La salvezza anche per il corpo

Gesù è venuto a salvare l’uomo tutto intero. La sua salvezza riguarda, perciò, anche il corpo. A questo proposito, vorrei ora considerare quale sia il rapporto tra la venuta di Gesù e la malattia, tra la chiesa e la malattia. Gesù è venuto per annunciare il regno di Dio, escatologico, e la grazia su questa terra, o è venuto anche a dirci qualcosa sulla malattia e per la malattia già in questo periodo, prima della fine dei tempi? È un argomento molto importante, che ci riporta anche alla storia delle religioni, perché in tutte le religioni antiche la cura della malattia, la guarigione, cioè l’arte medica basta pensare all’Egitto, veniva esercitata da sacerdoti, e c’era un legame stretto fra malattia e religiosità. Tutto questo nel mondo moderno è stato annullato. Un malato è una persona che va in ospedale a farsi curare; che ha delle malattie che sono conosciute o abbastanza conosciute; e sembra che la religione non c’entri più. Basta andare in tanti ospedali civili per vedere che il posto del sacerdote che fa da cappellano è in un angolino molto molto ristretto, e che la vita religiosa è considerata quasi come superstizione e non ha più niente a che fare con il malato. Tutto questo attuale atteggiamento è giusto o non giusto? Certamente le scoperte scientifiche sono state una benedizione di Dio per gli uomini e per i malati; ma allora, la religione non ha più niente da dire nei riguardi della malattia? Nell’affrontare tutto ciò, vogliamo rifarci ad alcuni testi del Nuovo Testamento, alla tradizione ecclesiastica, e infine fare una conclusione. Dai vangeli, abbiamo prevalentemente scelto testi di Marco. È noto, infatti, che Marco riporta quella che gli studiosi considerano la tradizione più antica su Gesù; è importante, quindi, vedere quel che ci dice il suo vangelo. Analizzeremo solo alcuni testi sulle guarigioni compiute da Gesù, e un testo particolarmente importante di Giovanni. Ci rifaremo, poi, al libro degli Atti per quanto riguarda alcune delle guarigioni operate dagli apostoli. Esamineremo anche la malattia nella concezione di Paolo e, alla fine, il pensiero di Giacomo, uno degli ultimi scrittori del Nuovo Testamento. Infine, affronteremo il pensiero della chiesa sulla malattia e sulle guarigioni attraverso i secoli. NELLA VITA DI GESÙ Iniziamo allora la nostra ricerca attraverso il vangelo di Marco.chiara evidenza il fatto che la venuta di Gesù e il suo insegnamento portano una novità di vita per tutto l’uomo, anche in situazione di malattia; anzi, quella della corporeità e della malattia è una dimensione centrale in cui si manifesta la realtà dell’avvento del regno di Dio. La malattia e l’insediamento del Regno Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù sì mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio. E Gesù lo sgridò: Taci! Esci da quell’uomo. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!. La sua fama si diffuse dovunque nei dintorni della Galilea (Mc 1, 21-28). In questo primo episodio, il vangelo di Marco non ci parla espressamente di una malattia; ma si deve tener presente che a quel tempo tutte le malattie, specialmente quelle psichiche, venivano attribuite a spiriti immondi. Da ciò si deduce che la malattia, per gli ebrei, non è qualcosa voluto da Dio. Sia la malattia che gli spiriti immondi sono infatti nel senso della tradizione biblica espressioni del peccato e del male e, anche se non si può identificare la malattia con l’ossessione diabolica e neppure, forse, con il peccato personale del singolo, il significato emblematico del brano è lo stesso: il male non viene da Dio, ma è conseguenza dello stato peccaminoso dell’umanità, della situazione di lontananza dell’uomo da Dio. Gesù, venendo nel mondo, salva integralmente l’uomo, È uno dei segni che accompagnano l’instaurazione del regno di Dio sulla terra è proprio lo spodestamento di Satana, testimoniato dal potere di Gesù di scacciare i demoni e di guarire gli uomini. Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù vista la loro fede, disse al paralitico: Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati. Erano là seduti alcuni scribi che pensavano in cuor loro: Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?. Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua. Quegli si alzò, prese il suo letuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: Non abbiamo mai visto nulla di simile! (Mc 2, 142). Dinanzi al paralitico Gesù dice: Ti siano rimessi i tuoi peccati. Gesù lega, in questo caso, la malattia al peccato. Non appare che richieda la fede. Il peccato nell’Antico Testamento indicava soprattutto un mancare il segno da parte dell’uomo, sia nel senso di mancare di raggiungere un obiettivo, sia nel senso di non mantenere i patti; per cui nell’Antico Testamento, il peccato è sempre menzogna, non perché inganna Dio, ma perché è oggettivamente qualcosa di sbagliato, e, in questo senso, va contro Dio, ma anche contro l’uomo. Da questo significato deriva il pensiero biblico che spiega il male che c’è nel mondo come conseguenza della follia dell’uomo. Liberando quindi il paralitico dal peccato, Gesù può ancor più, all’interno di questa liberazione, guarirlo dalla malattia. Il Nuovo Testamento riassume tutti i significati del peccato già evidenziati nell’Antico Testamento e sviluppa, inoltre, una teologia del perdono del peccato, sottolineando più precisamente il rapporto tra la condizione di peccato dell’umanità e i singoli atti peccaminosi degli uomini, Il peccato assume così un significato ancor più spirituale. Ciò non toglie, come abbiamo visto, che peccato e malattia possano essere connessi. Entrò di nuovo nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano inaridita: Mettiti nel mezzo!. Poi domandò loro: È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: Stendi la mano!. La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire (Mc 3,l-6). Questo episodio pone il problema del significato della Legge: Si può curare una malattia di sabato?. Gesù di fatto afferma chiaramente di sì. In tal modo mostra come la Legge, data da Dio per l’uomo, se diventa mera lettera nelle mani dell’uomo non solo non libera dal male e dalla malattia, ma può diventare essa stessa un impedimento alla liberazione dell’uomo, uno strumento di oppressione. L’uomo, ci dice invece Gesù, è superiore al sabato, l’uomo è superiore alle norme della Legge. È da notare qui un’espressione inusitata nei vangeli. Si dice che Gesù guardò i membri della sinagoga con indignazione. È un’espressione che non si ritrova nei testi di Matteo e di Luca forse per una certa ritrosia ad attribuire a Gesù questa emozione; ma la semplicità di Marco ci mostra Gesù in certo modo irato, di un’ira che non comporta rancore: ce lo mostra vero uomo, quale egli era. Il motivo delle guarigioni Intanto giunsero all’altra riva del mare, nella regione dei Geraseni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!. Gli diceva infatti: Esci, spirito immondo, da quest’uomo!. E gli domandò: Come ti chiami?. Mi chiamò Legione, gli rispose, perché siamo in molti. E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c’era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi. Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l’altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. Giunti che furono da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, quello che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: Va’ nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato. Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decapoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati (Mc 5,1-20). Questo brano narra la guarigione di un indemoniato affetto anche da una malattia psichica, che vive in territorio semipagano. Gesù sana e scaccia i demoni anche tra i non ebrei; non solo, ma invita l’indemoniato -che lo pregava di permettergli di stare con lui – a tornare invece alla propria casa, per annunziare la misericordia usatagli da Dio. Da questo episodio di Marco sembra dunque apparire uno dei motivi per cui Gesù guarisce, e cioè perché gli uomini possano testimoniare l’amore di Dio per loro. È anche uno dei brani nei quali Gesù non richiede la fede. E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli (Mc 1, 29-31). Non si tratta, da questa breve narrazione, di una grande guarigione: la suocera di Pietro ha una semplice febbre. Il fatto che si metta a servire è segno come dicono gli antichi Padri che ella è guarita subito e bene. Bene non solo nel senso medico, ma anche in quello spirituale. Marco sottolinea in senso positivo questo servizio della suocera di Pietro, e sembra quasi volerci insegnare con ciò che se guariamo è per servire. E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!. Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: Figlio di Davide, abbi pietà di me!. Allora Gesù si fermò e disse: Chiamatelo!. E chiamarono il cieco dicendogli: Coraggio! Alzati, ti chiama!. Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: Che vuoi che io faccia?. E il cieco a lui: Rabbuni, che io riabbia la vista!. E Gesù gli disse: Va’, la tua fede ti ha salvato. E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada (Mc 10, 46-52). All’udire il cieco che grida verso di lui, Gesù dice: Chiamatelo!. Sembra che, oltre alla guarigione miracolosa, qui vi sia anche il tema della sequela, cioè della chiamata a seguire Gesù. Il cieco si spogliò di tutto. È infatti scritto: Egli, gettato via il mantello simbolo del distacco da tutto, balzò in piedi e venne da Gesù. Marco dice, infine, che il cieco prese a seguire Gesù per la strada. Venuta la sera dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano (Mc 1, 32-34). Qui si dice, al v. 32, che portavano a Gesù tutti i malati e gli indemoniati. Poi, al v. 34 si afferma che egli guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni. Spesso nel vangelo molti equivale a tutti. Ma questi due testi così ravvicinati danno l’impressione che Gesù non guarisse tutti i malati, forse per mancanza di fede da parte loro o per altri motivi che fanno parte del mistero di Dio. Mentre Gesù è venuto a salvare tutti gli uomini, non è venuto a sanare tutti gli uomini già qui in terra.

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