Mezza Italia col fiato corto

Torino, Frosinone, Milano, Venezia e Vicenza hanno avuto nel 2016 i livelli di smog più alti d'Italia, secondo Legambiente. Focus su Piemonte, Veneto e Lazio

Piemonte

Smog, a Torino la maglia nera

di Daniela Baudino

Avviati controlli sulla salute dei bambini

 

Puntuale, con l’arrivo dell’inverno, a Torino è scattata l’emergenza smog. Il livello delle polveri sottili Pm10 ha infatti superato, a fine 2016, i limiti di legge: 86 giorni contro i 35 “permessi”, di cui 36 in modo continuativo, facendo guadagnare al capoluogo piemontese la maglia nera, secondo Legambiente, di città con i più alti livelli di smog. L’innalzamento è stato accentuato dall’assenza di precipitazioni, fenomeno che favorisce l’accumulo nell’aria delle sostanze inquinanti presenti nei gas di scarico delle automobili e dei riscaldamenti, questi ultimi veri colpevoli sul banco degli imputati. Proprio gli effetti dell’inquinamento sono al centro dello studio “Mapec life” coordinato dall’Università di Brescia e altri atenei, elaborato su un campione di 1.000 bambini. Il risultato spiega come a Brescia, Lecce, Perugia, Torino e Pisa, un bambino su due sembri dimostrare una maggiore predisposizione ad ammalarsi per colpa dell’inquinamento, responsabile delle mutazioni della catena del Dna. A Torino, dove sono state coinvolte nello studio tre scuole elementari, il 53% dei campioni prelevati presentava almeno un micronucleo, un indicatore di una mutazione del Dna. «Le analisi mostrano la capacità dei Pm 0,5 di indurre effetti tossici, mutageni e cancerogeni – racconta Elisabetta Carraro, docente e responsabile dell’unità di ricerca torinese –. L’effetto biologico precoce è legato alla stagione in cui vengono fatti i prelievi, in inverno più che in primavera», e per questo la ricerca continuerà, per capire se le trasformazioni individuate siano causate solo dagli inquinanti presenti nelle cappe di smog oppure intervengano anche altri fattori. Il risultato dello studio mette in evidenza ciò che attraverso il buon senso ognuno può intuire: lo smog può causare patologie che vedremo insorgere solo dopo qualche anno. Per questo è irrinunciabile trovare velocemente adeguate misure per prevenire in modo efficace tali patologie, attraverso un’alleanza tra cittadini, disponibili a un deciso cambio di mentalità, e amministrazioni, capaci di comprendere le esigenze della gente, per trovare politiche condivise di lungo respiro, che abbiano al centro interventi strategici con buone pratiche (ad esempio incentivi alla rottamazione, il passaggio all’elettrico, sistemi di condivisione dei mezzi) e miglioramenti dei servizi pubblici già esistenti.

 

Veneto

Venezia, Comune sotto accusa

di Chiara Andreola

Presentato un esposto contro l’amministrazione. Un nuovo piano di interventi

 

L’allarme smog in Veneto da dicembre 2016 ha assunto una rilevanza particolare. I dati del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario hanno infatti evidenziato che «in Veneto il 92% delle centraline urbane monitorate ha superato il limite di 35 giorni (di sforamento del tetto di legge di Pm10) consentiti»: ben 73 volte a Venezia, quarta in Italia, 71 a Vicenza, 68 a Treviso e Padova, 51 a Verona e 40 a Rovigo. E non di poco: su un tetto di 50 microgrammi per metro cubo previsto dalla legge, a Padova si sono toccati i 125, a Venezia i 120, a Treviso i 90 e a Verona i 65. Un problema ormai strutturale; tanto che il consigliere regionale Pd Andrea Zanoni ha ricordato che «abbiamo atteso per 12 anni il Piano dell’aria, approvato la scorsa primavera, che è però inadeguato: molte delle misure non sono vincolanti, né hanno adeguata copertura finanziaria. Inoltre, lo studio di un pool universitario su bambini tra 6 e 8 anni ha rilevato mutazioni nel Dna in un caso su due, dovute al troppo smog. Non possiamo accontentarci di misure tampone: servono politiche di lungo periodo». E sono proprio queste a mancare. «C’è stata inerzia a livello regionale e locale. Anche in Comuni con criticità consolidate i provvedimenti sono stati scadentissimi. Il blocco parziale del traffico serve a poco», ha affermato Lorenzo Albi, della sezione veronese di Legambiente. L’associazione propone il potenziamento del trasporto pubblico, delle piste ciclabili, ticket per accedere in auto alle città che finanzino questi investimenti. Intanto a Venezia alcune associazioni hanno presentato un esposto in Procura contro il Comune, “reo” di non aver messo in campo misure efficaci, e hanno proposto 13 punti per affrontare il problema: tra questi, una campagna di monitoraggio sulla salute dei cittadini, l’avviso tramite pannelli ed sms ad ogni sforamento, un piano per la tangenziale di Mestre con regolazione di flussi dei veicoli e tariffe agevolate per gli Ecobus.

 

Lazio

Roma ferma per le giornate ecologiche

di Claudia Di Lorenzi

La sindaca sta applicando il piano per risanare l’aria

 

Per la Capitale il 2017 è iniziato all’insegna delle giornate ecologiche, con il divieto di circolazione privata ai veicoli più inquinanti entro la Fascia verde. Sette le giornate previste a gennaio e due le domeniche programmate a febbraio e a marzo, salvo incrementi a venire. Dal 1° dicembre, i livelli di smog a Roma hanno subìto in effetti una decisa impennata, con le centraline di rilevamento che hanno registrato il superamento frequente dei limiti consentiti dalla legge. In particolare i livelli di Pm10, ovvero, come già scritto, la concentrazione nell’aria di micro-particelle solide e liquide prodotte da processi di combustione (tra cui quelli che avvengono nelle macchine e negli impianti di riscaldamento), e dall’usura degli pneumatici, sono risultati oltre la norma per 11 giornate consecutive. «Stiamo applicando il Piano di risanamento della qualità dell’aria», ha scritto su Facebook la sindaca Virginia Raggi il 31 dicembre, riepilogando le misure messe in campo dall’inizio del mandato: «Per ridurre lo smog – ha spiegato – è scattato lo stop per le auto a benzina Euro 2 nell’Anello ferroviario. Abbiamo previsto il divieto di circolazione nella Fascia verde, e non le targhe alterne, in caso di polveri oltre i limiti; abbiamo anche ripristinato le domeniche ecologiche». Misure di emergenza che dovranno affiancarsi a interventi strutturali. Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, chiede «lo stop alle deroghe nelle Ztl, i blocchi delle auto anche durante la settimana, le limitazioni al traffico applicate a tutti e il rilancio del trasporto pubblico». Misure in parte già previste nelle Linee guida dell’amministrazione capitolina: non resta che aspettarne l’attuazione.

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