Marco Tecilla, una vita con Chiara

A 91 anni ci ha lasciati il primo focolarino. Una vita lunga, movimentata e per tanti versi straordinaria, la sua. Da quando, operaio, conobbe la fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, e nonostante le bombe della seconda guerra mondiale, per lui cominciò una grande, divina, avventura.
Marco Tecilla

Marco Tecilla, il primo focolarino – così lo ricorderà la storia dei Focolari – ci ha lasciati a 91 anni. Una vita lunga, movimentata e per tanti versi straordinaria: quella di un semplice operaio trentino diventato apostolo dell’unità prima in diverse città italiane, in Sudamerica e nell’allora Cecoslovacchia, superando la “cortina di ferro”; poi di nuovo in Italia, dal sud al nord, nella sua Trento dove aveva ricevuto l’”illuminazione” iniziale, e infine a Rocca di Papa, presso la sede centrale del Movimento.

Nel 2011 aveva accettato volentieri il mio invito a raccontare qualcosa di sé e del suo rapporto privilegiato con la fondatrice Chiara Lubich, spentasi appena tre anni prima. Lo ricordo accogliermi sorridente sulla soglia della villetta dove abitava con altri focolarini della prima ora, e poi nella sua stanza piena di libri e foto di persone care, col suo stile semplice e asciutto, estrarre dallo scrigno di una memoria ancora lucida episodi noti e meno noti dei primordi dei Focolari, quando sotto l’imperversare delle bombe sbocciava a Trento il seme di una nuova realtà ecclesiale.

Chiara Lubich in montagna
Chiara Lubich in montagna con i primi compagni

Verso la fine del 1945 il giovane Marco era un «buon cattolico tradizionalista», prevenuto verso ogni fermento di novità nel campo religioso. Invitato suo malgrado ad un incontro spirituale la cui animatrice era Chiara, rimase conquistato dallo slancio e dalla convinzione con cui lei parlava di Dio. E siccome la sua personale ricerca di Dio era sincera, per non perdere il filone d’oro appena intravisto trovò il modo di mantenere i contatti con Chiara e le sue compagne nel modo a lui più congeniale: andando a fare riparazioni elettriche nel povero alloggio dove abitavano quelle ragazze.

«Avevo quindi modo di ascoltare le loro conversazioni che erano sempre di carattere spirituale. Pur non comprendendo ancora di che cosa si trattasse, quegli argomenti mi interessavano e a poco a poco dentro di me si scioglieva “qualcosa”. Ogni volta che mi chiamavano era sempre un tuffo di gioia. Quell’ambiente mi affascinava. Lo stesso mio modo di pregare andava modificandosi, anche se resisteva la dura corteccia del mio carattere tipicamente trentino». Questo agli inizi. Ma tutta la vita, per Marco, è stata un ascoltare incantato Chiara trasmettergli Dio e il fuoco divino dell’unità, e da parte sua un cercare di attuarlo e parteciparlo ad altri, senza compromessi.

La sua risposta alla mia domanda «Chi è stata, chi è per te ora Chiara?»: «Una madre, che mi ha generato a questa vita di Vangelo e mi ha guidato passo passo credendo in me, andando al di là delle apparenze. È stato il suo amore speciale che mi ha formato, che mi ha orientato e mi ha reso partecipe del carisma del nostro Ideale. Non ricordo particolari purificazioni personali se non qualche richiamo dopo aver combinato qualche errore. Ma più che rimproveri, ho sentito l’amore di una madre che sa bruciare il negativo che sicuramente c’è stato e c’è in me».

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