Paolo Borsellino

Sembra un secolo fa, ma sono passati solo vent’anni. Negli Anni Ottanta spopolavano il commissario Cattani e il ghigno diabolico di Tano Cariddi. A lungo ci siamo appassionati alle vicende tv di quell’onesto funzionario dello stato con la faccia di Michele Placido, in lotta contro Cosa Nostra. Anche quella era una fiction, una rappresentazione solo verosimile di quel che accadeva nell’Italia di quegli anni. Tanto aderente alla realtà, però, che molti allora insorsero per chiedere che quell’immagine della Sicilia fosse messa al bando, infamante biglietto da visita nel mondo. Nacquero mille polemiche, per qualcuno era più opportuno tacere sulla mafia; altri ne negavano addirittura l’esistenza. Ebbene, non una voce si è levata in questi giorni per discutere sull’opportunità del film tv su Paolo Borsellino, diventata la fiction più vista del 2004. Oggi la Piovra c’è ancora, ma quell’Italia non c’è più. E l’ottimo film di Gianluca Tavarelli ci ha ricordato chi dover ringraziare per questo paese con la schiena più dritta: gli uomini della scorta, i magistrati, i familiari di coloro che hanno immolato la loro vita in nome della giustizia. Nei due giorni di messa in onda l’Italia ha dato l’impressione di fermarsi. È tornata a sfogliare le pagine della sua storia recente, si è commossa. Soprattutto ha fatto silenzio. Merito della straordinarietà della parabola umana del giudice antimafia, ma anche delle scelte artistiche operate da chi ha portato sul piccolo schermo la sua vicenda. Aver raccontato l’uomo dietro l’eroe è la vera forza del film messo in onda con successo da Canale 5. Paolo Borsellino è il protagonista, ma parimenti lo sono sua moglie Agnese, i figli Manfredi, Lucia e Fiammetta. La stima per il giudice diventa anche ammirazione per la sua famiglia unita, il suo sacrificio sembra meno vano perché i valori difesi a prezzo della morte, non sono saltati per aria a via D’Amelio ma vanno in giro per le strade di Palermo con chi gli è stato più vicino. Allo stesso tempo, l’immagine privata del personaggio pubblico ci restituisce un modello meno irraggiungibile. Nella versione tv ci viene mostrata la generosità, il coraggio, l’onestà del magistrato che conoscevamo. Ma anche la fede, l’affetto per i figli e per la moglie, la paura, il dolore, il tormento dell’uomo che potevamo solo intuire. Sono una persona normale – diceva Borsellino di sé -, è la Sicilia a non essere normale. Un personaggio interpretato con grande bravura e profonda partecipazione da Giorgio Tirabassi, un film che più di molte lezioni di educazione civica, può insegnare ai giovani il senso dello stato, il valore della giustizia, la sfida di essere uomini realizzati. ARTE &TV Sat 2000 è partita con 15 documentari sui tesori d’arte sacra nelle Marche, dal romanico al Novecento fra musei chiese castelli abbazie palazzi. Il programma di Nino Crescenti, con la partecipazione di Antonio Paolucci, ex ministro dei Beni culturali e attuale Sovrintendente degli stessi in Toscana, vede l’impresa nuovissima di documentare regione per regione il patrimonio d’arte in Italia.

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