L’anima della città

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Sin dagli inizi della presenza del Movimento dei focolari a Roma, che risalgono al 1948, la capitale del cattolicesimo, luogo d’incontro di popoli e culture, attirò l’attenzione di coloro che seguivano la spiritualità dell’unità. Poi, nell’arco di un cinquantennio, il movimento si è diffuso capillarmente tra persone d’ogni età, estrazione sociale e vocazione, nell’ambito sia civile che ecclesiale. Il 22 gennaio 2000, in occasione del suo ottantesimo compleanno, Chiara Lubich ricevette dalle mani dell’allora sindaco Francesco Rutelli la cittadinanza onoraria romana, nel corso di una affollatissima cerimonia in Campidoglio. In quell’occasione, Chiara ricordò un’espressione del papa il quale, riprendendo il verso di un poeta durante la sua visita in Campidoglio l’anno precedente, aveva fatto presente che il nome di Roma, letto alla rovescia, suona “amor”. Da qui la visione di una capitale animatadall’amore evangelico. Nacque così quella che fu chiamata in seguito operazione “Roma-Amor”, espressione di un maggiore impegno del movimento nella città. Ora, a più di due anni dal suo inizio, facciamo il punto di questa azione con i suoi responsabili, Maria Cristina Russo e Giancarlo Faletti. Roma-Amor affonda le sue radici nel 1949, quando Chiara Lubich scrisse un articolo intitolato La risurrezione di Roma, in cui tratteggiava il sogno di vedere una capitale rinnovata dal Vangelo. Quale lo spirito che ne era alla base? Giancarlo Faletti: “Effettivamente in quelle pagine si avvertiva il forte anelito che si attualizzassero anche nel presente i tempi dei primi secoli, quando grandi santi e eroici martiri illuminavano col loro amore questa città. Era molto vivo in Chiara e nelle altre persone del nascente movimento il desiderio di dare un contributo a questo scopo. “Come fare? Oggi a Roma le strutture ci sono, sia in campo civile che ecclesiale. Ma sembra necessario “ridare loro un’anima”. Per far ciò, per concorrere cioè a creare un tessuto sociale a misura d’uomo e accogliente, senza anonimato, il punto da cui partire sono i propri ambienti: primo fra tutti la famiglia, poi il quartiere, i luoghi di studio, di lavoro o di vita, come le associazioni e le parrocchie, privilegiando i rapporti personali”. E con quali strategie attuare questo programma? Maria Cristina Russo: “Può sembrare forse strano, o ingenuo, ma la strategia non è altro che l’amore evangelico. “In pratica – disse Chiara stessa a noi romani del movimento – gli strumenti da usare per questa ‘risurrezione’ o meglio ‘rianimazione’ della città siete voi, il vostro cuore, la vostra mente. Voi con la grazia di Dio, col lasciar vivere Cristo in voi attraverso l’amore, con lo scoprirlo negli altri e lasciare che lui agisca”. “Cominciammo allora a guardare con occhi nuovi alla città, e ci rendemmo conto che dal 1948 si erano già accesi tanti piccoli “fuochi” in essa: circa 10 mila persone in vario modo aderiscono oggi allo spirito dell’unità. E poi si contavano già numerose presenze nelle scuole, negli ospedali, nelle università, nelle strutture amministrative e nei luoghi di lavoro, con varie iniziative di servizio e di solidarietà. Per non parlare dell’impegno nelle comunità parrocchiali “. E nel mondo del lavoro? G.F.: “Negli ultimi anni sono effettivamente nate a Roma e dintorni dieci aziende della cosiddetta Economia di Comunione. E non vanno dimenticate realtà come la stessa casa editrice Città Nuova che, attraverso libri e riviste, propone da decenni una visione di fatti, persone e cose nella prospettiva del mondo unito. Nel campo del turismo e dell’accoglienza, il centro Incontri Romani è ora in grado di offrire a pellegrini provenienti da tutto il mondo (oltre 10 mila all’anno), la possibilità di scoprire il volto autentico della città eterna, quale “casa comune” per chiunque, di qualsiasi razza e credo esso sia”. Mi sembra di capire, però, che questa operazione “Roma-Amor” si concentri soprattutto in una presenza capillare nella città… M.C.R.: “È così. Quanto già esisteva assomigliava a una presenza dal forte potenziale di testimonianza, che poteva essere messa al servizio della città. Così oggi ogni mese si svolgono una cinquantina di incontri di quartiere, aperti a tutti, in cui ci si scambia esperienze, idee, progetti. Sono incontri che radunano da dieci a duecento persone. “Ma qui inizia quello che è il quotidiano dell’operazione “Roma- Amor”: la famiglia, il quartiere, i luo- ghi di studio e di lavoro, avendo particolarmente a cuore la parrocchia, e sottolineando in modo tutto speciale i rapporti personali. E nascono frutti inattesi “. Qualche esempio? G.F.: “È proprio nei quartieri che chi ha partecipato a questi incontri si inserisce in numerose iniziative atte a ravvivare il tessuto sociale infittendo la trama di rapporti tra cittadini, tra cittadini ed amministratori, tra realtà laiche ed ecclesiali, contribuendo, insieme ad altri, a restituire alla città un volto più umano. Piccole cose, ma significative. Prendiamo ad esempio il quartiere di Montesacro. Un impresario assume lavoratori di altre nazionalità. Per alcuni bisogna cercare casa, provvedere alle famiglie, condividere gioie e bisogni. Così allestisce un posto per dormire nell’ufficio, prevede un pasto caldo ed una doccia nel rispetto della dignità personale e delle convinzioni religiose. “Allo Statuario, invece, una coppia fa amicizia con una signora, vedova e con due figli adolescenti. Aspetta un bambino da un uomo sparito. Vorrebbe abortire. I due si fanno carico della situazione, assieme alla comunità dei Focolari: carrozzina, corredo, spese, lavoro. Si ottiene un sussidio dal comune. Una vita è salva e una famiglia non è più sola. “Ancora, al Trionfale, vicino al Gemelli. Una coppia si “specializza” in accoglienza delle famiglie dei degenti. Una famiglia della Calabria con una bimba down chiede ospitalità. Poi un’altra, venuta a curare un bambino affetto da una grave malattia genetica. Un’esperienza di condivisione e sollievo. “E infine a Casalpalocco: un quartiere dormitorio. Ci sono pochi punti di aggregazione per bambini e anziani. C’è uno spazio all’aperto, abbandonato. Perché non risistemarlo? Il ricavato di una cena di quartiere permette di avviare i lavori nel parco che, dal momento della sua inaugurazione, è sempre più frequentato”. La città è anche sempre più multi… Multietnica, multiculturale,multireligiosa… M.C.R.: “In questa direzione si sono moltiplicati i contatti con persone di nazioni, razze e religioni diverse, con la partecipazione ad alcune feste ebraiche e musulmane. C’è poi un’esperienza di dialogo ecumenico, con luterani, valdesi, ortodossi, anglicani, metodisti, eritrei copti nel quartiere Parioli. Non va nemmeno dimenticato il rapporto con un centro buddhista”. E in campo più strettamente ecclesiale, come si concretizza Roma-Amor? G.F.: “Va subito detto che un buon numero di membri e aderenti del movimento sono impegnati nelle parrocchie o nella collaborazione con altri movimenti. Da sottolineare anche il prezioso apporto di sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi collegati ai Focolari: trasmissioni radio, ecumenismo, predicazione, esercizi spirituali, gruppi di vari ambienti professionali, incontri per giovani coppie… Un esempio lo si trova a Centocelle, in una parrocchia retta dai Salesiani, dove la collaborazione tra religiosi e laici del movimento sta operando efficacemente sul tessuto sociale del quartiere. “Il tutto avviene naturalmente in accordo con la diocesi. Si tiene sempre presente nel nostro agire quanto emerge dagli orientamenti diocesani, in modo da dare il nostro fattivo contributo alla “nuova evangelizzazione””. L’aggregazione territoriale nelle città è sempre più difficile, per via del lavoro e della mobilità. Come riuscire ad interessare al progetto coloro che non hanno un radicamento geografico? M.C.R.: “Roma, lo si è detto, sembra aver bisogno di un “supplemento d’anima” soprattutto negli ambiti professionali. Da qui una nuova spinta alla concretizzazione della fratellanza nei diversi campi dell’agire umano, con la creazione di “luoghi di fraternità” in cui, da una parte ogni vocazione professionale e ogni spinta interiore viene valorizzata, perfezionata, umanizzata e messa al servizio della società; e dall’altra, nei singoli ambiti, gli operatori di ogni livello professionale acquistano quella visione d’insieme che porta allo sviluppo armonico del loro settore d’attività. E ciò per i politici, per gli operatori dei media, per quelli del settore sanitario, per chi lavora nel campo della giustizia…”.

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