardinale, puntando lo sguardo interiore sull’andare dietro a un personaggio – il Cristo – che ancora passa e vuol esser trovato. Con lui la notte si rischiara, dice una canzone. Ha senso allora questa veglia, que- sto attendere non è stato vano. Voglio svegliare l’aurora, esplodono tutti, il Gen Rosso insieme ai giovani e al coro diocesano diretto da don Luigi Perduca. Se la metafora del pellegrinaggio in forma di spettacolo è compiuta, allora a questo punto ha senso che il cardinale consegni il mandato ad alcuni volontari – giovani per lo più – insieme alla bandiera della Gmg 2005, segno dell’impegno preso e della spinta missionaria che li deve contraddistinguere. Cinque ragazzi tedeschi li accoglieranno nelle loro case, ed è giusto. Ambrogio, grande vescovo milanese, non era forse originario di Treviri, in Germania? Si legano così passato presente e futuro fra queste arcate gotiche. Le ombre si distendono, si continua a cantare sull’onda di un sentimento di gioia serena. Ma prima don Palo Giulietti della Cei, con la schiettezza che piace ai giovani, li mette in guardia dal non lasciarsi scippare la Gmg dalle proprie sicurezze di credenti o dall’insicurezza di chi ancora è in cerca, dal saper tutto o dal pensare l’evento di Colonia come una parentesi, mentre è un incontro destabilizzante con Qualcuno che ti cambia la vita. È ormai notte quando la folla giovanile, lesta e delicata com’è entrata, se ne esce, disperdendosi sul piazzale in gruppuscoli, la felicità sul volto di chi è appagato. Mai avrei immaginato una cosa così bella, dice una milanese doc. Una volta tanto bellezza e verità si sono incontrate, verrebbe da dire. Ma non è questo che vogliono giovani, come secoli fa uno di loro, Agostino, un immigrato che proprio qui ha cambiato vita. Lui che affermava: Chi canta, prega due volte. A Milano, quest’osservazione si è fatta realtà. Ora, Bartimeo che hanno cercato la luce, la ritroveranno a Colonia.

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