Papa Luciani, uomo di preghiera e di ascolto

Il 4 settembre viene beatificato papa Giovanni Paolo I. Nel corso della conferenza stampa di presentazione viene ricordato da alcune testimonianze di chi lo ha conosciuto da vicino
Papa luciani
foto publifoto - LaPressecronaca1978 - roma Papa Giovanni Paolo I

«Uomo di preghiera assidua e profonda, di attento ascolto e capace di sostegno umano e spirituale, come pastore di sacerdoti e di popolo di Dio, dotto e preparato come maestro della fede e buon comunicatore della Parola di Dio, amico e fratello dei sacerdoti, visitatore dei malati e catechista impareggiabile. Di papa Luciani metterei in evidenza tre caratteristiche: sacerdote che pregava, che viveva poveramente e che si sentiva bene con la gente». Così il cardinale Stella, postulatore della causa, descrive Albino Luciani nel corso della conferenza stampa di presentazione della sua beatificazione. «Un papa che in poco più di un mese aveva conquistato il cuore di credenti e non di tutto il mondo».

Chi lo ha conosciuto, ricorda la familiare semplicità con cui incontrava ogni persona, la serenità che trasmetteva a ciascuno. Mentre la Diocesi di Belluno-Feltre, che gli ha dato i natali, si unisce alla gioia della Chiesa universale per la beatificazione che avrà luogo il 4 settembre 2022, vengono alla luce episodi della vita, aneddoti di una quotidianità vissuta nel completo abbandono nelle mani del Signore che lo aveva chiamato ad essere sacerdote, vescovo e, infine, papa. Don Davide Fiocco, sacerdote della sua Diocesi e membro della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, racconta come nel 2003, aprendo il Sinodo diocesano, l’allora vescovo mons. Savio invitò i fedeli a «riscoprire la santità fiorita tra le sue vallate, in modo particolare il cammino di “don Albino” – come ancora è chiamato – che era la più evidente testimonianza».

Un invito quanto mai attuale, cui fanno eco le testimonianze della nipote Lina Petri e di suor Margherita Marin, delle Suore di Maria Bambina, assistente presso l’appartamento papale durante il mese di pontificato di Giovanni Paolo I.

La nipote Lina, ricorda la sua affabilità, il «saluto benedicente» con cui era solito concludere le cartoline inviate alla famiglia, i suoi racconti sugli anni della seconda guerra mondiale: «Nel corso di quegli anni terribili dell’occupazione, dei rastrellamenti, so che lo zio si era adoperato a Belluno anche a nascondere persone in pericolo, ebrei». Con l’animo sereno, la invitava anche a non temere l’ultimo momento della vita, ma ad essere vigilanti: «Bisogna stare sempre pronti, perché la morte può venire in qualunque momento: “L’importante l’é sta semper col Signor” mi aveva detto quella sera, che peraltro era una frase abituale con cui mi salutava sempre nel momento in cui andavo via», racconta Lina.

Anche suor Margherita ricorda papa Luciani «sempre tranquillo, sereno, sicuro. Sembrava che avesse fatto da sempre il papa. Anche nella preghiera si vedeva che era unito al Signore. Sapeva trattare con i suoi collaboratori con molto rispetto, scusandosi per recare disturbo. Non l’ho mai visto avere gesti di impazienza con qualcuno, mai».

Padre Juan José Dabusti, sacerdote argentino, rivela la storia della giovane, affetta da una epilessia refrattaria maligna, e della sua guarigione miracolosa ottenuta per intercessione di papa Giovanni Paolo I. La mamma della ragazza aveva chiamato P. Dabusti dopo che i medici le avevano detto che la figlia Candela non avrebbe superato la notte e lui propose di pregare insieme papa Luciani. «Guardandola in quelle condizioni, ebbi l’ispirazione di rivolgermi a Giovanni Paolo I per chiedere la guarigione della sua bambina, e insieme a lei, e ad alcune infermiere presenti, lo pregai», riferisce il sacerdote. «Fino a quel momento non avevo mai pregato Giovanni Paolo I per una guarigione. Perché ho proposto a Roxana di pregare lì Luciani affinché intercedesse per la guarigione di Candela? Non lo so. È stato lo Spirito Santo».

Nel corso della cerimonia di beatificazione sarà portata al papa una reliquia proviene dall’Archivio Privato Albino Luciani. Si tratta dello schema di una riflessione sulle tre virtù teologali che Luciani aveva dettato nel 1956, argomento da lui ripreso nelle udienze papali del settembre 1978.

Il reliquiario di papa Luciani è stato ideato e realizzato da un artista di Falcade, lo scultore Franco Murer, che ha scelto come basamento una pietra raccolta nel fondovalle di Canale d’Agordo, simbolo delle radici familiari e parrocchiali sulle quali si sono fondate le scelte di vita del giovane Albino. «Il basamento – spiega don Fiocco – è sormontato da rappresentazione di una croce scolpita in un ciocco di legno, ricavato dagli schianti della tempesta Vaia (ottobre 2018): rappresenta le traversie dell’esistenza di Luciani, su cui la Provvidenza ha saputo tracciare un cammino di santità. La semplicità della realizzazione dà il dovuto risalto allo scritto autografo del futuro beato, incastonato nel simbolo cristiano per eccellenza, la Croce». Dopo la beatificazione la reliquia sarà conservata nella Cattedrale di Belluno, nella quale Albino Luciani prestò il suo ministero dal 1943 al 1958 e dove venne aperta la causa di beatificazione e canonizzazione il 23 novembre 2003.

La beatificazione è «una consegna che la diocesi natale sente di ricevere, per assumere lo stile del nuovo beato. In modo particolare, essa raccoglie lo stile di vita e del ministero di papa Luciani», continua don Fiocco. «Su questo stile la Diocesi vuole misurarsi nel cammino sinodale che sta compiendo insieme alla Chiesa universale, rinnovando in particolare – com’è stato richiesto nei gruppi sinodali e nella sintesi diocesana – un impegno di annuncio e di catechesi».

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