Il Paradiso di Simone Cristicchi

Dalle tenebre alla luce. Un originale viaggio interiore, personale, come un cammino iniziatico, con la guida dei versi della Commedia di Dante Alighieri e altri pensieri sul nostro tempo, attraverso musica e parole. Alla Festa del Teatro di San Miniato.

Entra con una lanterna in mano. Una luce fioca che illumina appena la scena con tre colonne doriche ai lati. Prima del suo ingresso avremo visto proiettate immagini di natura, di paesaggi grandiosi e altri devastati. Il nostro mondo. Segue un breve prologo con i versi delle prime terzine del Paradiso dantesco: «La gloria di Colui che tutto move per l’universo penetra, e risplende in una parte più e meno altrove…». E subito dopo aggiunge: «Il mondo è una briciola di pane sulla tavola dell’universo, e ti tremano le gambe, e ti fa sentire perso, oppure eterno…».

Seduto a una piccola scrivania, comincia a scrivere una lettera: «Caro Dante, sono passati più di sette secoli da quella primavera del 1300, dove collocasti il tuo viaggio nei tre regni dell’aldilà. E il mondo, apparentemente, non è più lo stesso…». Inizia così il suggestivo viaggio di Simone Cristicchi Paradiso, dalle tenebre alla luce nella grande piazza del Duomo di San Miniato (Pi), spettacolo commissionato dalla Fondazione Istituto Dramma Popolare per la LXXV Festa del Teatro di San Miniato, scritto in collaborazione con Manfredi Rutelli.

Va detto subito che non si tratta di un’ennesima lectura dantis per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta; ma, per definizione dello stesso autore, di una sorta di musical. Non c’è l’imponente architettura della Cantica, né gli incontri con i suoi personaggi. C’è lo stesso Cristicchi, in prima persona, con tutta la cifra stilistica ed eclettica dell’attore, cantante, scrittore che conosciamo, in un viaggio interiore in cui, con fare colloquiale, si addentra nella sua personale selva oscura, «per rendere testimonianza – così scrive – di ciò che di “misterioso” è accaduto nella mia vita». Testimonianza che, grazie ai versi memorabili di Dante declinati nel presente, insieme a episodi di vita vissuta, si fa universale, ponendo domande e riflessioni che riguardano l’essere umano e il nostro tempo. E quella “nostalgia d’infinito”, che abita nell’uomo e della quale Cristicchi si fa cantore. Mentre cerca una parola per cominciare a dire qualcosa di tutto questo, un foglio svolazza nell’aria. Lo insegue, e intona la sua prima canzone Cerco una parola «una parola potente, che abbracci il creato e protegga la gente».

Ne seguiranno altre di canzoni, tra un racconto e l’altro, accompagnate dalle folate musicali dell’Orchestra Oida di Arezzo che avvolgono palco e platea. Il viaggio poetico di Cristicchi intorno al significato di “paradiso” scaturisce dalla riflessione, in un capitolo, su un fatto storico: quello del Golden Record, il disco della Nasa inviato nello spazio nel 1977, dove sono state incise miriadi d’informazioni su ciò che, al tempo, si riteneva valesse la pena di “testimoniare” di bello del nostro mondo a dei probabili abitanti di un altro pianeta. Una capsula del tempo, nella quale “salvare” la bellezza terrestre. Perché «Ognuno di noi – spiega Cristicchi – lascia una traccia nel mondo, il suo personale tentativo di raccogliere quanta più bellezza possibile».

Nell’esplorare il concetto, comune a tutte le culture, di Eden, partendo dai vichinghi, dai greci, dagli ebrei e così via, non mancano nello spettacolo riflessioni scomode citando il pensiero di mistici e di teologi come Guidalberto Bordolini, don Luigi Verdi, Vito Mancuso, o le provocazioni del monaco benedettino Willigis Jäger col suo “risveglio della consapevolezza”. Poi aggiunge come immagina lui il Paradiso, cantando che «…è pieno di bambini che volano sugli aeroplani, e tirano palle di neve agli adulti che non hanno ali. È pieno di migranti che sono annegati in mare. Hanno avuto una galassia intera dove abitare. È pieno di barboni morti di fame e di freddo. Sono i padri dei viaggiatori, dall’alto adesso li proteggono». Canta Le poche cose che contano, perché «…sono le poche cose che servono, quelle poche cose che restano».

E arriva, mite e appassionato affabulatore, al commovente ultimo canto del Paradiso recitato tutto d’un fiato, facendolo prima precedere dalla preghiera di san Bernardo alla Vergine Madre. Ad accompagnarlo è un forte vento che, dopo un brevissimo acquazzone nella calda notte di San Miniato, s’alza all’improvviso aggiungendo (quasi predisposto appositamente per lo spettacolo) sacralità a quelle potenti parole poetiche.

 

PARADISO. DALLE TENEBRE ALLA LUCE

scritto da Simone Cristicchi in collaborazione con Manfredi Rutelli

musiche di Valter Sivilotti, Simone Cristicchi

canzoni di Simone Cristicchi

videoproiezioni Andrea Cocchi, disegno luci Rossano Siragusano,

Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Accademia Perduta Romagna Teatri, Arca Azzurra, Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato

 

Tournée

Dal 23 al 28 Luglio – San Miniato (PI) – Piazza Duomo – con Orchestra OIDA di Arezzo

29 Luglio – Chiusi Della Verna (AR) – Santuario Francescano – con Orchestra OIDA di Arezzo

30 e 31 Luglio – Forlì – Arena San Domenico – con Orchestra MADERNA di Forlì

1° Agosto – Faenza (RA) – Piazza Nenni – con Orchestra MADERNA di Forlì

3 Agosto – Follonica (GR) – Arena Leopolda – con Orchestra Sinfonica Città di Grosseto

4 Agosto – Pistoia – Fortezza Santa Barbara– con Orchestra OIDA di Arezzo

6 Agosto – Chiusi (SI) – Piazza Duomo

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