Lavoro sommerso,una piaga da curare

Secondo un recente rapporto del centro di ricerche Ires, oltre 3,5 milioni di lavoratori in Italia sono oggi coinvolti in attività lavorative irregolari. Da che cosa dipende questo elevato numero di lavoratori irregolari? Perché, in altre parole, le imprese, o, in alcuni casi, i lavoratori stessi, preferiscono mantenere il rapporto di lavoro nell’ombra invece di farlo uscire alla luce del sole? Un ruolo importante lo svolgono certamente le leggi, che in certi casi possono, per la loro complessità e costosità, scoraggiare anche chi vorrebbe mettersi in regola. Nei paesi industrializzati, però, è l’imprenditore il principale protagonista delle storie di lavoro sommerso. Spesso lo muove il desiderio di maggiori profitti. In certi casi, il lavoro irregolare gli può apparire l’unica via di uscita in momenti di crisi economica. Il lavoratore, o la lavoratrice irregolare, italiana o straniera, è dunque spesso un soggetto debole, arruolato da imprenditori che operano al margine della legalità. Sono queste le storie più note, e che più colpiscono la nostra immaginazione, anche perché sotto tali rapporti irregolari si cela tutto un mondo di sfruttamento e di ingiustizia dove la mancanza di un regolare contratto di lavoro pone queste persone in balia dei più forti: il rapporto di lavoro in questi casi può nascondere un rapporto servo-padrone. Come in molti altri, un contratto giusto è una forma di civiltà, è un indicatore per valutare il grado di sviluppo umano di un paese. Ma il lavoratore irregolare non è sempre un debole: mi ha colpito vedere che una buona percentuale di lavoro nero è rappresentata da pensionati ancora abili che con prestazioni varie amano integrare (in nero) il proprio reddito. Qui l’irregolarità di fatto diventa lavoro sottratto ai giovani e ai disoccupati, una forma di concorrenza sleale. La storia è dunque complessa, e le valutazioni etiche non sono sempre immediate. C’è però un tratto comune a tutte le situazioni di irregolarità: le imprese che ricorrono al lavoro nero non crescono e non fioriscono. La mancanza della luce del sole non consente alla pianta dell’economia di svilupparsi e di portare i suoi frutti. Il lavoro non dichiarato è una scorciatoia dal fiato corto, che prima o poi si trasforma in una gabbia che impedisce all’impresa di spiccare il volo, e al mercato di essere davvero un luogo e un mezzo di civiltà.

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