La flessibilità moderna del governo Renzi

Cambiano le regole per contratti a termine e apprendistato “secondo le esigenze del mercato”. Il modello attrattivo di Expo 2015 e la prospettiva del neoministro Poletti, ex presidente Legacoop
Il ministro Giuliano Poletti

Il piano di intervento per il lavoro avanzato dal governo Renzi è destinato a comporsi nel tempo come un mosaico, ma alcuni tasselli del disegno complessivo sono già emersi con il decreto legge che toglie alcuni vincoli relativi al contratto a termine e all’apprendistato. Per molti osservatori è finito in fretta l’effetto rassicurante dell’immagine del carrello della spesa quasi pieno che compare sulle diapositive di presentazione di distribuzione dei 10 miliardi di euro destinati, in parte, ai dipendenti con redditi medio bassi.

Come ha subito fatto notare, con favore, il giuslavorista Pietro Ichino, senatore di Scelta Civica, le misure di liberalizzazione dei contratti a termine hanno un legame diretto con l’“accordo Expo” stipulato a Milano da sindacati e imprenditori. In pratica, come ha precisato lo stesso ministero, con la nuova legge «il datore di lavoro può sempre instaurare rapporti di lavoro a tempo determinato senza causale, nel limite di durata di trentasei mesi. Viene così superata la precedente disciplina che limitava tale possibilità solo al primo rapporto di lavoro a tempo determinato. Inoltre, la possibilità di prorogare un contratto di lavoro a termine in corso di svolgimento è sempre ammessa, fino ad un massimo di 8 volte nei trentasei mesi».

Quindi il modello contrattuale introdotto, in via eccezionale, per la manifestazione dell’Expo internazionale sull’alimentazione prevista nel 2015 finisce per rappresentare «la risposta ritenuta più efficace alle attuali esigenze del contesto occupazionale e produttivo del Paese», secondo la dichiarazione del ministero che vede come neotitolare Giuliano Poletti, fino al giorno prima presidente della Legacoop, un pezzo importante dell’economia italiana, che riunisce 15 mila cooperative e rappresenta un certo tipo di sinistra nel Paese che ha un percorso storico di oltre un secolo (125 anni per l’esattezza). La crescita del mondo cooperativo ha visto ultimamente la formazione dell’“Alleanza delle cooperative italiane” che rappresenta il 90 per cento delle aziende di questo tipo che danno lavoro a un milione e 200 mila persone per un fatturato di 140 miliardi di euro (8 per cento del Pil).

A prescindere dai vari orientamenti politici, i vari esperti concordano sul fatto che la nuova disciplina dei contratti a termine comporterà una contrazione delle assunzioni a tempo indeterminato, mentre alcuni giuristi molto critici, come Piergiovanni Alleva, prefigurano il perpetuarsi di contratti a termine destinati a concludersi ogni tre anni con l’esodo tra diverse aziende che eserciteranno, sempre di più, una signoria sul destino del lavoratore impossibilitato a programmare un futuro possibile.

Ovviamente di diverso orientamento è la visione del ministro Poletti che in un’intervista al quotidiano Avvenire ha affermato che «d’ora in poi un imprenditore che è nelle possibilità di aumentare il personale della sua azienda potrà farlo in modo semplice, in piena tranquillità e senza aver paura di nulla». L’idea forza che muove il decreto è, infatti, quello di ridurre drasticamente adempimenti burocratici e contenziosi, come si può riscontrare anche nella nuova disciplina prevista per gli apprendisti che possono essere introdotti in azienda senza l’obbligo di assicurare «la conferma in servizio di precedenti apprendisti al termine della formazione».

Una notevole flessibilità del lavoro,quindi, opposta alle regole imposte con la riforma Fornero, giudicata «un fallimento», secondo questo aspetto, dal nuovo ministro perché «si è rivelata incoerente con i reali bisogni delle imprese e con le esigenze del mercato». Segnali eloquenti di quanto annunciato a livello teoretico dal giovane premier italiano che, introducendo la riedizione del famoso testo di Norberto Bobbio su “Destra e Sinistra”, ha invitato a superare la distinzione tra “uguaglianza/disuguaglianza” per introdurne altre come “stagnazione/movimento” dove la sinistra degli anni '10 del Duemila rappresenterebbe appunto il “movimento” che traspare dalle dichiarazioni del  rappresentante delle “leghe rosse” arrivato al vertice di un ministero difficilissimo da governare. Lo dimostra l’appello che Poletti ha lanciato per segnalare la mancata copertura di un miliardo di euro per la cassa integrazione, tanto per rimanere in tema di carrelli della spesa che faticano a riempirsi.   

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