Napoleone: fu vera gloria?

Vizi e virtù del fondatore della civiltà moderna. Sull'argomento l'editrice Città Nuova ha pubblicato il libro Morte al papato!, di Mario Dal Bello.

Duecento anni fa moriva Napoleone I, un protagonista della storia di tutti i tempi. Come Alessandro Magno e Giulio Cesare, la sua grandezza fu politica, militare e culturale, con enormi influssi sulla contemporaneità dall’89 a oggi. La data della morte è Manzoni a ricordarcela: il 5 maggio 1821, titolo della famosa ode civile che l’autore scrisse di getto in pochi giorni, dopo esser rimasto folgorato dalla notizia della morte dell’Empereur.

Napoleone era italiano, si chiamava Buonaparte, ma francesizzò il cognome per rendersi gradito ai nuovi connazionali: la Repubblica di Genova, strozzata dai debiti, aveva infatti appena ceduto la Corsica alla Francia, nel 1768. Per un pelo dunque Napoleone, toscano di famiglia, nacque còrso e francese, il 15 agosto 1769, nella capitale dell’isola, Ajaccio. Ma italiano sarebbe rimasto, nel temperamento e nella mentalità, il che spiega l’interesse nutrito per l’Italia come estimatore di cultura e di arte, ma anche come conquistatore e uomo di potere. E spiega anche il perché della profonda unione della famiglia Bonaparte, i cui tanti fratelli e sorelle fecero carriera grazie al “fratellone”, che li avrebbe usati nelle sue strategie politiche come re e regine delle molte tessere del suo euro-mosaico imperiale.

Il cadetto Buonaparte, avviato alla carriera delle armi nel collegio militare di Brienne e poi di Parigi, studiò sodo. Emarginato e a volte deriso come oriundo di un paese declassato, morse il freno in attesa dell’occasione: «indocile serve pensando al regno», lo canta Manzoni.
Cresceva ogni giorno la sua ambizione sfrenata che, unita a eccezionali doti intellettuali e di carattere, lo avrebbe prima portato a vette mai viste e infine perso.

La bruciante carriera militare di Napoleone arriva al top in soli 12 anni, da sottotenente d’artiglieria (1784) a comandante della Campagna d’Italia (1796). Età: 27 anni! Dopo di che, all’indomani di un’altra campagna epica, l’Egitto, il cammino, anzi la corsa dell’ormai Bonaparte da militare si fa politica. Tornato a Parigi rovescia il Direttorio e inventa la carica di primo console (1799), attribuendola ovviamente a se stesso. È l’arbitro della Francia.

Ma che politico è il primo console? Risponde la storia. Durante questa prima carriera tutta militare, seminata di successi (la presa di Tolone, le repressioni dei monarchici, la riduzione di parte dell’Italia, inclusa Roma e Stato Pontificio, a “protettorato” francese), a Parigi succede di tutto. In 10 anni la Francia diventa repubblicana e giacobina, poi terroristico-sanguinaria con Robespierre e infine più cauta e politica col Direttorio (che però sarà spietato con Pio VI). Napoleone, giovane ufficiale rampante e smanioso di salire il più in alto possibile, diventa un guardiano della rivoluzione, un militare repubblicano di provata lealtà. Ma per il Direttorio è troppo ambizioso, quindi pericoloso, per cui Bonaparte lo cancella e si prepara a far da sé.

È l’alba del XIX secolo e la Francia è ormai una “repubblica presidenziale”, quasi “peronista” ante litteram, che però non ha rinnegato valori e programmi dell’89 e del ’92. Napoleone se ne considera l’erede e il garante. In questa veste dà il meglio di sé alla storia, all’Europa e al mondo. È l’esportatore degli ideali rivoluzionari francesi, che poi diventano gli ideali liberaldemocratici della modernità, una volta spogliati della violenza sanculotta. Con il suo Codice Civile, che ispirerà i Codici dei Paesi europei, e le altre riforme socio-giuridico-civili, Napoleone si può definire il (o un) fondatore della civiltà moderna.

Il resto è «gloria che passò», come scrive Manzoni nella sua ode, e intorno ad essa c’è «silenzio e tenebre»: ma «fu vera gloria?», si era chiesto. Infatti, pur facendosi incoronare nel 1804 imperatore dei francesi (cioè del popolo e non della nazione: unica concessione “liberale”!), Napoleone per 15 anni, fino a Waterloo, insanguinerà tutta l’Europa coi suoi battaglioni, i cannoni e la mitica cavalleria, anche se va detto a sua parziale discolpa che erano le altre potenze (Austria, Inghilterra, ecc.) a formare le coalizioni per sfidarlo.

(AP Photo/Petr David Josek)

Ma l’imperialismo scatenato e la fame insaziabile di vittorie sono tutti suoi e costarono all’Europa 15 milioni di vittime civili e oltre 3 milioni di caduti militari. Senza voler accostare Hitler, un folle mostro, a Napoleone, “solo” un megalomane malato di grandeur ma non crudele, le due figure si somigliano: nella velleità di soggiogare l’Inghilterra, nelle cruente scorrazzate per tutta Europa e non ultimo nella pazzesca impresa di conquistare la Russia, che gli procurò 500 mila morti, dispersi e prigionieri.

Ma dove Napoleone esibì il peggio di sé e le sue contraddizioni, fu verso la Chiesa e il papa. Con la deportazione e la prigionia di Pio VI, morto esule forzato a Valenza nel 1799, lui non c’entra, fu opera del Direttorio. Comunque, prima dell’arresto di papa Braschi, Bonaparte lo aveva umiliato strappandogli delle province e imponendogli quel trattato di Tolentino che sarebbe passato alla storia come la più vasta rapina di opere d’arte di tutti i tempi. La sua vera vittima fu Pio VII, che si vide lo Stato invaso e occupato dai francesi, lui trascinato a Parigi a benedire l’incoronazione dell’Empereur, e poi sequestrato a Fontainbleau per firmare un concordato su misura per Napoleone, che più tardi il papa avrebbe ritirato.

Tuttavia, Bonaparte non mirava a distruggere la Chiesa (non si professò mai ateo o anticattolico), ma ad assoggettarla e usarla. Per la Francia, l’Impero, la sua famiglia, il potere. Fu la sua ultima enorme contraddizione, visto che a Sant’Elena, come mostrano carte, testimonianze e studi rigorosi, si comportò da cattolico pio e fervoroso, discutendo coi suoi generali, loro sì giacobini e mangiapreti, da apologista preparato e convinto.

L’editrice Città Nuova ha pubblicato il libro Morte al papato!, di Mario Dal Bello (mercoledì 5 maggio alle 21 diretta su Youtube).

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