La posta del direttore

VERSO UNA SCUOLA CLASSISTA? “Non conosco i problemi della scuola… ma la mia esperienza. Essendo io di famiglia di operai, ho dovuto scegliere già a 10 anni. Subito dopo le elementari, tra scuola media e l’avviamento professionale, e per i poveri non c’era da scegliere… “Così dopo aver fatto 5 anni di avviamento industriale, lavorando in officina già a 14 anni, verso i 20 anni mi sono potuto diplomare come privatista all’Istituto tecnico industriale senza poter passare all’università. “Pensate che questo avveniva 55-60 anni fa. Poi la scuola classista è stata in parte superata… “Adesso sembra che la visione aziendalista della scuola prevalga e costringa di nuovo (pur con tutti i distinguo) i ragazzi a scegliere all’età di 14-15 anni tra i licei e le scuole professionali. Non vi pare che si torni ad una scuola classista?!”. G. M. – Roma Mi sembra di no, per vari motivi. L’obbligo scolastico, come prevedeva anche la precedente proposta di Berlinguer, sarà innalzato. In secondo luogo i giovani, nel corso delle superiori, potranno passare da un canale formativo all’altro. Infine, anche per chi sceglie la via “professionale” è prevista una possibilità di formazione superiore. Finora però, siamo solo all’intelaiatura della riforma Moratti, nei confronti della quale Città nuova ha aperto il credito, come fece in occasione della prima presentazione della riforma Berlinguer nella precedente legislatura. Mano a mano che il contenitore verrà riempito, potremo offrire valutazioni puntuali, anche con il contributo dei molti insegnanti che ci leggono. EDC ANCHE SU INTERNET “Sono uno studente di teologia presso l’istituto superiore di scienze religiose di Bergamo. Sto concludendo gli esami e vorrei iniziare una tesi di economia sociale sul tema dell’Economia di Comunione proposta dal Movimento dei focolari. Potreste aiutarmi con la bibliografia, con testi sul tema, con articoli e riviste? Sono abbonato da molti anni a Città nuova… Se conoscete anche altri lavori lavori già fatti sul tema saranno i benvenuti. Grazie”. Alberto Daminelli – Bergamo Visto che l’argomento può interessare anche molti altri lettori, invitiamo chi volesse ragguagli in questo senso a visitare il sito www.cittanuova.it e selezionare Economia di Comunione E, per ulteriori approfondimenti, visitare www.edc-online.org COMPLICI DELLE LAPIDAZIONI? “Si preparano altre condanne alla lapidazione in Nigeria? E per nostra responsabilità? L’associazione Senzaconfine e l’Asgi Sicilia denunciano che i 2/3 delle donne nigeriane rastrellate in tutt’Italia (circa 60), in un’operazione contro la prostituzione e l’immigrazione clandestina, e successivamente rinchiuse al Centro siciliano di Detenzione Temporanea Serraino Vulpitta, la sera del 4 scorso sono trasportate alla Malpensa, da dove sarebbero state rispedite in serata nel loro paese di provenienza. “È stato impedito loro di chiedere asilo e anche di poter avviare un percorso di reinserimento sociale per uscire dalla prostituzione, attraverso l’opera di Vivian Wiwoloku, pastore evangelico nigeriano che a Palermo ha recuperato 78 ragazze che ora lavorano, o attraverso l’opera di don Benzi che non soltanto ha salvato tante di queste donne ma ne ha denunziato lo stato di pratica schiavitù in cui si trovavano nel loro paese e in Italia. “L’estrema povertà spingerà nuovamente queste donne nel circolo della prostituzione; ma quelle che abitano nei distretti musulmani rischiano anche la condanna alla lapidazione. Dovremo occuparci di nuove Safiya? “Rimpatri del genere violano la legalità, nazionale e internazionale: esiste un divieto di deportazione, sancito dalla convenzione di Ginevra firmata anche dall’Italia”. Ettore Masina C’è solo da augurarsi che il condizionale con cui si accenna al rimpatrio possa trasformarsi in una smentita, ma non c’è da farsi illusioni. Del grave problema della prostituzione abbiamo parlato sul n. 4, come pure di quello dell’immigrazione, e a quegli articoli rimandiamo il lettore, anche se, ovviamente non esauriscono il problema. In questo caso il rimpatrio forzato determina conseguenze ben più gravi, come quelle da lei ipotizzate.A sottolineare il fatto che si tratta di gravissimi problemi umani che, come tali, vanno affrontati. INGLESE O ESPERANTO? “Ogni tanto viene a galla su Città nuova il problema dell’esperanto. La rivista puntualmente afferma che la lingua internazionale è l’inglese e ci si arrende al fatto compiuto. “Ma se dobbiamo sempre andare controcorrente, perché questo placido conformismo? La cultura angloamericana si vale anche e soprattutto della lingua per estendere la sua egemonia economica su tutto il pianeta con i risultati disastrosi che tutti possono costatare. “Se Città nuova iniziasse con una paginetta un corso di esperanto sarebbe una iniziale occasione per tentare di erodere nel tempo il potere soffocante americano e rafforzerebbe la propria immagine: quella di lavorare per un mondo unito, anche con un po’ di “fantasia””. Alberto Dorcier – Genova È davvero encomiabile lo zelo degli esperantisti. Li ospitiamo volentieri nella corrispondenza anche se non siamo d’accordo in tutto con loro. Non possiamo ovviamente tenere corsi d’esperanto su Città nuova. Al più possiamo fornire informazioni. Quanto alla diffusione planetaria dell’inglese è la semplice costatazione di un dato di fatto. Esso contribuisce certamente anche all’egemonia economica di alcuni paesi. Ma per contrastare le eventuali prevaricazioni degli anglofoni ci vuole ben altro che l’esperanto. I francesi, che pure hanno combattuto con tenacia una battaglia a difesa del loro idioma, l’hanno persa. Oggi la seconda lingua più diffusa è lo spagnolo, ma confinata in aree geografiche ben delimitate. Ciò detto, si deve riconoscere all’esperanto il merito di una forte idealità tesa alla comprensione fra i popoli. Per chi voglia informazioni dettagliate consigliamo il periodico Katolika Sento dell’Unione esperantista cattolica italiana – Viale Zavagni, 73 – 47900 Rimini. LA RAI E I NOSTRI SOLDI “Interessa sapere come la Rai spende i soldi del canone tv, vale a dire i nostri soldi? Eccoci accontentati: 8 miliardi e 660 milioni di lire a Simona Ventura, 2 miliardi a Giancarlo Magalli (per non andare in onda!), 2 miliardi e 310 milioni a Jocelyn, 2 miliardi e 121 milioni a Gene Gnocchi, 300 milioni a puntata a Sabrina Ferilli per La Bella e la Bestia (programma che è costato alla Rai 3 miliardi e 600 milioni di lire a puntata, ottenendo la metà degli ascolti rispetto a C’è posta per te, costato 1 miliardo e 200 milioni), 100 milioni ogni sera a Piero Chiambretti e, giusto per chiudere in bellezza, 22 miliardi di costi per Domenica in. Lascio a voi i commenti. Le cifre riportate riguardano un contratto di due anni. L’inchiesta è stata condotta in questi giorni dal quotidiano Libero. Davide Cabassa Non c’è motivo di dubitare delle dimensioni di questo scandaloso mercato al rialzo dei divi della televisione pubblica, vincente, con i “nostri soldi” su quella privata. Potremmo aggiungere all’elenco i 600 milioni proposti a Benigni per la sua gustosa, ma fugace apparizione al Festival di Sanremo. Si può sperare nella nuova gestione, visto che a suo tempo la Moratti portò il carrozzone Rai al pareggio? Neppure il pubblico degli ascoltatori, però, è senza colpe, visto che determina gli indici di ascolto e fornisce il pretesto per tenere in prima serata questi programmi e i loro costosissimi conduttori, mentre relega nelle ore di non ascolto il meglio della nostra tv. LA RICONOSCENZA DI UN MISSIONARIO “È da tanti anni che ricevo Città nuova e ne sono grato. Lo leggo volentieri. Mi tiene aggiornato su tante situazioni: è un’ottima rivista. “Siamo due padri che lavoriamo in questa missione che si trova a circa duecento chilometri a nord-est da Nairobi. Siamo molto isolati; due strade secondarie portano alla missione, una peggio dell’altra.Tocca a noi seguire 48 cappelle su un’area di circa 600 chilometri quadrati. “Questa missione fu iniziata nel 1954 da un padre della Consolata, p. Fissore. Da allora sono state battezzate 13 mila persone. Ci sono più di 1400 famiglie cristiane e quelli che stanno aspettando il battesimo o il matrimonio sono tanti. Il regno di Dio che si estende su questo piccolo asciutto surriscaldato lembo d’Africa. “Dal ’54 sono state iniziate tre nuove missioni: Gatunga (1963), Mukothima (1985 ca.) e finalmente Kajuki (1999). Quest’ultima tenuta da sacerdoti africani diocesani. “Stiamo preparando ancora un’altra missine che si chiama Tunyai. Non so quando sarà aperta perché stiamo ancora fabbricando la casa parrocchiale. “In tutto questo si vede l’intervento e la potenza di Dio, altrimenti non si spiegano tante conversioni. Sono venuto in questa missione per la prima volta nel 1959, e c’erano poche decine di battezzati. Sono ritornato nel ’62 ed erano diventati qualche centinaio. Ma mai avremmo potuto prevedere un’ “esplosione” del genere”. Padre A. Rondina – Meru (Kenya)

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