La condizione per essere liberi

Diventare altri Cristo nel mondo richiede uno sforzo costante per superarsi.
Giovani

Per recuperare Dio all’umanità, Cristo, che di essa era il capo e la sintesi, si annientò sino all’abbandono del Padre, sì che, fatto vuoto totale, assorbì in sé il tutto: e Dio rientrò nell’uomo, per il tramite – per la piaga – dell’Uomo-Dio crocifisso. Per farsi uno con Gesù, per inserirsi nella sua vita facendosi uno con la comunità dei fedeli – suo corpo –, occorre annientare moralmente la pluralità per l’unità; ciò vuol dire in pratica che si richiede a ciascuno di annullare il proprio sé per farsi uno con Dio e con i fratelli. Esso però non distrugge la personalità: ne distrugge l’egoismo e il particolarismo. Così nasce la comunità in terra, nella quale si compie la volontà di Dio come in cielo. Quando perciò si dice che l’io deve morire, non s’intende evidentemente né la morte naturale e molto meno la morte spirituale dell’uomo: anzi si intende un processo destinato a eliminare elementi mortiferi, per far più copiosamente vivere quel che nell’uomo ha da vivere: l’anima.

 

L’unico rimedio dunque per lo spirito libero è di uscire di sé per trovare la pace. Bisogna a sé rinunziare e perdere ogni interesse, per non avere più nulla da perdere, né da temere, né da risparmiare. Allora si gusta la vera pace riservata agli uomini di buona volontà, ossia a quelli che non hanno più altra volontà che quella di Dio, la quale diventa la volontà loro. Maria per essere stata fatta degna d’essere madre di Dio, doveva essere solo volontà di Dio, e per sé nulla infinito: difatti fu l’Immacolata, per i meriti della redenzione, onde era stata esentata da tutto l’ingombro che costituisce l’io. Era stata fatta nel concepimento quel che il Figlio doveva essere fatto sulla croce, nel momento dell’abbandono del Padre: il vuoto infinito. In esso entrò Dio: e per la figliolanza adottiva entrò l’intera umanità. Nominata Maria dunque si è nominata l’umiltà. L’umiltà è la condizione di questo annientamento. Ed essa è così gradita a Dio che è stata esercitata pienamente dal suo Figlio: era Dio e si fece uomo, era re del cielo e si fece servo della terra, sedeva alla destra del Padre e salì un patibolo. Dobbiamo diventare un vivo Gesù nel mondo: e questo obbliga a uno sforzo d’ogni momento per superarsi.

 

Da: La divina avventura, Città Nuova, 1993

 

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