Le opere dell’Opera

Parola di vita, parole da vivere. Per Chiara Lubich la Parola di Dio non è solamente oggetto di contemplazione ma anche di realizzazione concreta nel quotidiano. Risultato: il crescere impressionante di opere concrete, piccole o grande, che mirano a realizzare la fraternità universale, per far avanzare la pace. Fin dagli inizi del movimento, appena dopo la guerra, Chiara aveva la preoccupazione di eliminare la povertà dalla città di Trento. Non è un caso: la città, con la sua diversità, permette di rendere visibile la fraternità, di vivere l’unità sociale voluta da Dio. I primi incontri che raccolgono migliaia di persone si chiamano Mariapoli, cioè città di Maria. Queste grandi riunioni estive non sono dei ritiri spirituali dove ciascuno viene a ritemprarsi, ma dei luoghi dove lo spirituale si trasforma in relazioni umane in atti di carità, cioè in amore bruciante di Dio per l’uomo. Siccome si deve tenere collegate queste persone tra di loro, nasce allora, naturalmente, Città nuova, di cui abbiamo appena festeggiato il cinquantesimo compleanno. Ma Città nuova fin dalla partenza non è il simpatico bollettino che collega insieme i membri di un’associazione. È uno sguardo sul mondo e sulla Chiesa da subito, per scoprire, fare crescere e mettere in luce ciò che il Vaticano II chiamerà poi segni dei tempi. Aperta sul mondo, aperta a ciascuno, Città nuova diventa modestamente – per molte persone di ogni convinzione -, un punto di riferimento per la loro vita. Dapprima tradotte dall’italiano, 37 edizioni autonome sviluppano negli anni questo ideale dell’unità inculturate nelle tradizioni locali. Così riviste e libri entrano nel paesaggio editoriale di numerosi Paesi. Per il cinquantesimo compleanno delle edizioni in Francia, il presidente del sindacato degli editori religiosi ha sottolineato l’originalità di Nouvelle Cité: È un editore molto aperto sul mondo attuale senza rinunciare alle sue radici profonde legate alla spiritualità molto forte di Chiara Lubich. Rendere visibile l’amore di Dio, creare la città ideale, la città sulla montagna continuamente, e non solamente durante i pochi giorni di una Mariapoli, è un’altra delle intuizioni di Chiara Lubich. Fu ad Oberiberg, in Svizzera, davanti all’abbazia benedettina, che questa intuizione diventò evidente. Da ogni spiritualità nasce un’architettura, un modo di concepire lo spazio, di immaginare la circolazione delle persone. Per Chiara, in questo XX secolo, è proprio la città il luogo di condivisione per tutta l’umanità. Ma occorre un segno dello Spirito Santo, quei segni che guidano le intuizioni della fondatrice dei Focolari. Nel 1964, uno dei suoi collaboratori visita un campo ricevuto in eredità in Toscana, per venderlo. Al suo ritorno a Roma, nel piccolo consiglio che si riunisce, sorge un’idea: E se questo luogo è quel- lo che Dio ci dà per costruire un laboratorio permanente di unità, una cittadella, una Mariapoli permanente? . Dopo un esame approfondito, quel luogo diventerà la prima città sulla montagna del Movimento dei focolari, conosciuta rapidamente nel mondo intero: Loppiano, in Valdarno, nei pressi di Firenze. Anno dopo anno, queste cittàpilota si svilupperanno in tutti i continenti. Non si tratta di luoghi ideali da riprodurre all’infinito come delle grotte di Lourdes in scala: l’unità suppone la ricchezza della diversità, la fraternità, l’accoglienza dell’altro in tutte le sfumature della sua personalità. Le cittàpilota prenderanno così dei colori differenti: sociali in America Latina, interreligiosi in Asia, interetnici in Africa, ecumenici in Germania e Gran Bretagna… Centri di formazione, poli industriali, luoghi di divertimento, terre di dialogo che accolgono chiunque, quale che sia la razza, la religione, le convinzioni politiche o filosofiche, queste cittadelle vedono sfilare bambini, giovani e adulti tutto l’anno, per alcune ore o alcuni giorni. Armonia dei luoghi, attività di lavoro o di riposo, rispetto della natura e degli abitanti, le cittadelle sono infatti un laboratorio di unità che mostra al mondo che la fraternità è possibile. Nel 1967 la gioventù del mondo intero esplode. Gli adulti hanno paura di questi adolescenti e di questi giovani che non riconoscono più e che rischiano di perdere i sani valori dell’autorità e del rispetto, dilapidando il loro patrimonio. Chiara non solo comprende questi giovani, ma dà loro il suo patrimonio parlando il loro linguaggio, e proponendo loro una rivoluzione: comunione dei beni, amore del prossimo, difesa dei più poveri e rispetto dell’altro… Questi giovani ritrasmettono immediatamente ciò che ricevono e che vivono nel quotidiano in musica, in canzoni. Alcune orchestre nascono un po’ ovunque nel mondo, Gen Rosso e Gen Verde in testa, conosciuti universalmente e di alto livello professionale. Si adatteranno ai ritmi e alle sonorità del momento. Gli esempi si moltiplicano, provocati da questa pedagogia dell’ascolto dello Spirito, dell’amore per l’altro che Chiara ha immesso in ciascuno. Nasce una moltitudine di opere concrete che rispondono ai bisogni della nostra epoca, un po’ dovunque nel mondo: adozioni di bambini, opere sociali, gruppi artistici e sportivi, centri di dialogo… Ma pure realizzazione di un’università che contribuisce a evidenziare e rafforzare il contenuto culturale di tali molteplici esperienze. Qualche mese fa appena, Chiara Lubich notava che, se il Movimento dei focolari si è presentato per decenni come un forte avvenimento spirituale, oramai deve diventare anche un forte avvenimento culturale. Il cantiere è vasto.

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