La chiamata a essere discepoli

Uomini che riescono ad avere “il maestro” addirittura nel loro cuore.
Giovani

Già nell’Antico Testamento, nel capitolo 3 del libro di Gioele, si dice che verranno discepoli nuovi che, per una particolare effusione dello Spirito, porteranno la legge scritta nel loro cuore. Il passo di Gioele viene poi ripreso da san Pietro e riportato negli Atti degli Apostoli.

Nella Sacra Scrittura la figura dei discepoli appare, così, totalmente diversa da come veniva prospettata dai maestri del tempo, i quali nei discepoli vedevano solo coloro che erano alla loro scuola, avevano imparato le loro dottrine, e li avevano seguiti.

 

Con Gesù si opera un rivoluzionamento di concezione e di realtà: i discepoli di Gesù sono uomini che riescono ad avere “il maestro” addirittura nel loro cuore. L’essere discepoli di Gesù comporta cioè, oltre a un cambiamento di pensiero e di mentalità, un radicale cambiamento di sé, significa diventare uomini nuovi – e questo cambiamento radicale si opera con il battesimo.

Sono appunto questi uomini nuovi i discepoli annunciati nell’Antico Testamento e presentati poi nel Vangelo.

Ed ecco, c’è un brano di Luca in cui Gesù esprime quello che richiede a questi discepoli, a tutti coloro che lo seguono, cioè a tutti i cristiani. (…)

 

«Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: "Se qualcuno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?… Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo"».

Gesù, vedendo tutta quella gente che lo segue e volendo far comprendere che cosa significava essere suoi discepoli, fa questo discorso molto esigente. Gesù ai suoi discepoli, ai semplici cristiani, cioè a tutti noi, richiede di mettere Dio al primo posto nella scala degli affetti.

E Gesù richiede che l’amore a lui sia assolutamente sopra l’amore che portiamo a noi stessi: «Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo».

(continua)

 

(Da: Dio ci chiama. Conversazioni sulla vita cristiana, Città Nuova Ed.)

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