Non solo taglia poltrone

Referendum costituzionale. Scadenza importante per la democrazia. Invito ad essere informati. Non è previsto un numero minimo di votanti
Referendum

Referendum. È bene arrivare preparati al prossimo appuntamento elettorale che ci coinvolgerà tutti: il referendum sulla legge costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari. Si voterà solo domenica 29 marzo 2020 e saremo chiamati a rispondere con un Sì o un No al quesito stampato sulla scheda: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n.240 del 12 ottobre 2019?».

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Necessario quindi conoscere con esattezza il contenuto della legge, che è presto detto. Si compone di tre articoli: il primo sostituisce la parola “seicentotrenta” con “quattrocento” nell’art. 56 della Costituzione, che riguarda la composizione della Camera dei Deputati; il secondo sostituisce la parola “trecentoquindici” con “duecento” nell’art. 57 che riguarda invece la composizione del Senato della Repubblica. Anche i parlamentari eletti all’estero subiscono una contrazione: da 12 a 8 i deputati e da 6 a 4 i senatori. L’altro articolo interessato dalla legge costituzionale, il 59, riguarda la nomina dei senatori a vita da parte del capo dello Stato. Serve a chiarire una volta per tutte che i senatori a vita non possono essere più di 5: il potere di nomina può essere esercitato dal presidente della Repubblica in carica solo entro tale numero massimo. La formulazione attuale è infatti stata interpretata in passato (dai presidenti Pertini e Cossiga) come potere di ciascun presidente di nominare 5 senatori, sommandoli a quelli già in carica.

Questo il contenuto della legge sulla quale diremo in blocco, senza poter distinguere, Sì o No nell’urna referendaria. Ma perché siamo chiamati a votare questo referendum? La Costituzione è la più importante delle nostre leggi, è la nostra magna charta, e i costituenti – che senza enfasi possiamo chiamare padri –, hanno pensato un procedimento più complesso per arrivare a modificarla, rispetto a quello previsto per le altre leggi (la nostra infatti è una “costituzione rigida”). Tale procedimento richiede due letture da parte delle due camere e la seconda deve avvenire dopo almeno tre mesi di intervallo; se nel secondo passaggio il testo è approvato con la maggioranza dei due terzi dei componenti, la legge costituzionale è pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entra in vigore. Ma se la seconda votazione avviene a maggioranza assoluta, è possibile (non obbligatorio) richiedere l’intervento del popolo con referendum. Questo è il nostro caso.

In teoria il referendum potrebbe ritenersi superfluo, perché conosciamo la fortuna delle battaglie “tagliamo le poltrone”; ma non è certo un male se veniamo tutti coinvolti in una decisione oggettivamente grave perché riguarda il Parlamento. È l’occasione per formarci un convincimento oltre gli slogan e le informazioni superficiali o depistanti. Per esempio, una delle ragioni più forti portate a sostegno del taglio è quella del risparmio; la cifra esatta annuale è quantificata in milioni di euro (non in miliardi): 80 (53+28 tra Camera e Senato) se si considerano le imposte. Ma l’Osservatorio sui conti pubblici di Carlo Cottarelli ha calcolato un risparmio effettivo di 57 milioni l’anno, lo 0,0007% della spesa pubblica totale. Questo come invito a non fermarsi alle informazioni spot e possibilmente neppure alla sola questione della spesa, entrando nel merito della funzione del Parlamento.

Eppure la campagna elettorale stenta a partire. Se ne è accorta anche l’Autorità per le comunicazioni che ha rivolto un ordine a tutti i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici di trattare «la tematica referendaria in maniera adeguata, per garantire a tutti i cittadini un’informazione completa e obiettiva». Sarà opportuno, perciò, ascoltare i dibattiti ma soprattutto approfondire la materia per poter partecipare al voto senza troppi dubbi. È da tenere a mente che questo tipo di referendum non prevede quorum: cioè, indipendentemente dall’affluenza, vincerà l’alternativa che avrà preso un voto in più tra il Sì e il No. Quindi ogni voto è importante.

È opportuno ascoltare il parere degli esperti. Sono utili le audizioni dei professori di diritto pubblico e costituzionale, effettuate dalle commissioni parlamentari durante i lavori di approvazione. Si trovano sui siti della Camera e del Senato e servono non solo per avere una rassegna delle ragioni a favore e di quelle contrarie, ma anche per valutare a tutto tondo le conseguenze della nostra decisione.

Approfondimenti su cittanuova.it.

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