Le anomalie dell’Accordo Italia-Albania sui centri di rimpatrio dei migranti

Tutti i dubbi di merito e procedurali su un accordo che rischia di non passare in discussione in Parlamento
Migranti Albania (AP Photo/Giannis Papanikos)

Questo “brutto fattaccio” dei centri di rimpatrio in Albania farà ancora parlare di sé, ma per poco. Le cose poi andranno avanti – o si fermeranno – nel totale silenzio mediatico perché ormai funziona così.

Poche notizie di propaganda politica ma bene urlate. Come è accaduto per il “luogo di trattenimento” dei richiedenti asilo a Pozzallo, che dopo poche decisioni dei giudici che non hanno convalidato il trattenimento – in applicazione della legge – è rimasto vuoto. Vuoto in senso letterale, perché è inutile portarci le persone in nome di una legge sbagliata. Ma questo non lo dice nessuno. E se non è possibile trattenere i richiedenti asilo a Pozzallo, proviamo a trattenerli in Albania. I profili giuridici di questa decisione sono moltissimi, si intrecciano norme interne e norme dell’Unione europea.

Vedremo se questo trattato internazionale sarà portato in Parlamento, come sarebbe d’obbligo, o se diventerà operativo dopo alcune attività di rodaggio a iniziare dall’individuazione (o costruzione?) dei locali che dovranno ospitare i profughi. E quindi non sarà qualificato come trattato internazionale, ma forse come mero memorandum, al pari di quello della Libia.

E poi si cercherà di capire se e come troveranno applicazione in Albania le procedure e la giurisdizione italiana. In questi primissimi giorni di confusione su “cosa accadrà?” ci sono comunque alcune certezze.

La prima è l’evidente resa del governo di fronte al fenomeno migratorio, l’incapacità di gestire con pragmatismo e applicando leggi vigenti l’arrivo di alcune migliaia di persone. Basterebbe dedicare qualche albergo all’accoglienza, ben distribuito nell’intero territorio e tanti problemi sarebbero presto superati.

La proliferazione di norme che si susseguono a ritmo incalzante denota l’incapacità di utilizzare “l’esistente” (in senso giuridico) e si cercano soluzioni alternative che comunque non risolvono nulla e rimangono inapplicate (e inapplicabili) dopo poche sentenze.

La propaganda politica è alle stelle: finalmente non vedremo più gli immigrati sulle nostre strade (n.b.: dal 9 novembre è stabilito per legge che il periodo di detenzione amministrativa per gli immigrati senza permesso di soggiorno potrà arrivare a 18 mesi, una enormità)!

I costi economici di queste operazioni (anche quella di affidare al Ministero della Difesa la realizzazione dei centri per il rimpatrio, probabilmente presto vedremo riaprire alcune caserme) sono abbastanza noti: basta vedere quanti milioni di euro sono stati stanziati per attuare le leggi più recenti. Tutti soldi pubblici che si potrebbero spendere meglio, molto meglio.

Penso che la questione albanese finirà in un flop rispetto agli ambiti risultati preannunciati. Purtroppo chi ne subirà le conseguenze sono povere persone, senza colpa. Vittime innocenti a cui la vita ha riservato ben poco e a cui anche noi – noi italiani – non sappiamo esprimere nemmeno un briciolo di compassione.

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