Laudate Deum, andare oltre un approccio meramente ecologico

Francesco ci invita a comprendere che è «la logica del massimo profitto al minimo costo, mascherata da razionalità, progresso e promesse illusorie” (LD, 31) ad aver reso impossibile la costruzione di una politica internazionale in grado di cambiare realmente le cose
Laudate Deum Conversione ecologica Foto La Presse

L’esortazione apostolica “Laudate Deum” è un invito urgente che nasce dalla constatazione, ad otto anni dall’enciclica “Laudato si’”, che, nonostante gli allarmi, lo sfruttamento della casa comune continua e ha un impatto soprattutto sugli ultimi, persone considerate scarti in un occidente ormai ripiegato su sé stesso. Quindi è necessario intervenire su questa crisi umana e sociale andando “oltre un approccio meramente ecologico” (LD, 3).

Le motivazioni di un nuovo documento

In tutta l’esortazione, sin dai primi paragrafi, si sottolinea che la crisi ecologica non è più una questione ideologica o secondaria, ma un peccato strutturale che sta danneggiando l’umanità e l’ambiente in cui viviamo. Per superarla è essenziale un movimento dal basso in grado di limitare, attraverso un approccio etico responsabile, le azioni devastanti del potere reale che, con operazioni di marketing, trasformano progetti dannosi ed inquinanti in veicoli di un progresso che garantisce il benessere immediato, ma non quello delle future generazioni (LD, 29). L’approccio progressista si basa su un falso mito, che il bene sia la conseguenza di una crescita tecnologica ed economica senza limite. Questa sensazione di potenza alimenta l’atteggiamento di dominio degli esseri umani sugli altri esseri umani, sugli esseri animali e vegetali, e sulla casa in cui viviamo. Tutto diviene lecito in nome dell’ideologia del potere. Qui l’esortazione tocca nuovamente il cuore del problema. Il progresso dell’umanità non può continuare ad essere legato all’accrescimento del potere sulle persone e sull’ambiente in quanto “l’ammirazione per il progresso non ci ha permesso di vedere l’orrore dei suoi effetti” (LD, 24) e, di conseguenza, “la logica del massimo profitto al minimo costo, mascherata da razionalità, progresso e promesse illusorie” (LD, 31) ha reso impossibile la costruzione di una politica internazionale in grado di cambiare realmente le cose.

L’economia di guerra e la conversione ecologica

L’esempio che il Papa propone per cambiare passo e per costruire una reale conversione ecologica è il processo di Ottawa contro l’uso, la produzione e la fabbricazione delle mine antiuomo. Il percorso che ha portato alla ratifica del trattato in 164 paesi (http://www.icbl.org/en-gb/the-treaty/treaty-status.aspx) ha visto la partecipazione della società civile, dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, degli imprenditori e di alcune importanti figure politiche a livello internazionale (si veda l’articolo di Città Nuova https://www.cittanuova.it/la-camera-al-voto-sulle-mine-anti-persona/ e l’intervista di Economia Disarmata a Franca Faita https://www.youtube.com/watch?v=2zsDrNtLD0A). Il trattato del 1997 “dimostra come la società civile e le sue organizzazioni siano in grado di creare dinamiche efficienti che l’ONU non raggiunge” (LD, 37). La proposta che viene rinnovata è quella di costruire una nuova politica internazionale ed un multilateralismo sostanziale attraverso l’applicazione globale del principio di sussidiarietà, capace di ravvivare le particolarità locali e rimettere al centro il primato della persona in un contesto internazionale capace di tutelare e valorizzare tutte le culture, senza il rischio di un’unica cultura egemonica.

La fede per cambiare con sobrietà e responsabilità

Lodare Dio è la strada per comprendere quanto il desiderio faustiano di sostituirci a Dio stesso è il fondamento del progresso senza limiti, che ritiene possibile tutto ciò che è immaginabile e desiderabile. A questo impulso contemporaneo, non bastano i meritevoli “sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato” (LD, 71), che produrranno meritevoli trasformazioni solo nel medio lungo periodo. Servono decisioni politiche nazionali ed internazionali coraggiose e responsabili per rispondere alla domanda: “perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo?” (Ls, 57 e LD, 60).

La critica costruttiva alle ultime COP

La COP28 di Dubai è l’unica parte dell’esortazione che sembra rivolta all’attualità, ma è anch’essa scritta per il futuro. Le Conferenze delle Parti sui cambiamenti climatici rappresentano un importante spazio politico internazionale, uno dei pochi ancora capace di attirare l’interesse della società civile. Il loro ruolo, però, potrebbe essere sminuito dal basso livello di attuazione delle decisioni prese. Questo lascia spazio alle azioni di gruppi radicalizzati che rispondono ideologicamente ad un problema reale che la comunità internazionale e le imprese scaricano sulla società civile e sulle famiglie. Sperare in una COP28 capace di riprendere lo spirito della COP21 di Parigi del 2015 non è un auspicio ingenuo, ma una richiesta di senso per evitare di assistere all’esplosione di nuovi conflitti ambientali da aggiungere ai numerosi già presenti.

Un documento in continuità con il passato

Questa esortazione si inserisce in un lungo percorso di confronto della Chiesa con la contemporaneità. Papa Francesco continua quanto iniziato da papa Leone XIII con la Rerum Novarum, disegnando con attenzione e partecipazione la via per vivere integralmente la nostra esistenza. Ecco perché si ribadisce nel testo la necessità di dare priorità alle soluzioni per contrastare la crisi climatica, chiedendo un cambiamento integrale sociale e politico. Mettendo, allo stesso tempo, in crisi i concetti di meritocrazia, competizione e illimitato che hanno completamente trasformato e deformato il senso dell’economia, sempre più lontana dalla ricerca del bene comune e fortemente votata allo sfruttamento intensivo, al profitto di pochi e alla competizione.

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