Israele: morto il rabbino Chaim Kanievsky, principe della Torah

È morto in Israele, a 94 anni, uno stimatissimo rabbino: Chaim Kanievsky. Una vita dedicata allo studio, alla preghiera e al servizio delle comunità haredim. Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato al suo funerale a Bnei Brak, non lontano da Tel Aviv.
Ultraortodossi al funerale del rabbino Chaim Kanievsky in Israele, foto Ap.

Bnei Brak, 20 minuti di macchina dal centro di Tel Aviv. Normalmente 20 minuti, ma non il 20 marzo scorso. Perché quel giorno c’era un funerale importante e per evitare il caos del traffico i 3 mila agenti mobilitati hanno bloccato varie autostrade a nord e a sud della cittadina dove si concentra una delle più numerose comunità haredi di Israele.

Il 18 marzo si è infatti spento a Bnei Brak, dove viveva da poco meno di 90 anni, uno dei più conosciuti e stimati rabbini del Paese: Chaim Kanievsky. Aveva 94 anni e al suo funerale hanno partecipato, secondo le stime, tra 500 mila e 750 mila persone, molte di più degli abitanti della cittadina, che conta meno di 200 mila abitanti. La folla dei partecipanti ha praticamente occupato tutti gli spazi: strade e piazze, ma anche balconi e perfino molti tetti. La polizia, che alla notizia della morte del rabbino si era subito mobilitata, è riuscita a gestire l’incredibile affollamento senza che avvenissero incidenti.

È ancora molto vivo il ricordo del tragico pellegrinaggio alla tomba del rabbino Simon bar Yochai (vissuto nel II secolo d.C.) di forse 100 mila ebrei haredim nell’aprile 2021, dove morirono 45 persone, e 150 rimasero ferite, travolte dalla calca per un banale incidente dovuto al sovraffollamento in spazi troppo ristretti.

Rabbi Kanievsky era un leader spirituale della comunità haredi, un leader molto influente di una comunità che conta centinaia di migliaia di membri: in Israele sono circa l’8% della popolazione, ma ci sono comunità anche all’estero, soprattutto negli Usa (New York, Brooklyn) e in Europa (Anversa, Londra, Parigi e Zurigo). Tutti gli haredim sono di matrice ashkenazita, la tradizione ebraica originaria dell’Europa centro-orientale di lingua e cultura yiddish, ma distinti in due grandi correnti sorte nel XVIII secolo: i hassidim (pii) più inclini al misticismo spirituale e i misnagdim (oppositori, detti anche lituani) più attaccati alla legge e alla tradizione, la corrente alla quale apparteneva rabbi Kanievsky.

Conosciuto con l’appellativo di “principe della Torah”, Kanievsky era considerato uno dei maggiori esperti della legge e della tradizione ebraica e l’anima carismatica del Degel HaTorah, il partito politico israeliano che rappresenta la comunità lituana degli ebrei ultraortodossi. Chaim Kanievsky era nato nel 1928 a Pinsk (oggi in Bielorussia) in una famiglia di grandi rabbini: suo padre si trasferì nel 1934 con tutta la famiglia nell’allora Palestina britannica, stabilendosi a Bnei Brak.

Rabbi Kanievsky era uno studioso rigoroso: si dice che fosse in grado di leggere e studiare l’intero Talmud babilonese in un anno, quando normalmente occorrono 7 anni e mezzo al ritmo di una pagina al giorno. Teneva lezioni o discorsi pubblici solo 3 volte l’anno, ma riceveva a casa sua migliaia di persone provenienti da tutto il mondo, e non solo membri della sua comunità.

Gli haredim (letteralmente “coloro che tremano” davanti a Dio) si riconoscono facilmente per strada. Gli altri ebrei li indicano come gli “uomini in nero” per il loro modo uniforme di vestire, con grandi soprabiti neri; ampi cappelli neri oltre alla comune kippah; tutti gli ebrei osservanti portano il tallit con le frange (tzitzit), alcuni, soprattutto haredim, le mostrano tenendole fuori dai vestiti. Un’altra caratteristica della persona sono i payot, le basette, che gli haredim tengono staccati dal viso, anche i ragazzi che non hanno ancora la barba. Le donne portano sul capo una tipica sheitel (parrucca) e/o un tichel (foulard) spesso annodato sulla nuca. Sono forme distintive che hanno alle spalle precise scelte religiose fondate su una interpretazione rigorosa della legge e della tradizione.

Rabbi Kanievsky, pur profondamente osservante e autore di una dozzina di libri sulla legge ebraica tradizionale (halakha) e sulla preghiera, negli ultimi tempi aveva assunto rilevanti e impreviste posizioni pubbliche in relazione alla pandemia di Covid-19. Indicazioni importanti per molti haredim, che notoriamente sono stati a lungo riluttanti a qualsiasi discorso di lockdown, isolamento o vaccinazione.

Dopo aver affermato nel marzo 2020 che “cancellare lo studio della Torah è più pericoloso del coronavirus”, e quindi sostenendo l’apertura delle scuole rabbiniche (yeshivot) e le preghiere in comune, nonostante i contagi in crescita, rabbi Kanievsky due settimane dopo ha inaspettatamente cambiato completamente orientamento, chiedendo ai suoi seguaci di pregare individualmente e di rispettare le regole sanitarie. Ha inoltre consentito di trasgredire lo shabbat usando il telefono in relazione ai test sul virus. Era diventato un convinto sostenitore della vaccinazione, anche dei bambini, nonostante pesanti minacce ricevute da gruppi no-vax. Tutto questo in un contesto reticente per principio religioso a molti aspetti della modernità sociale e di quella tecnica.

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