La spiritualità della Chiesa

Quando negli anni Sessanta, durante le varie visite a Istanbul di Chiara Lubich, il patriarca ecumenico Athenagoras I si dichiarava focolarino, non mostrava solo un fatto personale, spirituale. Diceva quanto lui, come cristiano ortodosso, sentiva che il carisma di Chiara andava d’accordo con la sua tradizione ecclesiale. È qui, forse, la portata fondamentale per l’ecumenismo di ciò che Dio ha dato al mondo attraverso Chiara: ognuno lo sente proprio, perché è in un senso profondo la spiritualità della Chiesa, che ci fa vivere la Chiesa. Questo fatto comporta una metodologia originalissima per far ecumenismo. Non più il processo lento di discutere su strutture, organizzazione e dottrine, per diventare eventualmente poi uno.Ma all’interno di quest’unità stessa già sperimentata, come in famiglia, si possono poi rivedere tutte le cose difficili. Ed è questa nuova metodologia che traspare dalle testimonianze personali di noi stessi, autori di questo piccolo articolo. Callan Slipper, anglicano: Ero con Chiara nel 1996 a Londra, quando, nel Logan Hall, ha svelato una sua nuova scoperta nel campo ecumenico. Aveva davanti persone di tutte le Chiese, ed ha esclamato: Chi ci separerà, se abbiamo Gesù tra noi?. Bastava vivere con Gesù in mezzo secondo la sua promessa Dove due o più… (Mt 18, 20). L’accendersi di questa nuova luce non solo descriveva un’esperienza compiuta, ma apriva la strada alla valorizzazione maggiore di tutte le altre vie dell’ecumenismo. Così la via della carità, con i suoi gesti sia simbolici che reali, diventa la reciprocità di persone che si sentono membri dello stesso corpo (come lo siamo se siamo tutti battezzati). Poi, la via della preghiera si intensifica perché dove siamo d’accordo, con Gesù fra noi, le nostre richieste sono sicuramente sentite da Dio. E, infine, la via del dialogo teologico trova la strada maestra, perché se Gesù è in mezzo a coloro che parlano, egli illumina tutto. In questa luce anche le cose che non sono ancora risolte, come la condivisione normale della stessa Eucaristia, diventano combustibile per il nostro amore reciproco. Uniti a Gesù crocifisso e abbandonato possono far crescere l’unità che già c’è. Stefan Tobler, evangelico: Ci sono momenti nella vita che non si dimenticano.Mi vedo – giovane studente – sulla bicicletta tornando da un incontro in focolare. Avevamo letto un testo di Chiara che parlava della forza dell’amore di Dio. In mezzo al traffico rumoroso di Zurigo, mi ha inondato una felicità intensissima: Sono un Cristoforo, un portatore di Cristo, ovunque sono. Nessuno mi può rubare questo tesoro, l’unico che conta: la chiamata all’amore. Quando più tardi ho avuto la fortuna di incontrare Chiara, regolarmente e di persona, ho trovato in lei sempre questa doppia realtà: Dio che mi si dona come amore e che, nello stesso momento, mi chiama a seguirlo senza compromessi. Davanti a questo Dio, tutti gli uomini sono uguali. Compiti nel mondo o ministeri nella Chiesa, per quanto importanti, passano in seconda linea. Questa verità che si lega così bene con la mia fede evangelica, mi è stata donata con una forza che non conoscevo prima. È quello che Dietrich Bonhoeffer ha chiamato la grazia costosa, perché costa la vita. E la Parola di Dio, così cara agli evangelici, mi è stata data con tutta la sua forza originaria da una donna cattolica. Chiara era innamorata della Parola perché era innamorata di Gesù, che nel suo abbandono sulla croce vede come la Parola tutta spiegata. La Parola per lei non era mai di meno del sacramento, ma tutti e due vera presenza di Dio, comunione reale con lui. Siccome in Chiara è presente la spiritualità della Chiesa, cristiani di molte Chiese, in contatto col suo carisma non trovano solo la propria identità rinforzata ma, nello stesso tempo, l’apertura alla cattolicità nel senso più ampio della parola. Una persona, quando Cristo in lei è illuminato, ritrova Cristo anche negli altri. Nel dialogo ecumenico diventa impossibile chiudersi alla verità dell’altro, ma la si apre e la si ama come la propria, senza mescolanze superficiali. Dunque entriamo, insieme, in una vita che porta gioia, con la serietà dell’adulto e la leggerezza del bambino che gioca perché sa di essere nelle mani del Padre. Amati immensamente da Dio, lavoriamo per l’unità di tutti i suoi figli, e fa parte integrante di ciò l’unità della sua unica Chiesa.

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