La città proibita – Brevifilm

Sontuosa e spettacolare, l’ultima opera di Zhang Yimou, è ambientata anch’essa nel passato, e si abbellisce delle eleganti lotte ispirate alle arti marziali, come Hero e La foresta dei pugnali volanti. Siamo durante la tarda dinastia Tang, nel X secolo dopo Cristo, un periodo di corruzione, guerra e confusione politica, durante il quale si dette molta importanza all’ostentazione della ricchezza e delle cerimonie. Ci si trova in una reggia dai colori sgargianti, che presenta lunghe file di colonne sfumate secondo la tradizione dell’arte vetrata cinese, immensi tappeti arabescati, migliaia di crisantemi, vesti dorate, armature scintillanti. E suggestive scene d’azione, con guerrieri senza volto piombanti dall’alto, come demoni irreali, esecutori di una violenza paurosa. Ma, Yimou, come ha rivelato in un’intervista, non ha puntato sull’azione, quanto sul significato della storia. Ed è una storia tragica, di inganni e di forti passioni, di amore mutato in odio, in vendetta e in autodistruzione. Una prospettiva di morte generalizzata e crescente domina la corte, scandita da riti e comportamenti servili, che colpiscono per la loro acritica passività, e svelano una struttura sociale basata sulla paura instillata dal potere. A ben vedere, nei tradimenti non prevalgono le preoccupazioni del sentimento, quanto quelle del comando e della sua ereditarietà. Negli occhi della madre (una insolita e brava Gong Li), e non solo in quelli del padre (Chow Yun-Fat, astuto e malvagio), rilucono bagliori agghiaccianti e calcolatori, anche nei confronti dei figli, vittime di situazioni troppo grandi per loro. Oro e giada all’esterno, marciume e decadenza all’interno ricorda un antico detto cinese. Il film è una denuncia decisa della realtà oscura, che sta dietro alla superficie dell’efficienza dell’impianto imperiale di quei tempi. E la scelta di Yimou di visitare il passato assume un significato complementare a quello di altri film sulla Cina odierna, come il recente Still life, denuncianti i disagi di una politica che rischia di farsi disumana nell’inseguire il progresso. Perché La città proibita mostra che la prepotenza del potere è un male antico, per evitare il quale è necessario un cambiamento profondo di mentalità. Regia di Zhang Yimou; con Gong Li,Chow Yun-Fat. Brevifilm Il vento fa il suo giro. Pluripremiato all’estero, arriva anche da noi – finalmente – l’opera del regista bolognese. Un racconto poetico e forte su un pastore francese che sceglie di trasferirsi con la famiglia in una comunità montana del Monviso, dove si parla ancora l’antico occitano. Accolto bene, si dovrà poi misurare con gelosie e rancori in nome della roba che allontanano l’idillio iniziale. Come si vede, il razzismo non è solo con i terzomon diali, ma è un fatto dell’anima. Diritti regala una fotografia splendida della natura, scene scabre e precise tra simbologia e realismo in un film sincero, coinvolgente di profonda umanità. Da non perdere. Regia di Giorgio Diritti; con Thierry Toscan, Alessandra Agosti. Cardiofitness. Il filone giovanilistico stavolta diventa adolescenziale. Stefania, 28 anni, s’innamora di Stefano, 15 anni, liceale. Sarà un amore possibile? Dubbi, paure, dialoghi scintillanti fra lei e le amiche disincantate. Ma il lieto fine – e il sequel – è assicurato. Favoletta semplice ma non banale, anzi – con i tempi che corrono – quasi pudica, il film fila via piacevolmente, tra la spontaneità degli attori – ottimo Colangeli come allenatore cubano, De Angelis come tipico adolescente – tra palestre, sale gioco e puntigli familiari. Regia di Fabio Tagliavia; con Nicoletta Romanoff, Federico Costantini, Daniele De Angelis, Giorgio Colangeli. Appuntamento al Capalbio Cinema festival. La 14ª edizione presieduta da Kiarostami per selezionare 30 corti, vede omaggi a questo regista e a Fassbinder, oltre al Junior Short film Festival sui corti realizzati dagli studenti, e la ricerca Onde corte sul cinema contemporaneo in Germania. C a p a l b i o (Grosseto) dal 26/6 al 1/7.

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