Fit For 55, la Carbon tax europea per un futuro sostenibile

Si sta programmando di applicare la Carbon Tax sulla vendita di combustibili di origine minerale sia per l’industria che per i privati cittadini. Non si tratta di un aumento di imposte ma di una politica fiscale diversamente orientata.
(AP Photo/Valeria Mongelli)

La Carbon Tax è uno dei punti determinanti del grande piano, Fit For 55, presentato dalla Commissione Ue per combattere il cambiamento climatico. Per evitare ogni fraintendimento i governi dovranno chiarire che non si tratta di un aumento di imposte ma di una diversa politica fiscale che non deve pesare sulle categorie più deboli (leggi anche: “Nuove norme europee per il clima“).

Mentre il Nord Europa è devastato da disastrose alluvioni chiaramente dovute al cambiamento climatico in corso, la Commissione Europea si è decisa ad un salto di qualità nei confronti della lotta allo stesso coinvolgendo in essa anche i cittadini europei assieme al settore industriale (leggi anche: “Germania devastata da alluvioni e maltempo, il dolore dei tedeschi“).

Un’immagine delle alluvioni in Germania (AP Photo/Michael Probst)

Si sta infatti programmando di applicare la Carbon Tax, l’imposta sulle emissioni di anidride carbonica, CO2, sulla vendita di combustibili di origine minerale sia per l’industria che per i privati cittadini: tale imposta farà aumentare i costi di produzione europei e per evitare che essi diventino meno competitivi rispetto a quelli prodotti all’estero, è prevista la Carbon Tax anche sui beni prodotti nelle nazioni in cui tale imposta non è applicata.

Il solo annuncio di questi provvedimenti ha sconcertato ed impensierito consumatori ed industrie europee. A queste ultime in passato era permessa la emissione senza oneri di una quantità annuale di gas serra corrispondente ad un buon funzionamento dei loro impianti: nel caso di emissioni maggiori, è loro obbligo l’acquisto dalle aziende più efficienti, o nell’anno meno attive, dei diritti di emissione non utilizzati.

Il prezzo di acquisto è regolato dall’equilibrio tra domanda ed offerta. Negli anni di depressione industriale era sceso a 25 euro, ultimamente si è attestato sui 55 euro a tonnellata di CO2: questo valore potrebbe essere preso come punto di riferimento per la futura imposta, sia per l’industria per cui i permessi gratuiti di emissione si ridurranno, che per l’imposta sul carbone, la benzina, il gasolio, il gas liquido ed il gas naturale, proporzionata alla emissione di CO2 provocata dalla combustione di ciascuno di essi.

Tutti ricordiamo la mezza rivoluzione dei gilet gialli quando in Francia il presidente Emmanuel Macron aveva deciso, poi rinunciandovi, di applicare la Carbon tax al gasolio, senza aver provveduto contestualmente a indennizzare quanti quella imposta penalizzava in modo inaccettabile nella loro attività.

(AP Photo/Valeria Mongelli)

I nostri governi dovranno evitare errori simili di comunicazione, chiarendo subito che non si tratta di un aumento di imposte ma di una politica fiscale diversamente orientata, con riduzione delle imposte per i settori che si vuole favorire ed aumento per scoraggiare comportamenti responsabili del cambiamento climatico: gli introiti dalla carbon tax dovranno ad esempio essere contestualmente utilizzati per favorire il lavoro riducendo le imposte che attualmente pesano su di esso, così aumentando le entrate nette dei lavoratori, riducendo anche il costo del lavoro per le aziende. Oggi in Italia il netto in busta dei lavoratori dipendenti è meno della metà del loro costo per l’azienda.

Nel breve termine, le maggiori entrate per i lavoratori serviranno per coprire i maggiori costi dei trasporti e del riscaldamento domestico, ma questi, si spera, saranno indotti nel medio termine a ridurre tali costi utilizzando nuovi mezzi di trasporto e coibentando le abitazioni, come già è possibile col Superbonus del 110 % per il risparmio energetico degli edifici.

Dato che le situazioni dei cittadini sono le più diverse, i governi dovranno stare attenti a non permettere che fasce di cittadini siano troppo penalizzati, tanto più che questi provvedimenti capitano in un periodo elettoralmente molto delicato in Francia, la Germania e anche in Italia; questo fatto farà probabilmente posporre la applicazione di questa nuova politica fiscale, oppure la farà applicare per gradi, comunque già l’annuncio di una imposizione futura sarà molto utile per convincere i cittadini europei ad effettuare azioni utili al risparmio energetico e ad optare per energie rinnovabili (leggi anche: “Cambiamenti climatici: le paure degli europei“).

 

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