La vita dei prati

Mai come in questa stagione troviamo traffico su direttrici notoriamente poco frequentate come quelle di campagna. Non sono però le code estive dell’esodo, ma concentrazioni più… naturali legate ad un ambiente in pieno fermento. Che sia il prato dietro casa, la radura sulla collina o la distesa di montagna poco importa; certo è che ognuno di questi habitat risulta armoniosamente intasato da un pullulare di vita. Ditteri, emitteri, farfalle e coleotteri (e la lista potrebbe continuare ancora con molti nomi) rendono tali ambiti straordinariamente pieni di variopinte sorprese. Qualcuno dei visitatori è giunto fin da oltre il Sahara, qualcun altro invece dal vicino buco sotto il sasso; certo è che si ritrovano a stretto giro di ala, ognuno intento ad assolvere il proprio compito estivo. Tra i più vistosi, non solo per le splendide colorazioni delle ali, ma per il portamento in volo, è il podalirio. Sembra quasi un uccelletto per il battito sfarfallante, ma ricco di planate e cabrate più in uso tra i volatili canori che non tra gli insetti. Se vi è presenza di ortiche, niente paura; anzi, questi potenziali pericoli per i pantaloncini corti si rivelano invece eccellenti piante nutrici per numerose specie. L’Inachis io dai sgargianti colori turchini ne è una abituale frequentatrice. In particolare i suoi bruchi, inconfondibili per la livrea nera e gli ampi anelli di lunghe spine su ogni segmento del corpo, che si riuniscono spesso in folti gruppi intenti a banchettare sulle foglie. Da queste parti vive pure un’al tra parente stretta, la Vanessa atalanta. Con lunghi voli migratori questa farfalla giunge dal nord Africa o dall’Asia. I suoi bruchi amano rifugiarsi all’interno delle foglie. Se le arrotolano attorno nelle ore di luce, ed escono poi allo scoperto di notte alla ricerca di cibo. Sui fiori dei ranuncoli dei prati, delle margherite o di altre composite si accuccia un ragno del genere Thomisus. Ha la caratteristica di assumere il colore del fiore su cui vive, prendendo tonalità ora bianche, ora gialle, ora rosa, ora crema. Nascosto così dal cromatismo, carpisce, passando inosservato, qualche piccola preda, in transito sui petali. Verde come gli steli che frequenta, pure la mantide religiosa sfrutta il cromatismo per l’avvicinamento della preda. Le tonalità delle colorazioni variano a seconda della tinta dello stelo frequentato. Se è una foglia o un sostegno giovane il colore della mantide sarà verde vivo, se è secco o maturo, sarà giallo o brunastro. Anche le cimici in diverse specie contribuiscono alla multiformità del traffico. Ve ne sono varie per comportamenti e colori; da quelle a bande rosso nere ad altre bruno screziato o verde vivo. Per esse il cromatismo è un valido messaggio sia di difesa che di ricerca del cibo. Ma le sorprese si susseguono con dinamica imprevedibile. Può sbucare improvviso il colibrì. No, non è un errore, è presente pure lui nelle nostre campagne. Non è il noto minuscolo uccelletto, ma un robusto insetto, dalle medesime caratteristiche del battito alare. Il Macroglossum stellatarum così si chiama, è uno sfingide con apertura d’ali di ben 5 centimetri, capace di restare fermo in volo. Si nutre di nettare che viene aspirato dai fiori preferiti con una lunga proboscide. Nella manovra l’insetto si libra nell’aria grazie alla notevolissima frequenza del battito alare, tanto rapida da non permettere l’osservazione del singolo movimento, proprio come succede per i più noti volatili del sud America. Non è facile districarsi in tale pullulare variopinto, ma riuscire a cogliere e riconoscere qualche protagonista, offre pur sempre un assaggio della ricchezza nascosta in un semplice ma solo apparenza ambito verde.

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