L’estate del Geronto-rock

Dire che il rock è vecchio, è nello stesso tempo un ossimoro e un’ovvietà. Resta però da capire se sia il rock ad essere definitivamente invecchiato, o semplicemente sia ormai una musica di – e per – anziani. Negli States c’è una gruppo chiamato Young@Heart composto da arzilli ultrasettantenni che fa concerti cimentandosi con classici del rock e del punk; e l’ultimo fenomeno di You Tube è una band britannica di ultranovantenni chiamata Zimmers che ha fatto il botto con la rilettura della storica My generation degli Who (quella di Spero di morire prima di diventare vecchio…). L’estate concertistica appena iniziata ribadisce il concetto, e verrà probabilmente ricordata come quella dei grandi ritorni. Dagli Who (quelli veri) ai Police, passando per i Genesis, i vecchi leoni han voglia di risalire sulle desolate ribalte del music-business. Ma si sa, non invecchiare costa; soprattutto ai fan: basti dire che Sting e soci incasseranno due milioni e duecentomila dollari a concerto, quasi ventimila dollari al minuto. A trent’anni dal loro esordio riproporranno i loro classici, se non altro evitando di scimmiottare sé stessi grazie ad arrangiamenti nuovi di zecca. A metà luglio Phil Collins riesumerà i Genesis all’annuale Telecomcerto capitolino, e chissà che alla fine non s’aggiunga anche Peter Gabriel: evento gratuito per il milione di fan attesi, certo non per Telecom e il Comune di Roma che l’organizzano… In ogni caso la lista dei redivivi non è mai stata così corposa, intrigante e geriatrica: Lou Reed ha ormai sessantaquattro anni, Patti Smith, sessantuno, e i risorti Who, Led Zeppelin, Ozzy Osbourn son tutti intorno ai sessanta. Per non parlare degli immarcescibili Rolling Stones, Clapton, Dylan, tutta gente così stagionata da far sembrare uno Springsteen o gli U2 dei ragazzini. A stupire non è tanto il fatto che tutti questi Lazzari non riescano proprio a ad accettare i loro lussuosi post- pensionamenti, quanto che l’ambiente musicale non sappia più produrre personalità sufficientemente carismatiche da resistere all’usura del tempo e al rincorrersi delle mode. Così come sorprende l’appeal che questi vegliardi continuano ad esercitare presso i loro nipotini. Ma è sorpresa d’un attimo: il tempo di realizzare che, tranne rare eccezioni, questo è sempre più un mondo di anziani che non vogliono mollar l’osso, e di giovani che non hanno né la ferocia passionale, né le occasioni, per provare a portarglielo via. CD Novità Barbra Streisand Live in Concert 2006 (Sony Bmg) Due cd, trentuno brani registrati dal vivo: doveva essere il degno suggello-souvenir della sua prima performance in terra italica, è diventato il contentino per far digerire l’annullamento di un concerto-evento che trova ragione solo in parte nell’esorbitante costo dei biglietti. Sulla voce e la classe della suddetta, non si discute. Su tutto il resto (compreso questo album tanto sontuoso quanto pretestuoso) molti dovrebbero riflettere. Richard Thompson Sweet Warrior (Proper Records) Altro stagionato di lusso prossimo ai sessanta, Thompson è uno dei padri fondatori del folk-rock britannico. Già leader dei mitici Fairport Convention, poi in coppia con la moglie Linda, oggi torna sui mercati con questo piacente album solista che, fin dal titolo, vuol ribadire la voglia e l’energia del Nostro: un gran bel ritorno, indispensabile però solo per gli appassionati del genere.

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